Hiv: conferme di efficacia per vaccino terapeutico


Un vaccino terapeutico ha permesso ad alcune persone con Hiv di sospendere la terapia antiretrovirale per almeno 22 settimane mantenendo una carica virale molto bassa

Vaccino terapeutico per Hiv, dose in fiala

Un vaccino terapeutico ha permesso ad alcune persone con Hiv di sospendere la terapia antiretrovirale per almeno 22 settimane mantenendo una carica virale molto bassa, secondo i dati preliminari di uno studio presentato alla Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections (CROI) 2021.

I vaccini terapeutici (così definiti perché somministrati a infezione in corso, non a scopo preventivo ma di cura) contro l’Hiv sono progettati per produrre risposte immunitarie specifiche per il virus, così da controllarlo dopo l’interruzione del trattamento antiretrovirale (ART). Sono in fase di studio come parte delle strategie volte a identificare una cura funzionale, ovvero la soppressione dell’infezione a tempo indeterminato senza necessità di terapia.

Una ricerca basdata sui “controllori d’elite”
Non è facile tenere sotto controllo l’Hiv senza l’ausilio della terapia, ma i ricercatori hanno identificato un gruppo di persone, chiamate “controllori d’élite”, che sono state in grado di mantenere per lunghi periodi la carica virale al di sotto dei livelli rilevabili, senza bisogno di assumere farmaci. Nella gran parte di questi soggetti nel tempo la malattia ricomincia comunque a progredire e solo pochissimi mantengono la soppressione a tempo indeterminato.

Gli studi sui sistemi immunitari di questi soggetti hanno permesso di identificare le risposte immunitarie delle cellule CD4 e CD8 rivolte contro regioni specifiche (epitopi) dell’Hiv associate al controllo virale. I cambiamenti a carico di queste regioni minano la capacità del virus di replicarsi, quindi tendono a variare poco tra i virus, rendendole pertanto un obiettivo affidabile per le risposte delle cellule T indotte dal vaccino.

Il vaccino terapeutico HTI è stato progettato per stimolare le risposte dei linfociti T a questi epitopi, che sono stati selezionati dopo aver studiato le risposte immunitarie di circa 1000 soggetti con Hiv.

Dati preliminari dello studio AELIX-002
Al congresso sono stati presentati i risultati dello studio di sicurezza AELIX-002 di fase I/IIa sul vaccino. I partecipanti avevano iniziato il trattamento antiretrovirale meno di sei mesi dopo l’acquisizione dell’HIV e avevano mantenuto una carica virale non rilevabile per almeno un anno e una conta dei CD4 superiore a 400 per almeno sei mesi.

Nella prima fase dello studio, 45 partecipanti sono stati randomizzati a ricevere un regime di vaccinazione di tre dosi dell’immunogeno HTI (HIVACAT T cell immunogen), questo il nome dato dalla compagnia Aelix che lo sta sviluppando, erogate tramite un vettore Dna alle settimane 0, 4 e 8, seguite da due dosi ulteriori tramite un vettore MVA (Modified-Ankara-Virus) alle settimane 12 e 20, oppure vaccinazioni placebo.

Trentaquattro settimane dopo l’ultima vaccinazione nella prima fase, i pazienti sono stati invitati a ricevere nuovamente il vaccino, questa volta somministrato tramite un vettore di adenovirus di scimpanzé modificato (simile a quello utilizzato nel vaccino per il Covid -19 di Astra-Zeneca) in due dosi a distanza di dodici settimane, seguite da un’ulteriore dose tramite MVA alla settimana 24.

Alla settimana 32 della seconda fase i partecipanti sono stati invitati a interrompere il trattamento per 24 settimane, in modo da valutare l’impatto della vaccinazione sul controllo virale. Durante la sospensione la carica virale e la conta dei CD4 sono state monitorate settimanalmente. Se la carica virale saliva oltre 100mila copie in un qualsiasi momento, se superava le 10mila copie per più di 8 settimane o la conta dei CD4 scendeva al di sotto di 350 copie per due volte di seguito, il trattamento veniva immediatamente ristabilito. Qualsiasi sintomo simile a un’infezione acuta da Hiv era considerato un motivo per farlo.

Risposte immunitarie evidenti con un buon profilo di sicurezza
Dopo la vaccinazione i soggetti trattati hanno mostrato risposte immunitarie decise contro i peptidi contenuti nel vaccino HTI, misurate con il test ELISPOT, al punto da avere prodotto risposte dominanti Hiv-specifiche al momento dell’interruzione del trattamento. Il gruppo vaccinato ha anche sviluppato risposte a un’ampia gamma di proteine ​​dell’Hiv presenti nel vaccino.

Hanno interrotto il trattamento 41 soggetti. La carica virale è rimbalzata in tutti i partecipanti, di solito entro due o tre settimane dopo la sospensione della terapia, senza però raggiungere i livelli pre-trattamento in gran parte dei soggetti.

Analizzando le risposte nei partecipanti senza alleli di classe 1 HLA che hanno tenuto sotto controllo l’infezione (n=32), in otto sono stati in grado di sospendere il trattamento fino alla settimana 22. Sei pazienti erano ancora fuori trattamento alla settimana 24 nel braccio vaccino, rispetto a solo uno nel braccio placebo. Cinque vaccinati e un paziente sottoposto a placebo hanno mantenuto la carica virale al di sotto delle 2000 copie durante l’interruzione del trattamento.

La vaccinazione ha prodotto effetti collaterali sistemici da lievi a moderati in più della metà dei partecipanti, in entrambi i gruppi. Solo il dolore muscolare era più comune nel gruppo vaccino.

«I dati dello studio AELIX rappresentano un entusiasmante passo avanti verso la ricerca per una cura dell’Hiv» ha commentato Adeeba Kamarulzaman, presidente della International AIDS Society e direttore del Centre of Excellence for Research in AIDS (CERIA) presso l’Università della Malesia. «Il livello di controllo virale al di fuori dalla terapia antiretrovirale era inferiore al nostro obiettivo a lungo termine negli studi sulla cura dell’Hiv, dove puntiamo a raggiungere una carica virale inferiore alle 200 copie in assenza di ART. Tuttavia, l’effetto benefico dell’immunizzazione sul controllo della carica virale era palese e rappresenta la prima evidenza che la stimolazione dei linfociti T specifici per l’Hiv può dare un contributo alle strategie di cura» ha aggiunto.

«Ritengo che lo studio abbia dimostrato in modo convincente che i vaccini HTI possono portare a un controllo immunitario. Dovrebbero essere considerati come la base degli studi futuri per una cura che eradichi l’Hiv» ha affermato il professor Sharon Lewin, direttore del Peter Doherty Institute for Infection and Immunity e professore di medicina presso l’Università di Melbourne.

Bibliografia

Bailon L et al.  A placebo-controlled ATI trial of HTI vaccines in early treated HIV infection. Virtual Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections, abstract 161LB, 2021.