Asma severo eosinofilico: mepolizumab si prende con la penna


Asma severo eosinofilico: disponibile in Italia mepolizumab somministrato mediante penna pre-riempita, per autosomministrazione domiciliare

Asma severo eosinofilico: disponibile in Italia mepolizumab somministrato mediante penna pre-riempita, per autosomministrazione domiciliare

Disponibile in Italia la penna per l’autosomministrazione di mepolizumab, una terapia “fai da te” per l’asma severo eosinofilico. Con un’iniezione ogni 4 settimane, grazie ad una semplice penna, mepolizumab è in grado di tenere sotto controllo l’asma severo, la forma più grave della malattia, che colpisce il 10 per cento degli asmatici e può scatenare attacchi di “fame d’aria” estremamente seri, tanto da costringere ogni anno 4 persone su 10 a ricorrere alle cure del pronto soccorso.

La novità importante è che da oggi l’iniezione può essere fatta a casa direttamente dal paziente con un dispositivo semplice: una penna, appunto, preriempita del farmaco. Poi, attraverso un ago minuscolo, così come avviene per l’insulina, l’anticorpo monoclonale entra nel corpo del paziente e può svolgere la sua funzione agendo direttamente sull’Interleuchina-5 (IL-5), uno dei “carburanti” delle crisi asmatiche in chi soffre della forma severa eosinofilica.

Questa innovativa modalità di somministrazione consentirà al paziente di proseguire a domicilio la terapia con mepolizumab evitandogli il day hospital mensile  e semplificandogli enormemente la vita, in modo particolare in un momento d’emergenza pandemico, dove è opportuno limitare al massimo i rischi d’infezione. La penna ha ottenuto anche l’indicazione pediatrica per gli adolescenti a partire dai 12 anni. Per i bambini dai 6 agli 11 il dosaggio del farmaco è inferiore ed è quindi necessario l’intervento del medico per la ricomposizione della forma liofilizzata.

Che cosa è l’asma grave e qual è il ruolo di mepolizumab
“L’asma severo – afferma il prof. Giorgio Walter Canonica, Responsabile del Centro di Medicina Personalizzata Asma e Allergie dell’Ospedale Humanitas di Rozzano – è una patologia invalidante che limita il paziente in qualsiasi sua attività. Diagnosticare con certezza e per tempo la malattia diventa dunque fondamentale per disegnare nel modo corretto la terapia e restituire al paziente una qualità di vita accettabile”.

L’asma grave è definito come quello che richiede un trattamento  con  steroidi inalatori  ad   dosaggio elevato  (ICS)  più  un  secondo  farmaco  (e/o  corticosteroidi  sistemici)  per  evitare che diventi “incontrollato” o che rimanga “incontrollato” nonostante  questa  terapia.  I  pazienti  affetti  da  asma  grave  sono  spesso  classificati  anche  in  base  all’uso  a  lungo  termine  di  corticosteroidi  orali  (OCS).

Nel corso della conferenza stampa, il prof. Canonica ha ricordato i dati di uno studio pubblicato dalla SIMG (Società Italiana di Medicina Generale) che mostrano come il 76% dei pazienti con asma ricorra, ad un anno dalla diagnosi, a OCS, mentre i dati del registro SANI (v.avanti) hanno quantificato in 41 milioni di euro/anno la spesa per risolvere gli effetti collaterali derivanti dalla loro assunzione, nonostante anche l’ultima versione delle linee guida GINA per l’asma ne releghi l’impiego a trattamento “da ultima spiaggia” in ragione del rischio di insorgenza di effetti collaterali anche gravi.

