Digiuno intermittente: effetti benefici ma non per tutti


Digiuno intermittente, la dieta di Fiorello confermata dal New England Journal of Medicine: può avere effetti benefici ma non è adatta a tutti, ecco perché

Digiuno intermittente, la dieta di Fiorello confermata dal New England Journal of Medicine: può avere effetti benefici ma non è adatta a tutti, ecco perché

Il digiuno intermittente o il limitare i pasti a specifici intervalli di tempo durante il giorno sono diventati popolari in breve tempo grazie ai decantati benefici per la salute come la perdita di peso, una maggiore concentrazione e una migliore salute cardiovascolare. Considerati i risultati, questo modello alimentare potrebbe diventare un giorno una componente standard di un qualsiasi stile di vita salutare. È quanto emerge da una revisione della letterature pubblicata di recente sul prestigioso New England Journal of Medicine.

Il digiuno intermittente è diventato uno dei trend nutrizionali in più rapida crescita dell’anno appena concluso, ai primi posti tra i piani alimentari approvati dalle celebrità e tra le ricerche su Google sulle diete. Non mancano le evidenze scientifiche che supportano l’hype e che suggeriscono come questo approccio nutrizionale possa aiutare a prevenire alcune malattie, controllare i livelli di zucchero nel sangue e perdere peso senza dover ridurre drasticamente l’assunzione calorica.

Una revisione della letteratura
Gli autori hanno esaminato oltre 70 studi pubblicati sui tipi più comuni di digiuno intermittente, come il metodo 5:2 (mangiare normalmente per cinque giorni alla settimana e digiunare gli altri due giorni), oppure digiunare a giorni alterni o ancora limitare i pasti ogni giorno a un ridotto intervallo di tempo (generalmente dalle sei alle otto ore, seguito da digiuno nelle restanti 16-18 ore).

Hanno scoperto che tutti i tipi di digiuno intermittente possono aiutare a rallentare l’invecchiamento e le patologie legate all’età come il cancro, le malattie cardiache e il diabete, come anche a perdere peso e massa grassa. I benefici peraltro non si limiterebbero soltanto a coloro che perdono peso grazie alla dieta.

«Questi risultati segnano un punto di transizione al punto che potremmo presto considerare l’aggiunta di informazioni sul digiuno intermittente ai curricula della facoltà di medicina, insieme ai classici consigli sulla dieta e sull’esercizio fisico», ha dichiarato uno dei coautori, Mark Mattson, un neuroscienziato del John Hopkins Medicine.

Benefici legati allo “switch metabolico”
Glucosio e acidi grassi sono le principali fonti di energia per le cellule. Dopo i pasti, il glucosio viene utilizzato per produrre energia e il grasso viene immagazzinato nel tessuto adiposo sotto forma di trigliceridi. Durante i periodi di digiuno, i trigliceridi vengono scomposti in acidi grassi e glicerolo, che vengono utilizzati per produrre energia.

Il fegato converte gli acidi grassi in corpi chetonici, che forniscono una fonte importante di energia per molti tessuti durante il digiuno, in particolar modo il cervello. Tuttavia, secondo quanto emerge da questa nuova ricerca, il digiuno intermittente consente al corpo alternare le due fonti di energia, glucosio e chetoni, in un processo chiamato “switch metabolico”.

Studi condotti su animali e sull’uomo hanno dimostrato che molti dei benefici per la salute del digiuno intermittente non sono semplicemente il risultato di una riduzione della produzione di radicali liberi o della perdita di peso. Invece, l’alternanza d’uso dei combustibili energetici sarebbe responsabile di molti dei benefici del digiuno intermittente, secondo i ricercatori, dal momento che sembra stimolare delle risposte cellulari adattive in grado di migliorare la regolazione dei livelli ematici di glucosio, ridurre l’infiammazione e aumentare la protezione dallo stress ossidativo, a sua volta correlato alle malattie associate all’invecchiamento, dal cancro all’Alzheimer.

Questi effetti favorevoli sembrerebbero inoltre persistere anche dopo essere tornati a un regime nutrizionale classico. Durante il digiuno, le cellule attivano percorsi che migliorano le difese intrinseche contro lo stress ossidativo e metabolico e quelli che rimuovono o riparano le molecole danneggiate, mentre durante la nutrizione sono impegnate in processi specifici di crescita e plasticità dei tessuti.

Questo modello alimentare può anche aiutare a salvaguardare la salute cerebrale e il declino cognitivo nelle persone anziane, secondo gli esiti di diversi studi clinici che lo hanno collegato a miglioramenti della memoria.

Una soluzione per tutti?
Nonostante l’evidenza dei benefici di questo regime dietetico, ci sono tuttavia alcune difficoltà nel renderlo un approccio sanitario da diffondere a tutta la popolazione. In primo luogo, secondo i ricercatori, non è ancora stato ampiamente accettato il fatto di consumare meno di tre pasti al giorno e l’ormai ampia disponibilità di snack e altri alimenti a basso contenuto calorico potrebbe disincentivare le persone ad aderire a questo stile di vita.

Inoltre la comunità medica non ha ancora stabilito un protocollo che renda il digiuno prescrivibile nello stesso modo in cui le persone vengono incoraggiate a seguire una dieta equilibrata e a fare un regolare esercizio fisico. Peraltro il digiuno intermittente potrebbe non essere adatto a tutti. In alcuni casi può infatti causare nervosismo, irritabilità e stress, oltre a poter comportare dei rischi nelle persone vulnerabili ai disturbi alimentari.

Sono quindi necessarie ulteriori ricerche sugli effetti a lungo termine del digiuno intermittente, ma Mattson – che ne ha studiato l’impatto sulla salute per 25 anni e l’ha adottato circa 20 anni fa – ritiene che le solide evidenze ottenute fino a ora suggeriscono che un giorno questo modello alimentare potrebbe diventare una componente standard di un qualsiasi stile di vita sano.