Artrite reumatoide: sieropositività al citomegalovirus riduce erosione ossea


Nei pazienti con artrite reumatoide la sieropositività al citomegalovirus riduce la progressione dell’erosione ossea secondo un nuovo studio

Nei pazienti con artrite reumatoide la sieropositività al citomegalovirus riduce la progressione dell'erosione ossea secondo un nuovo studio

I pazienti con artrite reumatoide e sieropositività al citomegalovirus (CMV) sono meno suscettibili ad andare incontro a progressione dei processi di erosione ossea ad un anno. Sono questi i risultati di uno studio francese pubblicato su Arthritis Research & Therapy che suffragano l’ipotesi secondo la quale quanto osservato potrebbe derivare dagli effetti dell’infezione virale sull’osteoclastogenesi.

Lo studio

Se uno studio tedesco del 2012 aveva documentato una storia naturale di malattia più severa nei pazienti con AR che risultavano anche sieropositivi al CMV latente (2), gli autori del nuovo studio pubblicato hanno recentemente dimostrato in vitro come l’infezione da CMV sia in grado di bloccare l’osteoclastogenesi inibendo l’espressione di CSF-1R (colony stimulating factor receptor 1) (3), “…a suggerire un impatto del CMV sull’evoluzione del processo di distruzione articolare nel corso dell’AR all’esordio, con particolare riferimento ai processi di erosione ossea – scrivono i ricercatori nell’introduzione al lavoro”.

Per suffragare questa ipotesi, i ricercatori hanno preso in esame i dati provenienti dallo studio ESPOIR, una coorte multicentrica longitudinale che aveva reclutato più di 800 pazienti con AR all’esordio dal 2002 al 2005.
Di questi, 487 soddisfacevano i criteri congiunti ACR/EULAR di AR e sono stati inclusi nell’analisi. Sono state condotte valutazioni radiografiche al basale e ad un anno; la progressione radiografica di malattia è stata valutata, invece, in base al punteggio totale Sharp e a quello delle sue componenti (punteggio da erosione ossea e da restringimento dello spazio articolare).

Al basale, il 56% dei pazienti considerati era sieropositivo a CMV. Questi risultavano essere in età più avanzata rispetto ai pazienti sieronegativi (52,9 vs. 47,8 anni, p=0,0001), meno frequentemente sieropositivi agli ACPA, un fattore di rischio acclarato di malattia più severa (49,8% vs. 58,9%, p<0,0465) e con un punteggio DAS28 di attività di malattia più elevato (DAS28= 5,5 vs. 5,20, p<0,0013).

Risultati principali
Dopo un anno di follow-up, è stata documentata una variazione, rispetto al basale, di almeno un’unita del punteggio di erosione di Sharp nel 16,1% dei pazienti con AR sieropositivi a CMV rispetto al 25,2% di quelli sieronegativi al virus (p=0,0128).

Non solo: la progressione ad un anno del punteggio modificato totale di Sharp nel gruppo di pazienti sieropositivi a CMV è risultata inferiore all’altro gruppo, con una variazione di uno o più unità nel 17,2% dei casi rispetto al 26,3% del gruppo sieronegativo al virus (p=0,0151).

Quanto alle due componenti del punteggio totale di Sharp, i ricercatori hanno documentato l’esistenza di differenze significative solo per il punteggio di erosione e non per quello di restringimento dello spazio articolare tra i 2 gruppi (4,8% vs. 6,1%; p=0,5140).

Da ultimo, i risultati di un’analisi multivariata che ha corretto i dati in base a vari fattori (età, sesso, sieropositività ACPA, punteggio DAS28, durata di malattia e tipologia di trattamento) hanno mostrato che la progressione delle erosioni era associato, secondo le attese, alla presenza di ACPA, mentre la minore progressione era associata, ancora una volta, alla sieropositività a CMV (OR= 0,5255;  IC95%=0,2998-0,9213, p=0,025).

Implicazioni dello studio
Nel commentare lo studio, i ricercatori hanno attribuito la difformità di risultati tra il loro lavoro e lo studio tedesco del 2012 con la presenza di pazienti con malattia di lungo corso (anziché di malattia all’esordio) e con l’utilizzo di indici diversi di misurazione del danno articolare (punteggio Steinbrocker nello studio tedesco che, a differenza del punteggio di Sharp, non intercetta in modo specifico le erosioni articolari).

Quanto ai meccanismi potenzialmente coinvolti sulla capacità di CMV latente di influenzare la variazioni ossee nell’AR, i ricercatori ipotizzano “…dato che CMV può riattivarsi durante la differenziazione monocitica a cellule dendritiche o macrofagi, che tale riattivazione locale a livello sinoviale potrebbe portare ad inibizione della differenziazione degli osteoclasti”.

Non solo: anche l’infiammazione tipica dell’AR potrebbe contribuire alla riattivazione di CMV, e alcune proteine cellulari, la cui espressione va fuori controllo durante l’infezione primaria da CMV, potrebbero avere degli effetti osteoprotettivi.

Sono necessari, a questo punto, nuovi studi che confermino quanto osservato e migliorino la comprensione dei meccanismi patogenetici alla base delle associazioni dimostrate.

1) Rauwel B, et al “Reduced progression of bone erosion in cytomegalovirus seropositive rheumatoid arthritis patients” Arthritis Res Ther 2020; DOI: 10.1186/s13075-020-2098-1.

2) Pierer M et al. Association of Anticytomegalovirus Seropositivity With More Severe Joint Destruction and More Frequent Joint Surgery in Rheumatoid Arthritis. Arthritis Rheum. 2012;64(6):1740–1749. doi:10.1002/art.34346.

3) Rauwel B et al. Evidence for Inhibition of Osteoclastogenesis By Cytomegalovirus Infection: Implication in RA Bone Erosion and Identification of a Cellular Protein As a Therapeutic Target. Arthritis Rheumatol. 2017; 69 (suppl 10).