Bologna concede la cittadinanza onoraria a Zaki


A Bologna via libera per la cittadinanza onoraria a Patrick Zaki, lo studente in carcere in Egitto: oggi l’approvazione definitiva in consiglio comunale

Bologna concede la cittadinanza onoraria a Zaki

Via libera in commissione alla delibera del Consiglio comunale di Bologna per conferire la cittadinanza onoraria a Patrick Zaki, lo studente egiziano da quasi un anno in carcere a Il Cairo. L’atto sarà discusso in aula oggi per l’approvazione definitiva. Al Comune di Bologna arriva il plauso di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International. “Grazie per questa iniziativa- commenta Noury- mi auguro che Bologna sia d’esempio per tante altre città”.

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Il portavoce fa poi il punto della situazione sulla prigionia di Zaki e mette in guardia da un ulteriore pericolo per il giovane attivista. In Egitto, spiega Noury, “stiamo vedendo la prassi di allungare la detenzione preventiva oltre il limite dei due anni, aggiungendo un ulteriore capo di accusa alla scadenza del periodo”. Anche Zaki, quindi, “corre il rischio di arrivare al limite dei due anni e che ne inizi altri- afferma Noury- finché ci sarà il processo, non si sa quando, in cui rischia l’ergastolo, poi commutato in 25 anni di carcere”. Insomma, Patrick potrebbe restare in cella “per un tempo infinito- avverte il portavoce di Amnesty- per questo è necessario continuare ad agire per ottenere la sua liberazione. Deve essere l’obiettivo di tutti”.

NOURY: “LA DETENZIONE È SOLO UNO STRUMENTO PUNITIVO”

Zaki, ricorda Noury, “è un prigioniero di coscienza. Ha svolto attività del tutto legittime e nessuno dei cinque capi d’accusa è fondato. Sono gli stessi che, con un perverso copia e incolla, ogni settimana raggiungono anche altri: avvocati, giornalisti e blogger in dissenso col Governo”. Questa detenzione preventiva, continua Noury, “è solo uno strumento punitivo, serve a far dimenticare le storie di chi è in carcere. Le indagini non vanno avanti perché non c’è nulla da indagare”.

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Ad oggi, sottolinea il portavoce di Amnesty, “sono 11 mesi dal fermo di Zaki e questo è il secondo Natale che passa lontano dalla famiglia: un anno fa perché era a Bologna a studiare, oggi perché è in cella”. Noury spiega che Patrick, già prima del suo arresto, “aveva stabilito volutamente una cesura col suo Paese e si era dato un futuro in Italia, a Bologna”. In carcere “non si sente sicuro neanche delle visite mediche, perché il suo medico di fiducia sta a Bologna- afferma Noury- quindi la narrativa governativa che vede Zaki come un cittadino egiziano che deve essere giudicato dalla magistratura del suo Paese, è insufficiente. Zaki ha anche una storia italiana e per questo Amnesty plaude all’iniziativa del Comune di Bologna, perché i simboli hanno la loro importanza: facciamogli capire che non è solo”.

NEL CARCERE È ENTRATO IL COVID E ZAKI È BRONCOPATICO

Nell’ultimo mese, tra l’altro, le lettere di Zaki “sono più di angoscia e meno di speranza– rimarca Noury- col corpo è chiuso in carcere, dove è entrato anche il covid, e per lui che è broncopatico è un problema in più. Ma con la testa e il cuore sta a Bologna, il rimpianto e la nostalgia è di non stare qui. Ma noi non demordiamo assolutamente”. Con la cittadinanza onoraria di Bologna, afferma il vicepresidente del Consiglio comunale, Marco Piazza, “speriamo possa arrivare a Patrick il sostegno della città per dargli la forza di resistere. Non è il primo passo e non sarà l’ultimo. Sono certo che Bologna non si fermerà finché non lo riavremo qui con noi”. Dello stesso avviso Emily Clancy, consigliera comunale di Coalizione civica, che ha chiesto l’udienza conoscitiva di oggi con Amnesty international. “Cerchiamo di dare a Patrick la cittadinanza prima della prossima udienza- esorta- potrebbe essere uno strumento per continuare a fare pressioni sul Governo egiziano”.