A Chernobyl torna la vita: lo mostrano i droni


A Chernobyl, 34 anni dopo la tragedia, la vita vegetale e animale prospera nell’area attorno alla centrale nucleare: lo mostrano riprese dei droni

Il 26 aprile 1986 a Chernobyl la più grande catastrofe nucleare della storia: 5 milioni di persone vivono oggi in zone radioattive

In questi tempi di pandemia, chiusi in casa, è bello sapere che trentaquattro anni dopo la tragedia di Chernobyl, la vita vegetale e animale prospera nell’area attorno alla centrale nucleare tutt’ora preclusa agli esseri umani.

Sono i droni che ci hanno dato la bella notizia. Dopo le morti degli animali per le radiazioni e gli abbattimenti di centinaia di migliaia di esemplari, i sopravvissuti si sono adattati alle radiazioni e si sono riprodotti.

Oggi, anche se sembra paradossale come afferma l’Enpa, un’area di 2600 chilometri quadrati attorno alla città fantasma di Pripyat è l’habitat dove vivono e prosperano popolazioni di volpi, orsi, lontre di fiume, lupi grigi, donnole, martore. Si sono geneticamente automodificati per resistere alle radiazioni aiutati dalla totale assenza di antropizzazione.

La storia dell’esplosione della centrale nucleare

Il 26 aprile del 1986, l’unità numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl in Ucraina è stata teatro del più rilevante incidente nucleare della storia. Nel reattore di tipo RBMK per rallentare i neutroni e favorire la reazione atomica controllata veniva usa la grafite, un materiale costituito da carbonio che, una volta incendiatosi, è difficilissimo da spegnere.

L’incidente è stato causato da un esperimento: gli operatori volevano verificare se – in caso di perdita di potenza dovuta a qualche malfunzionamento – la centrale fosse stata in grado di produrre sufficiente elettricità per mantenere in azione il circuito di raffreddamento fino all’entrata in azione dei generatori di sicurezza. Il sistema di sicurezza venne deliberatamente disattivato per effettuare il test e la potenza fu portata al 25 per cento della sua capacità.

La procedura però non funzionò e la potenza scese sotto l’uno per cento. A questo punto, bisognava far crescere di nuovo la potenza lentamente, ma la procedura avvenne invece in maniera violenta a causa del mancato funzionamento del sistema di sicurezza. Così, una volta che gli operatori persero il controllo del reattore, si formò una bolla di idrogeno nell’acqua del circuito di raffreddamento che causò un’esplosione. La grafite, incendiatasi per l’elevata temperatura che a 2000 gradi centigradi riuscì a fondere le barre contenenti il combustibile, continuò a bruciare per nove giorni.

Cronologia degli eventi

26 Aprile 1986

Alle 1:23:00 inizia il test dell’impianto di raffreddamento al reattore 4. Quaranta minuti dopo viene disattivato il sistema di sicurezza. Quattro minuti dopo il reattore 4 è fuori controllo ed esplode.

26 Aprile – 6 Maggio 1986

Nei primi dieci giorni viene rilasciata la maggior parte delle radiazioni. Il 27 aprile il governo sovietico decide di evacuare gli abitanti di Pripyat, città di 45mila abitanti a 3 chilometri dalla centrale. L’agenzia russa Tass dà notizia della catastrofe tre giorni dopo. In Europa la prima a parlare dell’incidente, il 29 aprile, è la tv tedesca. Occorrono circa 1800 voli di elicottero per estinguere l’incendio. Il 6 maggio termina il rilascio di radioattività.

15 Novembre 1986

Un sarcofago di cemento copre il reattore 4

12 dicembre 2000

L’intero complesso viene chiuso