Dermatite atopica: ruxolitinib riduce il prurito


Dermatite atopica: meno prurito e infiammazione con ruxolitinib secondo uno studio di fase III presentato al Revolutionizing Atopic Dermatitis Virtual Symposium

Dermatite atopica: meno prurito e infiammazione con ruxolitinib secondo uno studio di fase III presentato al Revolutionizing Atopic Dermatitis Virtual Symposium

Nei pazienti con dermatite atopica da lieve a moderata, la crema a base di ruxolitinib ha mostrato netti miglioramenti del prurito e dell’infiammazione cutanea, secondo quanto emerso dai dati preliminari di uno studio di fase III presentato al Revolutionizing Atopic Dermatitis Virtual Symposium. Il farmaco verrà anche testato contro la “tempesta di citochine” nei soggetti idonei contagiati dal virus Covid-19.

Ruxolitinib appartiene alla classe degli inibitori delle Janus chinasi, molecole antitumorali mirate in grado di agire contro le neoplasie in modo più selettivo rispetto alla chemioterapia tradizionale, grazie alla capacità di riconoscere alcune proteine presenti sulla membrana o all’interno delle cellula cancerose, inibendone la riproduzione. È indicato per il trattamento della splenomegalia o dei sintomi a essa correlati in pazienti adulti con mielofibrosi primaria, mielofibrosi post policitemia vera o mielofibrosi post trombocitemia essenziale.

Il programma clinico TRuE-AD
Il programma di fase III TRuE-AD, che include gli studi TRuE-AD1 e TRuE-AD2, sta valutando ruxolitinib in crema alle concentrazioni dello 0,75% e 1,5% in doppia applicazione giornaliera nei pazienti con dermatite atopica da lieve a moderata. Per entrambi i trial l’endpoint primario era la percentuale di pazienti che avevano raggiunto l’Investigator’s Global Assessment Treatment Success (IGA-TS), definito come un punteggio IGA di 0 (pelle libera da lesioni) o 1 (pelle quasi libera da lesioni), con un miglioramento di almeno due punti dal basale dopo 8 settimane.

Entrambi gli studi hanno raggiunto l’endpoint primario. Gli endpoint secondari includevano la proporzione di pazienti con un miglioramento maggiore o uguale al 75% del punteggio Eczema Area e Severity Index (EASI75) alla settimana 8 e con un miglioramento del prurito di almeno 4 punti nell’Itch Numerical Rating Scale (NRS4) alla settimana 8.

«I dati presentati al congresso mostrano che la ruxolitinib in crema ha ridotto significativamente sia l’infiammazione cutanea che il prurito associati alla dermatite atopica», ha dichiarato Jim Lee, Group Vice President dell’area Infiammazione e Autoimmunità di Incyte, la compagnia biotech statunitense che sta conducendo gli studi. «La riduzione del prurito può potenzialmente migliorare i risultati chiave relativi alla malattia e alla qualità della vita per i pazienti che vivono con dermatite atopica. Siamo lieti di condividere questi importanti dati con la comunità dermatologica, poiché supportano le potenzialità del farmaco nel diventare un’importante opzione di trattamento contro il prurito e l’infiammazione. Pensiamo di presentare alla Fda una New Drug Application entro la fine dell’anno».

Riduzione di prurito e infiammazione
Nello studio TRuE-AD1, ha raggiunto l’NRS4 il 40,4% dei pazienti trattati con ruxolitinib crema allo 0,75% e il 50,7% di quelli che hanno ricevuto la crema all’1,5%, rispetto al 15,4% del gruppo sottoposto al solo veicolo ( placebo).

In TRuE-AD2, % ha raggiunto l’NRS4 il 42,7% dei pazienti in terapia con ruxolitinib allo 0,75% e il 50,7% di quelli sottoposti alla concentrazione dell’1,5%, rispetto al 16,3% del gruppo placebo.

«La dermatite atopica può avere un profondo impatto sui pazienti e sulla loro qualità di vita», ha affermato Kim Papp, fondatore e presidente del Probity Medical Research e coordinatore del programma TRuE-AD. «Sono necessarie più opzioni di trattamento in grado di migliorare il prurito e gli altri sintomi che possono portare all’interruzione delle attività quotidiane. Questi risultati sono incoraggianti».

Ruxolitinib come potenziale opzione contro il COVID-19
A inizio aprile Incyte ha annunciato anche la collaborazione con la Fda per avviare uno studio di fase III per confrontare ruxolitinib in aggiunta allo standard di cura rispetto alla sola cura standard nei pazienti con infezione da Covid-19 che andavano incontro a una spropositata reazione infiammatoria denominata “tempesta di citochine”. Lo studio sarà sponsorizzato da Incyte negli Usa e da Novartis negli altri paesi.

La società prevede inoltre di avviare un Expanded Access Program (EAP), un programma di emergenza separato e in aperto negli Stati Uniti, che consentirà ai pazienti idonei con grave tempesta di citochine associata a Covid-19 di ricevere ruxolitinib mentre proseguono gli studi clinici.

«Il nostro intento è quello di basarci sulle evidenze che emergono dagli studi indipendenti per stabilire ulteriormente il ruolo che ruxolitinib potrebbe svolgere nel bilanciare la risposta immunitaria all’infezione e quindi migliorare potenzialmente i risultati nei pazienti con tempesta di citochine associata al virus», ha detto il responsabile medico di Incyte Steven Stein. «Considerata l’urgente necessità medica di questi pazienti, stiamo lavorando con la Fda nel tentativo di far avanzare con celerità gli studi RUXCOVID ed EAP».

In Italia l’Aifa ha approvato di recente l’uso compassionevole di ruxolitinib nei pazienti affetti da Covid-19 con grave reazione infiammatoria che presentano insufficienza respiratoria ma non necessitano di ventilazione assistita invasiva. Il farmaco sarà disponibile per tutti centri ospedalieri italiani in seguito alla richiesta del medico. Attualmente non esistono evidenze sul suo utilizzo in questi pazienti anche se, in relazione all’attività inibitoria sulle citochine proinfiammatorie, il farmaco potrebbe essere utile per mitigare gli effetti della sindrome da rilascio di citochine che può verificarsi in alcuni dei soggetti infettati dal virus.