Si tratta di una patologia eterogenea, costituita da diversi fenotipi, con specifiche caratteristiche cliniche e fisiopatologiche. Il tipo eosinofilo, per la quale è indicato mepolizumab, è caratterizzato da un’elevata infiammazione, dovuta proprio all’aumento di questi specifici globuli bianchi che determinano un aumentato rischio di riacutizzazioni. Alla base di questo processo c’è l’interleuchina 5, una citochina responsabile della crescita, differenziazione, attivazione e sopravvivenza degli eosinofili”. Come agisce questo anticorpo monoclonale? Ancora Canonica: “Inibisce la trasduzione del segnale di interleuchina 5 e blocca il processo infiammatorio, determinando una riduzione dell’80% degli eosinofili ematici entro 4 settimane dall’inizio del trattamento.

Mepolizumab ha dimostrato negli studi clinici, dati confermati nella real life, di ridurre dell’84% la conta degli eosinofili nel sangue, e a livello clinico di ridurre le riacutizzazioni in generale fino al 69% e del 77% quelle che determinano ricovero in ospedale o visite al Pronto soccorso. Ha migliorato considerevolmente la funzione polmonare e ridotto della metà la dose giornaliera di corticosteroidi orali, farmaci che hanno un impatto pesante sulla qualità di vita dei pazienti, dovuto agli effetti collaterali: pensiamo soltanto all’incremento di peso, all’aumento della glicemia, e al rischio di sviluppare osteoporosi.

Efficacia del trattamento con mepolizumab: conferme dai dati di real life
Il  farmaco  è  disponibile  nel  nostro  Paese  ormai  da  3  anni  per il trattamento dell’asma severo eosinofilico nell’adulto; l’indicazione al trattamento in pediatria, invece, è stata ottenuta due anno fa. Alla  base della registrazione del farmaco per questa indicazione vi sono, ovviamente, i dati dei trial clinici registrativi vs. placebo che hanno evidenziato come il trattamento con questo anticorpo permetta di ridurre in modo  consistente  le  riacutizzazioni  e  il  consumo  di  steroidi  orali, oltre a migliorare nettamente il controllo della malattia.

I trial clinici come è noto, sono universalmente considerati il gold standard per la valutazione dell’efficacia dei trattamenti.  Il  loro  principale  punto  di  forza  è  che,  attraverso  la  pratica della randomizzazione, sono in grado di evitare sbilanciamenti tra i gruppi messi a confronto: per questa ragione, le differenze osservate tra gruppi relative agli outcome alla fine del trial sono ascrivibili proprio agli effetti del trattamento. La loro debolezza, invece, è legata alla limitata generalizzazione dei risultati alla popolazione reale in quanto, in base al loro disegno, i trial tendono a reclutare popolazioni di pazienti altamente  selezionate.  Dato  che gli  esseri  umano  sono  biologicamente eterogenei, questi non reagiscono in modo uniforme ai trattamenti farmacologici. Ne consegue che i risultati osservati in una determinata popolazioni possono essere applicati solo  a  quella  e  non  estrapolati  ad  altre,  senza  ricorrere  a  test  complementari.

Gli  studi  real  world  sono  disegnati  allo  scopo  di  testare  l’efficacia e la sicurezza di un farmaco rispetto ad altri trattamenti esistenti nella pratica clinica reale anziché in un setting strettamente controllato, tipico dei trial clinici randomizzati.I pazienti di questi studi, per esempio, non soggiacciono a criteri di esclusione molto restrittivi (dovuti alla presenza di più condizioni  morbose  concomitanti).  Per  queste  ragioni,  i  loro risultati si applicano a popolazioni di pazienti più eterogenee e, quindi, più vicine alla popolazione di pazienti visitata nella pratica clinica reale.

Uno di questi studi real-life è lo studio REALITI-A, che ha confermato la  capacità  di  mepolizumab, nella formulazione standard sottocute, di ridurre in modo significativo le riacutizzazioni di malattia asmatica grave eosinofilica e di consentire  un  “risparmio  di  steroidi”  (effetto  steroid-sparing),  come  documentato  negli  studi  clinici  registrativi.

La peculiarità dello studio è che, a differenza degli studi osservazionali retrospettivi, REALITI-A è stato uno studio osservazionale con disegno prospettico (un fattore in grado, da solo, di eliminare un bias metodologico importante relativo alla modalità di selezione dei pazienti).

