Vedere le stelle: Valle d’Aosta tra i migliori luoghi al mondo


In Valle d’Aosta un cielo da primato: ha ottenuto la certificazione come uno tra i migliori luoghi al mondo per vedere le stelle

In Valle d’Aosta un cielo da primato: ha ottenuto la certificazione come uno tra i migliori luoghi al mondo per vedere le stelle

Il vallone di Saint-Barthélemy, in Valle d’Aosta, è tra i migliori luoghi al mondo per vedere le stelle. Lignan, frazione montana del Comune di Nus, ha infatti ottenuto la certificazione Starlight Stellar Park, rilasciata dalla Fundación Starlight. È la prima località in Italia a ricevere il prestigioso riconoscimento, grazie all’impegno dell’amministrazione comunale di Nus e dell’Osservatorio astronomico della Regione autonoma Valle d’Aosta, rispettivamente capofila e soggetto attuatore del progetto “Exo/Eco – Esopianeti – Ecosostenibilità – Il cielo e le stelle delle Alpi, patrimonio immateriale dell’Europa”, finanziato dal Programma di cooperazione transfrontaliera Italia-Francia Alcotra 2014/20.

Come suggerisce il nome Starlight Stellar Park, si tratta di una qualifica analoga a quella di un parco naturale, che però riguarda la parte superiore del nostro orizzonte, la volta celeste. Grazie al progetto Exo/Eco sono stati promossi interventi che, pur illuminando la frazione, mantengono buio il cielo di Lignan e permettono di godere di una meravigliosa visione a occhio nudo e al telescopio. Il marchio di qualità è riconosciuto dall’Unesco, l’agenzia delle nazioni unite per l’educazione, la scienza e la cultura nota per individuare i siti patrimonio dell’umanità, nell’ambito dell’azione internazionale Starlight Initiative per la difesa del cielo notturno. Inoltre è riconosciuto dall’organizzazione mondiale del turismo Unwto e dall’Iau, l’associazione che raccoglie circa 14mila astronomi professionisti da 107 nazioni diverse.

La certificazione alla Valle d’Aosta sarà simbolicamente consegnata alla comunità sabato 19 settembre 2020, in occasione della presentazione al pubblico del Planetario di Lignan, completamente rinnovato nel sistema di proiezione digitale a tutta cupola, grazie ancora al progetto Exo/Eco. Jean Marc Christille, direttore della Fondazione Clément Fillietroz-Onlus, che gestisce l’Osservatorio astronomico e il Planetario, la riceverà da Nicolò D’Amico, presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), il principale ente di ricerca del nostro Paese per lo studio dell’universo, e da Fabio Falchi, presidente di CieloBuio, associazione no-profit per la protezione dell’ambiente notturno, tra i maggiori esperti di inquinamento luminoso in campo internazionale.

«Siamo orgogliosi che Lignan sia il primo Starlight Stellar Park in Italia», dice Christille. «È stato un percorso lungo e complesso, i cui passi iniziali risalgono addirittura al 2009, quando l’allora direttore, il professor Enzo Bertolini, venne a conoscenza della Starlight Initiative. Anni dopo siamo riusciti a portarlo a compimento grazie al progetto europeo Exo/Eco, che si conclude a fine settembre dopo oltre tre anni di lavoro e nonostante le recenti difficoltà dovute all’emergenza sanitaria».

«Avere accesso a un cielo ricco di stelle è importante per chi studia il cosmo, come fanno i ricercatori dell’Inaf e di tutte le nazioni, e per ognuno di noi, perché cambia la prospettiva e gli orizzonti culturali con cui guardiamo il mondo», commenta D’Amico. «Inaf è coinvolto nell’ottenimento di un analogo riconoscimento, Dark Sky Park, per l’altopiano di Asiago, dove si trova l’Osservatorio astronomico di Padova. Sapremo avvalerci dell’esperienza valdostana, che ha già raggiunto il prezioso obiettivo».

«L’inquinamento luminoso, oltre a provocare un danno culturale incalcolabile impedendo la vista del cielo stellato che da sempre ha ispirato l’umanità, ha conseguenze negative, spesso letali, sulla fauna», aggiunge Falchi, che è anche ricercatore all’Istituto di scienza e tecnologia dell’inquinamento luminoso di Thiene. «Non dimentichiamo poi lo spreco energetico: servono 10 alberi per assorbire la CO2 prodotta per far funzionare un singolo lampione e in Italia ne abbiamo oltre 10 milioni! Assieme alla Corea del sud, siamo il paese del G20 con il maggiore inquinamento luminoso».

Exo/Eco è coordinato in qualità di capofila dal comune di Nus, in partenariato con la Communauté de communes Haute-Provence Pays de Banon. «Il progetto Exo/Eco ha permesso di potenziare i due poli astronomici di Saint-Michel-l’Observatoire, in Haute-Provence, e di Saint-Barthélemy», spiega Paolo Calcidese, ricercatore e responsabile delle attività di didattica e divulgazione dell’istituto valdostano. «L’obiettivo è attrarre sul territorio il turismo culturale, dagli appassionati di astronomia ai semplici curiosi. Abbiamo stabilito sinergie con le realtà locali che si occupano di accoglienza e ringraziamo l’intera comunità per il sostegno ricevuto».

A Lignan, Exo/Eco ha consentito l’allestimento di laboratori per attività didattiche innovative indirizzate alle scolaresche in visita all’Osservatorio astronomico, i cui contenuti sono stati elaborati grazie allo scambio di esperienze e buone pratiche con i colleghi francesi del Centre d’astronomie a Saint-Michel-l’Observatoire. Sono stati inoltre portati a termine il rinnovamento del Planetario di Lignan dal punto di vista della classificazione energetica e del sistema di proiezione digitale, la riqualificazione dell’ampio spazio verde dell’Area Leyssé, infine la ristrutturazione dell’impianto di illuminazione pubblica, finalizzata all’ottenimento della certificazione Starlight Stellar Park.

I nuovi lampioni installati a Lignan e nelle frazioni vicine sono dotati di corpi illuminanti a stato solido che permettono un notevole risparmio energetico e contribuiscono all’ulteriore miglioramento del grado di oscurità del cielo, impedendo la dispersione della luce verso l’alto. Grazie a queste soluzioni, la località valdostana ha superato la dura selezione degli astronomi della Fundación Starlight dell’Istituto di astrofisica delle Canarie, grandi esperti di qualità del cielo.

«Il nostro centro», conclude Christille, «si sostiene grazie alla ricerca scientifica di base che svolgiamo in collaborazione con vari enti, a cominciare dall’Inaf. La ricerca costituisce anche un volano fondamentale per lo sviluppo economico del territorio, perché genera le conoscenze originali capaci di attrarre migliaia di persone all’anno per visitare l’Osservatorio astronomico e il Planetario. Essere il primo Starlight Stellar Park in Italia rappresenta un investimento per il presente e un impegno per il futuro: la certificazione andrà mantenuta nel tempo, con la collaborazione di residenti e turisti per il rispetto dell’ambiente unico di Saint-Barthélemy».