Covid: raggi laser studiano le goccioline degli orchestrali


Concerti in sicurezza col Covid? Raggi laser per studiare le goccioline di saliva di cantanti e orchestrali

Concerti in sicurezza col Covid? Raggi laser per studiare le goccioline di saliva di cantanti e orchestrali

Poiché non possono chiaramente indossare la mascherina durante le esibizioni, quanto devono distanziarsi i “fiati” e i cantanti di un’orchestra lirica? E le goccioline di saliva (droplets) emesse dagli strumentisti, principale veicolo di trasmissione del covid 19, quanto lontano si propagano e per quanto tempo restano “sospese” nell’ambiente? Per rispondere “in modo scientifico” a questi interrogativi, spiega la Dire (www.dire.it), nasce all’Università di Parma una nuova ricerca, realizzata insieme al Conservatorio “Arrigo Boito” della città ducale e con il patrocinio dell’Associazione europea per i conservatori e le accademie musicali (Aec).

ANALISI SULLE GOCCIOLINE NELL’ARIA

Come funzionerà? I cantanti e i suonatori di strumenti a fiato del conservatorio si esibiranno in ambienti controllati scientificamente e le loro gocce salivari saranno “seguite” attraverso raggi laser. Un software, poi, ne elaborerà tipologia, distanza, densità e tempo di resistenza nell’aria (secondo alcuni studi già pubblicati quelle più “fini” restano in campo per ore). Come spiega il professor Bettini “noi vogliamo capire, per elaborare una qualche misura di mitigazione della diffusione del virus, come si sviluppa un ‘aerosol’ in atmosfera, ma basandoci direttamente sull’osservazione delle goccioline”. Altri studi scientifici, infatti, “prendono in considerazione fattori diversi come i flussi d’aria o la temperatura delle persone”. Inoltre queste analisi, conclude Bettini, “non sono relative in modo specifico al canto, ma soprattutto al parlato ad alta voce”.

L’OBIETTIVO È ARRIVARE AD AVERE LINEE GUIDA

L’obiettivo della ricerca è contribuire a creare “solidi protocolli di sicurezza” per la salute dei musicisti e del pubblico dei concerti, colmando le lacune normative che, ad oggi, non aiutano la ripartenza di uno dei settori più colpiti dalla pandemia. I primi risultati si attendono già a fine anno e, una volta completato, lo studio sarà inviato al ministero, con l’invito a redigere anche per i Conservatori e per la musica dal vivo in generale delle linee guida, analoghe a quelle che disciplinano la didattica in presenza a scuola.

 

Il progetto di ricerca è multidisciplinare e sarà coordinato da Ruggero Bettini docente di Tecnologia farmaceutica dell’Ateneo parmense e Sandro Longo, docente di Idraulica. A titolo personale collaborerà anche Andrea Chiesi, ex presidente del Conservatorio di Parma e ai vertici della multinazionale farmaceutica di famiglia, che in passato ha realizzato con l’Università una serie di ricerche sull’aerosol in ambito sanitario.

Aggiunge il presidente del conservatorio Romanini: “Abbiamo assolutamente bisogno di capire e di avere dati scientifici certi perché i ministeri competenti non hanno saputo dare indicazioni esaustive per le nostre attività. Per la nostra didattica ci stiamo barcamenando con strumenti il più possibile prudenti ma comunque improvvisati, e uno studio serio non c’è”. Per questo Romanini è convinto “che il progetto sarà utile non solo al nostro conservatorio ma anche a tutti quelli italiani, oltre ad aiutare la ripresa delle realtà della musica, che stanno soffrendo in modo particolare”. Conclude il rettore dell’Università di Parma Paolo Andrei: “Cerchiamo di dare risposte scientifiche a problemi operativi in un campo specifico, e questo incarna la nostra vera missione di formazione e ricerca”.