“Ciò – spiega Canonica – consente di delineare uno scenario diverso per il trattamento di questi pazienti, alternativo alla terapia inalatoria, sulla cui aderenza, purtroppo, esistono problemi. Ancora oggi, infatti, in base ai dati del registro SANI (Severe Asthma Network in Italy), il 64% dei pazienti con asma grave è ancora in terapia con steroidi sistemici”. Ridurre il loro impiego,  oggi,  è  sicuramente  un  must  da  perseguire  nella  gestione di questi pazienti.

Vantaggi della nuova formulazione di mepolizumab (penna pre-riempita)
L’asma, in particolare nella sua forma severa, è una patologia che sempre più richiede due elementi fondamentali per una sua corretta gestione: la capacità dello specialista di diventare una sorta di “sarto”, per adattare le cure alle necessità e alle caratteristiche del singolo paziente, e l’autogestione quotidiana da parte del malato stesso, che necessita di un solido rapporto medico-paziente basato sulla conoscenza e la fiducia. In questo senso, la nuova modalità di somministrazione di mepolizumab, alla luce del profilo di efficacia e sicurezza emerso nella pratica clinica, rappresenta uno strumento di grande valore.

La penna pre-riempita di mepolizumab risponde all’esigenza di ottimizzare i device di somministrazione già disponibili per migliorare l’aderenza al trattamento.

I vantaggi di questa formulazione, riassumendo quanto detto dal dott. Claudio Micheletto direttore UOC di pneumologia dell’Ospedale Borgo Trento di Verona – sono sostanzialmente due: la maggior disponibilità di tempo per il paziente, derivante dalla possibilità di non recarsi periodicamente nel Centro di riferimento per l’esecuzione della terapia e, dall’altro, il risparmio di risorse sanitarie legato alla gestione di questa terapia.
Il farmaco, su prescrizione medica, può essere autosomministrato dal paziente a domicilio ogni 4 settimane grazie ad una semplice penna preriempita: “Si considerino i benefici per un paziente giovane attivo – spiega Micheletto –  impegnato tra studio e lavoro, derivanti dal gestire autonomamente la terapia a domicilio anziché recarsi periodicamente in ospedale”.

“Naturalmente, però – sottolinea Micheletto – questo non significa che il paziente viene lasciato a se stesso. Tutt’altro! Il passaggio dalla terapia in ospedale alla gestione domiciliare deve essere personalizzato in base alle caratteristiche del paziente, e avere il placet del personale ospedaliero che l’ha in cura solo dopo aver accertato che il paziente è in condizioni “stabillizzate”, che non è andato incontro recentemente a eventi avversi e, soprattutto, ad eventi di riacutizzazione di malattia”.

Ciò premesso, studi già condotti hanno suggerito la buona accettabilità di questa modalità di somministrazione che toglie anche alcune paure (come quella agli aghi) e la facilità di esecuzione dell’autosomministrazione.

Non sarebbe da escludere, inoltre, secondo il dott. Micheletto, il coinvolgimento del medico di medicina generale o di un servizio infermieristico territoriale nella fase di transizione della terapia dall’ospedale al territorio, fermo restando il vincolo del mantenimento di visite ospedaliere periodiche di controllo dell’andamento della malattia.

In conclusione, l’adozione di questa modalità di somministrazione di mepolizumab mediante penna pre-riempita avrebbe il vantaggio di consentire l’autosomministrazione domiciliare del farmaco, liberando i centri dell’asma da questa incombenza e il paziente dalla necessità di frequenti spostamenti dal luogo di residenza al centro di riferimento.

Ciò potrebbe risultare utile anche considerando la situazione attuale che stiamo vivendo, caratterizzata dalla necessità di contenere il rischio pandemico derivante dall’infezione da SARS-CoV-2: “questo dispositivo – sottolinea Micheletto – consente ad un paziente fragile come quello asmatico, di evitare un ulteriore rischio di contagio venendo in ospedale”.