Asma: i segnali di riacutizzazione negli anziani


Rinosinusite cronica e ostruzione fissa delle vie aeree respiratorie sono i predittori indipendenti di riacutizzazione asmatica nei pazienti ultra65enni

Rinosinusite cronica e ostruzione fissa delle vie aeree respiratorie sono i predittori indipendenti di riacutizzazione asmatica nei pazienti ultra65enni

Rinosinusite cronica, ostruzione fissa delle vie aeree respiratorie, appartenenza al sesso maschile: sono questi i predittori indipendenti di riacutizzazione asmatica nei pazienti ultra65enni, stando ai risultati di uno studio coreano pubblicato su Allergy, Asthma and Immunology Research. Nei pazienti non anziani, invece, è la conta eosinofilica il fattore predittivo rilevante di esacerbazione di malattia.

Razionale e disegno dello studio

Rispetto all’asma pediatrico e degli adulti giovani, l’asma nell’anziano di età ≥65 anni è reso più complesso dalla presenza di comorbilità e di variazioni legate all’invecchiamento, e questa ambivalenza porta spesso al manifestarsi di fenotipi clinici eterogenei.

I pazienti anziani con asma si caratterizzano per una maggiore necessità di attenzione medica e per outcome più sfavorevoli rispetto ai pazienti più giovani, in ragione del riscontro di eventi frequenti di riacutizzazione e di ospedalizzazione.

Insieme al recente cambio di paradigma basato sullo stato di salute, si raccomanda il ricorso ad opzioni di trattamento per l’asma più personalizzate per raggiungere il controllo ottimale della sintomatologia asmatica.

Fino ad ora, però, non esistevano studi di coorte su ampia scala che avessero che avessero approfondito le conoscenze sulla diagnosi, la fisiopatologia e il trattamento degli asmatici in età avanzata.

In un lavoro precedentemente pubblicato, gli autori dello studio avevano identificato nel controllo della depressione, nel miglioramento della compliance e nelle attività di tutoring di corretto impiego delle tecniche di inalazione i fattori predittivi significativi di riacutizzazione asmatica nell’anziano.

Non esisteva, però, fino ad ora, una mole di evidenze sufficienti relative ai fattori di rischio concorrenti agli episodi di riacutizzazione asmatica dell’anziano in confronto alla popolazione asmatica non anziana.

Di qui il nuovo studio, nel corso del quale i ricercatori hanno recensito i dati di tre coorti di asmatici coreane.

Sono stati identificati 503 pazienti asmatici ultra65enni e 564 pazienti asmatici di età inferiore a 65 anni. I ricercatori hanno valutato alcune caratteristiche specifiche dei pazienti e le loro associazioni con le riacutizzazioni acute nel corso di un anno di follow-up.

Su questi elementi è stato effettuato un confronto tra i pazienti asmatici anziani e non.

Risultati principali

Durante il periodo di osservazione dello studio, i tassi di riacutizzazione asmatica nelle coorti di anziani e non sono stati pari, rispettivamente, a 31%  e al 33,2%.

Dopo un’analisi di regressione logistica multivariata, è emerso che le variabili cliniche associate con le riacutizzazioni asmatiche nella coorte di asmatici anziani sono state:
– L’ostruzione fissa delle vie aeree respiratorie (aOR= 13,23; IC95%:5,96-31,61; P <0,001)
– La rinusinusite cronica (aOR=3,21; IC95%: 1,11-4,54; p =0,027)
– L’appartenenza al sesso maschile  (aOR=1,89; IC95%=1,13-3,19; p =0,015).

Nella coorte di asmatici non anziani, invece, è emerso che l’incremento della conta di eosinofili era significativamente associato con le riacutizzazioni di malattia asmatica (aOR=1,02; IC95%: 1,01-1,21; p =0,019).

Implicazioni dello studio

Nonostante alcuni limiti metodologici intrinseci dello studio ammessi dagli stessi autori (tasso significativamente elevato di pazienti fumatori nel gruppo di ultra65enni (30,4% vs. 14,2%; p<0,001), la mancanza di dati sulla mortalità e la dipendenza dallo strumento dei questionari per ottenere informazioni sulle comorbilità per la popolazione anziana), lo studio suggerisce l’opportunità di condurre regolarmente test di funzione polmonare nell’anziano. Inoltre, la risposta alle riacutizzazioni asmatiche dovrebbe basarsi su una gestione più proattiva dei gruppi di pazienti a rischio di rinosinusite cronica, fondata su intervalli di follow-up più ravvicinati e un maggior numero di controlli di routine sulla compliance ai farmaci.