Antipertensivi allungano la vita ai pazienti fragili


Farmaci antipertensivi utili anche nei pazienti fragili per vivere più a lungo: lo rivela un grande studio effettuato nel Nord Italia

Farmaci antipertensivi utili anche nei pazienti fragili per vivere più a lungo: lo rivela un grande studio effettuato nel Nord Italia

L’assunzione di farmaci per la pressione arteriosa così come prescritto aiuta anche i pazienti fragili (65 anni e più) a vivere più a lungo e a dare la più grande spinta alla sopravvivenza alle persone anziane più sane. È quanto rivela un grande studio effettuato nel nord Italia pubblicato online su “Hypertension”.

«Sapevamo che i farmaci per l’ipertensione erano protettivi in generale tra gli anziani, tuttavia, ci siamo concentrati sul fatto se fossero protettivi anche nei pazienti fragili con molte altre condizioni mediche i quali sono solitamente esclusi dalle sperimentazioni randomizzate» spiegano gli autori, coordinati da Giuseppe Mancia, professore emerito di Medicina Interna presso l’Università di Milano-Bicocca e presidente dell’European Society of Hypertension Foundation.

Ricerca condotta su database sanitari della Regione Lombardia

I ricercatori hanno esaminato i dati su quasi 1,3 milioni di persone di età pari o superiore a 65 anni (età media: 76) nella regione Lombardia i quali avevano 3 o più prescrizioni di farmaci per la pressione alta nel 2011-2012.

Esaminando il database dell’assistenza sanitaria pubblica, i ricercatori hanno calcolato la percentuale di tempo nei successivi sette anni (o fino alla morte) che ogni persona ha continuato a ricevere i farmaci. Poiché quasi tutti i farmaci sono gratuiti o a basso costo e erogati dal servizio sanitario pubblico, ciò corrisponde approssimativamente all’adesione delle persone all’uso del farmaco.

Per esaminare separatamente i risultati tra le persone anziane con varie condizioni mediche, i ricercatori hanno utilizzato un punteggio precedentemente sviluppato che rappresenta 34 diversi fattori di salute e ha una stretta relazione con la mortalità.

Mancia e colleghi hanno confrontato circa 255.000 persone che sono morte durante il follow-up di 7 anni con controlli legati all’età, al genere e allo stato di salute che sono sopravvissuti e li hanno divisi in quattro gruppi di stato di salute: buoni, medi, poveri o molto poveri.

L’influsso dell’adesione nell’ottenere migliori risultati
La probabilità di morte nell’arco di 7 anni era del 16% per le persone classificate in buona salute all’inizio dello studio. La probabilità di mortalità è aumentata progressivamente al 64% per quelli classificati in condizioni di salute molto precarie.

Rispetto alle persone con aderenza molto bassa ai farmaci per la pressione (in cui le pillole dispensate hanno coperto meno del 25% del periodo di tempo), le persone con alta aderenza a tali farmaci (più del 75% del periodo di tempo coperto) avevano:

  • 44% in meno di probabilità di morire se avevano iniziato il trattamento in buona salute;
  • 33% di probabilità di morire in meno se avevano iniziato il trattamento in pessime condizioni di salute.

Un pattern simile è stato visto con le morti cardiovascolari. Il più grande beneficio di sopravvivenza si è osservato tra le persone che avevano iniziato la terapia in buona salute, e il più modesto beneficio di sopravvivenza invece si è avuto tra quanti la avevano iniziata in pessime condizioni di salute.

«I nostri risultati suggeriscono che sicuramente anche nelle persone molto fragili, il trattamento antiipertensivo riduce il rischio di morte; tuttavia, i benefici possono essere più piccoli in questo sottogruppo» affermano Mancia e colleghi.

Non importa quale sia lo stato di salute iniziale di una persona: i benefici di sopravvivenza sono stati maggiori in coloro che hanno ricevuto farmaci per la pressione arteriosa tali da coprire più del 75% del periodo di follow-up, rispetto a quelli con livelli di copertura intermedi (25-75%) o bassi (meno del 25%), evidenziando l’importanza di un uso costante dei anti-ipertensivi.

«Occorre che i medici facciano del proprio meglio per incoraggiare e sostenere i pazienti a assumere i loro farmaci, perché l’aderenza è fondamentale per ottenere i benefici. I farmaci non fanno nulla se la gente non li prende» ribadiscono Mancia e colleghi.

Le peculiarità del nostro sistema sanitario

I farmaci da prescrizione somministrati agli anziani che vivono in case di cura o in case di assistenza in Italia non sono inclusi nella banca dati nazionale, pertanto i risultati dello studio possono applicarsi solo agli anziani che vivono nella comunità.

Inoltre, tutti i dati di questa analisi provengono dal nostro Paese, dove i ricoveri ospedalieri e i farmaci per la pressione arteriosa sono disponibili gratuitamente o a basso costo e pertanto i risultati dello studio potrebbero non essere generalizzabili per i Paesi con un sistema sanitario diverso.