Sclerosi multipla: benefici estesi con dalfampridina


Sclerosi multipla: i benefici di dalfampridina non si limitano alla capacità del cammino secondo una nuova ricerca

Sclerosi multipla: i benefici di dalfampridina non si limitano alla capacità del cammino secondo una nuova ricerca

Una meta-analisi di studi randomizzati controllati (RCT) – pubblicata su “Orphanet Journal of Rare Diseases” – ha mostrato che, nei pazienti affetti da sclerosi multipla (SM), la dalfampridina ha un effetto positivo sulla capacità del cammino percepita e oggettivamente misurata, sull’uso delle mani e sulle funzioni mentali.

Con un’incidenza leggermente più elevata di eventi avversi, specificano gli autori guidati da Enyao Zhang, del Primo Ospedale Universitario di Pechno, la dalfampridina richiede la somministrazione sotto la guida di un medico o di un farmacista.

Inoltre, aggiungono, sono necessari ulteriori studi sui RCT di alta qualità per verificare i risultati e, allo stesso modo, occorrono ricerche a lungo termine per valutare più completamente la sicurezza della dalfampridina.

Il meccanismo d’azione del farmaco
«La dalfampridina è uno dei trattamenti disponibili per i sintomi e le comorbilità della SM» ricordano Zhang e colleghi. «èSi tratta di una forma a lento rilascio di 4-amminopiridina (4-AP), un bloccante del canale del potassio lipofilo ad ampio spettro che si lega preferenzialmente allo stato aperto del canale del potassio nel SNC».

I suoi target farmacologici sono i canali del potassio esposti nei pazienti affetti da SM; pertanto, può ripristinare la conduzione in assoni focalmente demielinizzati. 4-AP aumenta anche l’afflusso di calcio (Ca2+) ai terminali presinaptici, migliorando così la trasmissione neuroneuronale o neuromuscolare nei neuroni normalmente mielinizzati, specificano gli autori.

«Gli effetti della dalfampridina nella difficoltà a camminare sono ben documentati; tuttavia, poco si sa dei suoi altri effetti funzionali, tra cui l’uso delle mani e le funzioni mentali» aggiungono Zhang e colleghi. Lo scopo di questa meta-analisi era quello di valutare gli effetti complessivi della dalfampridina derivati dagli studi pubblicati negli ultimi anni.

Meta-analisi su un totale di quasi 1.700 partecpanti
Un totale di 9 RCT sono stati inclusi in questa meta-analisi, coinvolgendo 1.691 partecipanti. Ci sono state differenze significative tra dalfampridina e placebo in termini di:

  • riduzione del 12-item Multiple Sclerosis Walking Scale score (differenza media pesata [WMD] = – 3,68, 95% CI da -5.55 a – 1.80,  p = 0,0001);
  • risposta migliorata al timed 25-foot walk test (RR = 2.57, IC al 95% 1,04, 6.33, p = 0,04);
  • miglioramento al 6-min walk test (WMD = 18.40, IC al 95% 1,30, 35,51], p = 0,03);
  • amento del 9-Hole Peg Test score (WMD = 1.33, IC 95% 0.60, 2,05, p = 0,0004);
  • aumento del Symbol Digit Modalities Test score (WMD = 4,47, IC 95% CI 3,91, 5,02], p < 0,00001).

Sono state inoltre osservate differenze significative nell’incidenza di effetti collaterali (RR = 1,12, IC al 95% 1,04, 1,21, p = 0.002).

Miglioramenti nella destrezza manuale e nei processi cognitivi
«Nella nostra meta-analisi, la dalfampridina potrebbe migliorare significativamente la risposta a T25FW e 6 MW suggerendo che la dalfampridina ha un effetto positivo sia sulla breve che sulla lunga distanza» osservano gli autori, che precisano: «nonostante i vari gradi di miglioramento, è significativo che ai pazienti affetti da SM venga somministrata dalfampridina come medicinale supplementare data la sua formulazione più conveniente».

«Abbiamo usato 9-HPT per misurare la destrezza delle dita nei pazienti e i nostri risultati hanno indicato che è stato riscontrato un cambiamento significativo nel punteggio del test 9-HPT nei pazienti trattati con dalfampridina, il che significava che la dalfampridina era utile per l’uso delle mani» affermano.

Un gran numero di individui con SM sperimentano la debolezza degli arti e le loro abilità manuali sono inevitabilmente influenzate. Questo deficit può essere associato a tremore, deficit di coordinazione, debolezza muscolare e decondizionamento, specificano.

La vita quotidiana dei pazienti affetti da SM è gravemente interrotta in quanto non possono svolgere attività di base come vestirsi, fare il bagno e autocurarsi in modo indipendente. A causa della perdita di indipendenza, i pazienti partecipano a meno attività sociali e hanno una qualità di vita inferiore. Inoltre, è più probabile che gli individui con difficoltà nell’uso della mano diventino disoccupati, il che costituisce un pesante onere economico, rilevano gli autori

«A causa della perdita di indipendenza, i pazienti partecipano meno alle attività sociali e hanno una qualità di vita inferiore. Inoltre, è più probabile che gli individui con difficoltà nell’uso della mano diventino disoccupati, il che costituisce un pesante onere economico» aggiungono.

Per testare gli effetti della dalfampridina sul deterioramento cognitivo, sono stati confrontati i cambiamenti nel punteggio SDMT nel gruppo di test della dalfampridina e nel gruppo di controllo placebo. I ricercatori hanno scoperto che la dalfampridina ha migliorato le prestazioni nei processi cognitivi.

«La prevalenza dei cambiamenti cognitivi nei pazienti affetti da SM variava dal 33 al 65%, in tutti i fenotipi SM» riportano. «Per quanto riguarda altri sintomi della SM, il deterioramento cognitivo può avere un grave impatto sulle attività della vita quotidiana, tra cui il lavoro, la guida o la gestione degli affari. Inoltre, i deficit cognitivi sono associati a una scarsa aderenza al trattamento».

Sebbene la dalfampridina sia stata approvata per la prima volta per trattare la disabilità nel movimento, alcuni studi clinici hanno scoperto che esercita effetti su altre funzioni corporee, che hanno attirato un interesse più ampio. In questo studio, abbiamo usato la meta-analisi per ottenere una valida conclusione degli effetti sulla dalfampridina su diversi sintomi, concludono gli autori.

Riferimenti

Zhang E, Tian X, Li R, et al. Dalfampridine in the treatment of multiple sclerosis: a meta-analysis of randomised controlled trials. Orphanet J Rare Dis. 2021;16(1):87. doi: 10.1186/s13023-021-01694-8.
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