Nefrite lupica: conferme di efficacia per belimumab


Nefrite lupica, belimumab di GSK centra tutti gli obiettivi in un trial di fase 3. Il farmaco ha soddisfatto sia l’endpoint primario che tutti i principali endpoint secondari previsti dal protocollo

Nefrite lupica, belimumab di GSK centra tutti gli obiettivi in un trial di fase 3. Il farmaco ha soddisfatto sia l'endpoint primario che tutti i principali endpoint secondari previsti dal protocollo

Con un comunicato stampa, GSK ha annunciato i primi risultati positivi di un trial di fase 3, della durata di 2 anni, sull’impiego di belimumab nel trattamento della nefrite lupica.
BLISS-LN (The Efficacy and Safety of Belimumab in Patients with Active Lupus Nephritis), questo l’acronimo dello studio, ha soddisfatto sia l’endpoint primario che tutti i principali endpoint secondari previsti dal protocollo, caratterizzandosi per un profilo di safety favorevole.

I risultati lusinghieri dello studio sono stati accolti con entusiasmo dall’Azienda che ha contribuito al lancio del farmaco nel trattamento della nefrite lupica: “I risultati dello studio BLISS-LN – ha dichiarato il dr. Hal Barron, CEO e presidente dell’area R&S di GSK – mostrano come l’impiego di belimumab possa migliorare in modo clinicamente significativo il vissuto di questi pazienti che, attualmente, hanno limitate opzioni di trattamento per questa complicanza temibile del lupus”.

Informazioni sulla nefrite lupica
La nefrite lupica (LN) è un’infiammazione a carico del rene causata dal lupus eritematoso sistemico (LES) e rappresenta una progressione di particolare gravità del LES.
Nei pazienti con LN, il danno renale esita in proteinuria e/o ematuria e in una riduzione della funzione renale, come evidenziato dalla riduzione del GFR stimato e dall’incremento dei livelli di creatininemia.

Nonostante i miglioramenti registrati sia nella diagnosi che nel trattamento di questa complicanza negli ultimi decenni, ancora oggi LN resta un indicatore di prognosi sfavorevole.
La LN è una condizione debilitante e associata a costi elevati, se poco controllata. La sua presenza, infatti, può portare a danno tissutale renale permanente ed irreversibile, il cui esito è la nefropatia allo stadio terminale, che la rende potenzialmente letale.

Informazioni su belimumab
Belimumab è un anticorpo monoclonale interamente umanizzato che riconosce e inibisce in maniera specifica l’attività biologica dello stimolatore dei linfociti B (BLyS). BLyS appartiene superfamiglia del TNF-alfa ed è una proteina transmembrana, necessaria per la trasformazione dei linfociti B in plasmacellule B produttrici di anticorpi. Nel LES, gli elevati livelli di BLyS sono ritenuti contribuire alla produzione di autoanticorpi.

Il farmaco inibisce la sopravvivenza delle cellule B, comprese le cellule B autoreattive, e riduce la differenziazione delle cellule B in plasmacellule B che producono immunoglobuline.

E’ disponibile sia negli Usa che nella Ue per il trattamento del LES. In Europa, nello specifico, il farmaco è indicato nel trattamento di pazienti di età pari almeno a 5 anni, affetti da LES attivo, in trattamento con terapia standard, che mostrano un grado elevato di attività di malattia (es: positività agli anticorpi anti-dsDNA e ridotto complemento) nonostante il trattamento con terapia standard.

Il farmaco, da tempo disponibile in formulazione endovena, è da poco disponibile anche in formulazione sottocute, che ne amplia le possibilità d’impiego, anche alla luce dell’ottimizzazione della terapia in base alle esigenze del singolo paziente.

Disegno dello studio BLISS-LN
Lo studio BLISS-LN, di fase 3, della durata di 104 settimane, randomizzato e controllato vs. placebo, ha reclutato 448 pazienti adulti con LN attiva e li ha randomizzati a trattamento con belimumab 10 mg/kg in aggiunta alla terapia standard (a base di mofetil micofenolato per l’induzione e il mantenimento dell’effetto, o di ciclofosfamide per la fase di induzione, seguita da azatioprina per la fase di mantenimento) o a trattamento con placebo (e terapia standard).

La LN attiva è stata confermata mediante biopsia renale durante la visita di screening, utilizzando i criteri diagnostici congiunti ISN/RPS (International Society of Nephrology/Renal Pathology Society) del 2003, e il riscontro di nefropatia clinicamente attiva.

L’endpoint primario dello studio PERR ( Primary Efficacy Renal Response)  era definito da:
– un valore di eGFR ≥ 60 mL/min/1.73m2 oppure da una mancata riduzione di eGFR dalla condizione di pre-recidiva >20%
– un rapporto proteine urinarie:creatinina (uPCR) ≤ 0,7;
– successo del trattamento.

L’endpoint secondario CRR (Complete Renal Response), più stringente era definito da:
– un valore di eGFR non più del 10% al di sotto del valore alla pre-recidiva o all’interno del range di normalità
– un valore di uPCR<0,5
– successo del trattamento

L’endpoint secondario ORR (Ordinal Renal Response), invece, era definito come “risposta completa”, risposta parziale “ o “assenza di risposta”.

Risultati principali e implicazioni future sull’impiego di belimumab nella nefrite lupica
Lo studio ha dimostrato il soddisfacimento dell’endpoint primario, documentando un numero significativamente più ampio di pazienti che ha raggiunto la risposta PERR a 2 anni tra quelli trattati con belimumab rispetto a quelli trattati con placebo (43% vs 32%; OR= 1,55; IC95%=1,04-2,32; p=0,0311).

Il trattamento con belimumab, inoltre, si è dimostrato efficace in modo statisticamente significativo rispetto al trattamento con placebo anche in riferimento ai 4 endpoint secondari principali previsti dal protocollo dello studio: CRR e ORR a 2 anni, PERR ad un anno, tempo al decesso o al primo evento renale.

Questi dati di efficacia sono stati corroborati anche da un profilo di safety di belimumab sovrapponibile a quello osservato nell’altro gruppo e simile a quanto già osservato in altri trial condotti con il farmaco, in assenza di emersione di nuovi eventi avversi.

Belimumab, attualmente, non è raccomandato per l’impiego della LN severa a livello globale, in quanto, fino ad ora, non erano state condotte valutazioni di efficacia e di sicurezza del farmaco in questa categoria di pazienti lupici.

Alla luce di questi risultati incoraggianti, l’azienda produttrice del farmaco ha manifestato la sua intenzione di attivare, nella prima metà del 2020, le procedure regolatorie necessarie all’aggiornamento delle indicazioni d’impiego di belimumab, al fine renderne possibile l’utilizzo anche in questa sottopopolazione di pazienti lupici.