Carcinoma esofageo a cellule squamose: ok dell’UE a nivolumab


Carcinoma esofageo a cellule squamose: parere UE positivo per nivolumab dopo una precedente chemioterapia combinata a base di fluoropirimidina e platino

Tumore esofageo: Nivolumab mostra una migliore sopravvivenza

Il Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha raccomandato l’approvazione di nivolumab per il trattamento di adulti con carcinoma esofageo a cellule squamose avanzato, ricorrente o metastatico (ESCC), non resecabile, dopo una precedente chemioterapia combinata a base di fluoropirimidina e platino.

L’opinione positiva del Chmp si basava sui risultati dello studio di Fase 3 ATTRACTION-3, che ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza globale (OS) nei pazienti che hanno ricevuto nivolumab rispetto alla chemioterapia, nonché un profilo di sicurezza favorevole. Lo studio ha arruolato adulti refrattari o intolleranti ad almeno un regime di combinazione a base di fluoropirimidina e platino, indipendentemente dal livello di espressione del PD-L1.

Ad oggi, il farmaco è stato approvato in cinque Paesi, tra cui Stati Uniti e Giappone, per il trattamento di seconda linea di pazienti con carcinoma esofageo a cellule squamose avanzato, ricorrente o metastatico non resecabile.

Informazioni sullo studio ATTRACTION-3 
ATTRACTION-3 è uno studio globale di Fase 3, multicentrico, randomizzato, in aperto, che ha valutato nivolumab rispetto alla chemioterapia (docetaxel o paclitaxel) per pazienti con cancro esofageo refrattario o intolleranti alla terapia combinata di prima linea con farmaci a base di fluoropirimidina e platino. L’arruolamento dei pazienti è avvenuto prevalentemente in Asia, il resto negli Stati Uniti e in Europa.

I pazienti sono stati trattati fino alla progressione della malattia o ad una tossicità inaccettabile. L’endpoint primario dello studio è stato la sopravvivenza globale (OS). Gli endpoint secondari includevano il tasso di risposta oggettiva valutata dallo sperimentatore (ORR), la sopravvivenza libera da progressione (PFS), il tasso di controllo della malattia, la durata della risposta e la sicurezza.

I pazienti trattati nel braccio nivolumab hanno mostrato tassi di OS a 12 e 18 mesi del 47% (95% di IC: da 40 a 54) e del 31% (95% di IC: da 24 a 37), rispettivamente, contro il 34% (95% di IC: da 28 a 41) e il 21% (95% di IC: da 15 a 27) dei pazienti nel braccio chemioterapico. Il beneficio di sopravvivenza con nivolumab è stato osservato indipendentemente dai livelli di espressione del tumore PD-L1. Un’analisi esplorativa dei risultati dichiarati dai pazienti ha mostrato un significativo miglioramento complessivo della qualità della vita con nivolumab rispetto alla chemioterapia.

Sono stati riportati meno eventi avversi correlati al trattamento (TRAE) con nivolumab rispetto alla chemioterapia, con un tasso del 66% per qualsiasi grado di TRAE per i pazienti che ricevono l’immunoterapico rispetto al 95% per i pazienti che ricevono la chemioterapia.

I pazienti del braccio nivolumab hanno anche registrato una minore incidenza di TRAE di grado 3 o 4 rispetto a quelli del braccio chemioterapico (18% contro il 63%), e la percentuale di pazienti che hanno subito TRAE che hanno portato all’interruzione del trattamento è stata la stessa in entrambi i bracci (9%).