Allattamento: glatiramer acetato sicuro per i neonati


Sclerosi multipla: nelle donne che allattano al seno dopo il parto, trattate con glatiramer acetato, non si registrano esiti avversi

Sclerosi multipla: nelle donne che allattano al seno dopo il parto, trattate con glatiramer acetato, non si registrano esiti avversi

Nelle donne con sclerosi multipla che, dopo un parto, riprendono il trattamento con interferone-β (IFN-β) o glatiramer acetato (GA) e allattano al seno, la potenziale esposizione ai farmaci attraverso il latte materno non ha aumentato il rischio di comuni esiti avversi comuni nel primo anno di vita della prole. Sono i dati molto rassicuranti che emergono da uno studio pubblicato su “Neurology, Neuroimmunology & Neuroinflammation”.

«Assieme ai benefici dell’allattamento al seno e alla bassa plausibilità biologica del rischio, le donne con SM che desiderano riprendere l’IFN-β o il GA dopo il parto possono essere incoraggiate ad allattare» scrivono gli autori, guidati da Andrea Ines Ciplea, del Dipartimento di Neurologia dell’Ospedale St. Josef afferente all’Università della Ruhr, a Bochum (Germania).

Perché era importante condurre questo studio?
«L’allattamento esclusivo al seno esclusivo è raccomandato per almeno i primi 6 mesi di vita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità a causa dei suoi molteplici benefici per la salute dei neonati e della madre» ricordano gli autori.  «Prima dell’introduzione delle terapie modificanti la malattia (DMT) della SM, i tassi di allattamento al seno tra le donne con SM erano simili alle loro popolazioni di riferimento, ma sono diminuiti significativamente in seguito».

In particolare, specificano Ciplea e colleghi, «le donne con SM temevano un aumento del rischio di recidive nel primo periodo postpartum e veniva loro consigliato di scegliere tra l’allattamento al seno e la ripresa delle DMT a causa della mancanza di dati sulla sicurezza». Due decenni dopo, i dati sull’allattamento al seno durante DMT sono tuttora scarsi, con solo pochi casi clinici, anche per DMT con bassa plausibilità biologica di effetti avversi sui bambini (quali IFN-β o GA).

«Indagare sulla sicurezza di questi DMT durante l’allattamento era importante perché è plausibile che i rischi per la salute derivanti dal sospendere l’allattamento al seno possano superare qualsiasi rischio teorico di esposizione a DMT attraverso il latte materno» aggiungono i ricercatori. In questo studio di coorte prospettico, I ricercartori hanno quindi inteso valutare una vasta gamma di esiti nella prima infanzia per determinare se la potenziale esposizione al latte materno a IFN-β o a GA fosse sicura per il bambino.

Informazioni raccolte al telefono e sul “libretto giallo”
Sono stati identificati 74 bambini nati da 69 donne con SM che allattavano al seno in trattamento con IFN-β (n = 39), GA (n = 34) o entrambi (n = 1), arruolate tra il 2011 e il marzo 2018. Le donne erano state iscritte, durante la gravidanza, al Registro tedesco della sclerosi multipla e al Registro tedesco della gravidanza.

I dati sono stati ottenuti da questionari standardizzati, somministrati per telefono e compilati dalla madre durante la gravidanza e 1, 3, 6 e 12 mesi dopo il parto e dalla cartella clinica (libretto giallo). Quest’ultimo in Germania viene consegnato ai genitori insieme a un libretto sulle vaccinazioni e deve essere tenuto in casa e aggiornato nei mesi successivi nelle visite di controllo del pediatra. L’allattamento al seno esclusivo era definito come allattamento al seno per almeno 2 mesi senza alimentazione supplementare.

«Gli outcomes includevano il peso (in grammi), il rapport lunghezza/altezza (in centimetri) e la circonferenza della testa (in centimetri) come variabili continue alla nascita e ai controlli del 7° e 12° mese» precisano gli autori.

«Il ritardo di crescita fisica è stato definito come inferiore al 3° percentile su almeno una misurazione del corpo in almeno 1 controllo. I ritardi di sviluppo sono stati definiti come ritardi di sviluppo segnalati dalla madre durante le interviste telefoniche e confermati dal pediatra curante (sul libretto giallo)» proseguono Ciplea e colleghi.

I principali esiti in linea con le mediane nazionali
La durata mediana di esposizione all’allattamento al seno è stata di 8,5 mesi (con ampio intervallo inter quartile: 4,9-12,7 mesi). Le curve di crescita fisica durante il primo anno di vita erano coerenti con le curve di crescita nazionali specifiche per genere come pure le misurazioni mediane del corpo rispetto alle mediane nazionali.

La maggior parte dei bambini (n = 71, 96%) ha avuto un normale sviluppo motorio e del linguaggio. Un evidente ritardo motorio è stato riportato in 3 bambini, di cui 1 è rimasto ritardato all’ultimo follow-up (3,9 anni) e 2 erano normali entro 0,9 e 4,1 anni d’età.

La percentuale di bambini ricoverati in ospedale almeno una volta (2 bambine [7%] e 6 bambini [14%]) e la percentuale di bambini con almeno un episodio di uso sistemico di antibiotici durante il primo anno di vita (7 bambine [23%] e 8 bambini [18%]) sono risultati coerenti con le medie nazionali.

Atteggiamenti eccessivamente conservativi da superare
«I nostri risultati, considerati insieme alla mancanza di plausibilità biologica degli effetti collaterali sul bambino, indicano che è eccessivamente conservativo raccomandare di rinunciare all’allattamento al seno per continuare o riprendere l’IFN-β o il GA» osservano gli autori.

«Da un lato, non è chiaro se siano prevedibili effetti negativi rari sui neonati o se continuare IFN-β o GA durante la gravidanza o riprendere i DMT all’inizio del periodo postpartum riduca il rischio di recidive postpartum» fanno notare.

«D’altro lato, ci sono prove evidenti che raccomandare di sospendere i benefici per la salute materna e del bambino ben consolidati dell’allattamento al seno può essere dannoso. I nostri risultati possono aiutare le madri e i neurologi ad adottare una nuova prospettiva quando prendono in considerazione il trattamento con IFN-β o GA durante l’allattamento» concludono Ciplea e colleghi.