Emofilia, presentati nuovi dati su fitusiran


Emofilia, presentati nuovi dati clinici a lungo termine su fitusiran: il farmaco ha mostrato una consistente riduzione del tasso di sanguinamenti in pazienti con malattia di tipo A o B, con o senza inibitori

Emofilia, presentati nuovi dati clinici a lungo termine su fitusiran: il farmaco ha mostrato una consistente riduzione del tasso di sanguinamenti in pazienti con malattia di tipo A o B, con o senza inibitori

Nuovi dati sull’efficacia e la sicurezza di fitusiran, una terapia RNAi in via di sviluppo per il trattamento dell’emofilia, sono stati presentati in occasione del World Federation of Hemophilia Virtual Summit. I risultati, provenienti da un’analisi ad interim di uno studio di estensione di Fase II, rafforzano il potenziale a lungo termine di fitusiran nel ripristinare l’equilibrio emostatico e nel ridurre il tasso annualizzato di sanguinamenti (ABR) nei pazienti con emofilia A o B, con o senza inibitori.

Fitusiran è una terapia sperimentale basata sulla tecnica di RNA interference (RNAi)e ha come bersaglio l’antitrombina, una proteina che inibisce la coagulazione del sangue. Somministrato per via sottocutanea una sola volta al mese, il farmaco ha l’obiettivo di promuovere la produzione di una quantità di trombina sufficiente per prevenire le manifestazioni emorragiche che caratterizzano l’emofilia.

Lo studio di estensione in aperto (OLE) di Fase II ha valutato il trattamento a lungo termine con fitusiran in 34 pazienti con emofilia A o B, moderata o grave, con o senza inibitori, già arruolati in un precedente studio sul farmaco. I pazienti, a cui sono state somministrate dosi fisse mensili di fitusiran da 50 o 80 mg, sono stati seguiti per un periodo massimo di 4,7 anni, con un’esposizione mediana al farmaco di 2,6 anni.

Nello studio OLE, al momento dell’analisi dei dati (10 marzo 2020), la somministrazione sottocutanea mensile di fitusiran ha dimostrato, nei pazienti, una riduzione prolungata dell’antitrombina di circa il 75% rispetto al basaleIl tasso annualizzato di sanguinamenti (ABR) mediano complessivo è risultato di 0,84. L’ABR mediano nel sottogruppo di pazienti senza inibitori è stato di 1,01, rispetto ad un ABR mediano pre-studio di 2,0 per i pazienti precedentemente in trattamento profilattico, e di 12,0 per i pazienti precedentemente in trattamento on demand. Nel sottogruppo di pazienti con inibitori, l’ABR mediano è stato di 0,44, rispetto ad un ABR mediano pre-studio di 42,0. Nel corso della sperimentazione, non è stata rilevata la formazione di anticorpi in grado di neutralizzare l’efficacia della terapia.

Dal punto di vista della sicurezzafitusiran è stato generalmente ben tollerato. Gli eventi avversi più comunemente riportati includono un aumento dell’alanina aminotransferasi (29%), mal di testa (27%), eritema nel sito di iniezione (21%), rinofaringite (21%), infezione delle vie respiratorie superiori (18%), diarrea (18%), artralgia (18%), mal di schiena (18%) e aumento delle transaminasi (15%). Eventi avversi gravi segnalati con fitusiran comprendono un evento di trombosi atriale e un evento di aumento delle transaminasi epatiche. Nello studio, un paziente è deceduto nel 2017; l’evento è stato dovuto a una trombosi del seno venoso cerebrale inizialmente diagnosticata come emorragia subaracnoidea, a seguito della quale le linee guida per la gestione del sanguinamento sono state aggiornate (a dicembre 2017).

“Questi nuovi dati sono una conferma di quanto fitusiran potrebbe trasformare radicalmente la gestione dell’emofilia. Questa terapia potrebbe fornire ai pazienti una protezione emorragica costante con una sola somministrazione sottocutanea mensile”, ha affermato Dietmar Berger, Global Head of Development in Sanofi. “Abbiamo un portfolio sempre più ampio di terapie fattoriali e non fattoriali che potrebbero potenzialmente rappresentare risposte terapeutiche adatte alle esigenze individuali delle persone con emofilia. Continuiamo a studiare il profilo clinico di fitusiran nel nostro programma ATLAS di Fase III, ci aspettiamo nuovi dati nella prima metà del 2021 e non vediamo l’ora di offrire questa nuova terapia ai pazienti di tutto il mondo”.