Diabete: esercizio aerobico riduce rischio ipoglicemia


Con l’esercizio aerobico meno rischi di ipoglicemia ritardata nel diabete di tipo 1 secondo una metanalisi pubblicata su rivista Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases

Praticare attività fisica più di tre volte a settimana sarebbe utile per ripulire le arterie secondo una ricerca scientifica

Negli adulti con diabete di tipo 1 le diverse modalità di attività fisica hanno effetti variabili sulla risposta glicemica a lungo termine e l’esercizio aerobico sembra essere l’approccio migliore per ridurre il rischio di eventi ipoglicemici ritardati. È quanto emerge da una revisione sistemica e una metanalisi pubblicata sulle rivista Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases.

Nonostante il ruolo cruciale dell’esercizio nella prevenzione di comorbidità e complicanze nel diabete di tipo 1, le persone che convivono con la malattia spesso non sono sufficientemente attive fisicamente, principalmente a causa della paura dell’ipoglicemia. Le ricerche in cui sono stati utilizzati dispositivi di monitoraggio continuo del glucosio (CGM) hanno dimostrato che l’esercizio fisico influisce sul controllo glicemico per oltre 24 ore. Come da premessa degli autori, lo scopo di questa revisione sistematica era indagare gli effetti ritardati di diverse modalità di esercizio sul controllo glicemico negli adulti con diabete di tipo 1.

«Il risultato è stato abbastanza inaspettato dato che le evidenze emerse da studi con un follow-up più breve, fino a 3-6 ore, hanno identificato l’esercizio aerobico come l’approccio peggiore in termini di controllo glicemico nelle ore successive all’allenamento» ha detto il primo autore dello studio Giacomo Valli dell’Università di Padova. «La nostra analisi ha dimostrato l’esercizio aerobico è invece l’approccio migliore nel lungo termine, ossia 24 ore dopo l’attività fisica».

Meglio l’esercizio aerobico
I ricercatori hanno condotto una revisione sistematica e una meta-analisi di studi che valutavano l’effetto ritardato dell’esercizio sul controllo glicemico negli adulti diabetici. Sono state incluse solo sperimentazioni con un periodo di follow-up fino a 6 ore. La popolazione considerata doveva essere esente da complicanze, malattie, gravidanza o condizioni di salute diverse dal diabete di tipo 1. Tutti i partecipanti erano fisicamente attivi e avevano un buon controllo glicemico.

Nel complesso sono stati analizzati 12 studi per un totale di 145 partecipanti. Nei trial che hanno confrontato pazienti che avevano eseguito esercizi di resistenza con quelli sottoposti a un esercizio aerobico intermittente, questi ultimi avevano un livello di glucosio interstiziale inferiore dopo l’esercizio rispetto ai primi (differenza media -0,77 mmol/l), e trascorrevano più tempo in ipoglicemia. Non c’era tuttavia una differenza significativa nel tempo trascorso in iperglicemia o nella percentuale di soggetti che hanno manifestato eventi ipoglicemici.

Uno degli studi relativi al gruppo sottoposto a esercizi intermittenti era basato su un protocollo di allenamento a circuito, che prevede lo svolgimento di esercizi multipli usando ripetizioni medio-alte, basse intensità, nessuna pausa con o con pause molto brevi tra gli esercizi, e ha comportato un minor meno tempo trascorso in ipoglicemia rispetto ad altre forme di allenamento.

Meno ipoglicemia se ci si allena al mattino e con meno insulina
Secondo un altro studio, i soggetti che hanno preso parte a esercizi di resistenza al mattino hanno avuto la metà degli eventi ipoglicemici rispetto a quanti hanno svolto gli esercizi nel pomeriggio, oltre ad aver mantenuto un migliore controllo glicemico nel corso del giorno successivo.

«Alla luce di questo dovrebbe essere incoraggiato l’esercizio di resistenza durante il mattino e bisognerà fare maggiore attenzione se dovesse essere svolto nelle ore pomeridiane», hanno scritto i ricercatori. «Questa conclusione ha una doppia utilità, infatti se chi soffre di diabete di tipo 1 sapesse che un determinato comportamento aumenta il rischio di incorrere nell’ipoglicemia, insieme al lasso di tempo in cui è più probabile che accada, potrebbe adottare delle strategie per prevenirla».

Un’ulteriore ricerca ha mostrato che la riduzione della dose di insulina ad azione rapida proteggeva le persone dall’ipoglicemia fino a 8 ore dopo l’esercizio di resistenza, ma non oltre. Sulla base dei dati provenienti dalla letteratura scientifica inerente a diverse entità della riduzione del dosaggio insulinico, gli autori hanno concluso che una riduzione del 50% della dose abituale può consentire un miglioramento del controllo glicemico.

Ritengono comunque che sia necessaria una nuova ricerca con un disegno adeguato per confrontare diversi tipi di esercizio fisico, al fine di fornire risultati più solidi. Hanno proposto che includa una soglia comune per definire l’ipoglicemia, una coorte sedentaria come controllo, l’ora del giorno in cui viene effettuato l’allenamento e i dati sul numero di partecipanti che soffrono di ipoglicemia e sulla durata degli episodi.

«Identificare l’approccio più sicuro all’esercizio fisico è fondamentale per prevenire o ridurre gli eventi ipoglicemici ritardati durante la notte, un periodo durante il quale le persone non sono consapevoli del loro livello di glucosio e sono quindi esposte a rischi maggiori», ha concluso Valli.

Bibliografia

Valli G et al. Delayed effect of different exercise modalities on glycaemic control in type 1 diabetes mellitus: A systematic review and meta-analysis. Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2020.

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