Il lodo Casini agita il Governo Conte


Governo Conte in bilico, il lodo Casini agita il Senato: 65 firme che avvicinano la crisi. Il referendum sul taglio dei parlamentari sarebbe la pietra tombale sulla legislatura

Governo Conte in bilico, il lodo Casini agita il Senato: 65 firme che avvicinano la crisi. Il referendum sul taglio dei parlamentari sarebbe la pietra tombale sulla legislatura

Se ha ragione Pierferdinando Casini (9 mandati alle spalle, da 36 anni in Parlamento) la legislatura potrebbe finire nel breve arco di qualche mese.
In questi giorni il leader centrista va confidando ad amici e colleghi una sorta di ‘lodo Casini’ che, come ha scritto il Giornale, si riassume cosi’: non firmate per l’indizione del referendum sul taglio dei parlamentari, sarebbe la pietra tombale sulla legislatura.

A quanto apprende l’agenzia Dire (www.dire.it), quel ragionamento Casini lo ha fatto arrivare ad orecchie attente: quelle di Matteo Renzi nel corso di una lunga chiacchierata – peraltro sotto gli occhi di tutti in aula- in occasione del dibattito sul Mes, lo scorso 2 dicembre. Mentre Conte parlava di come andare avanti, Casini e Renzi passavano in rassegna scenari ben piu’ pessimisti, per il governo.

Secondo il centrista, riferiscono fonti accreditate, se i firmatari della petizione raggiungessero il numero minimo sufficiente di 65 entro la data del 12 gennaio, e se dunque si potesse tenesse il referendum sul taglio dei parlamentari, la legislatura si allungherebbe di colpo di sei mesi. Ma quei mesi in piu’ potrebbero essere gli ultimi.

A tutti e’ chiaro che nessuno – tranne i proponenti (Fondazione Einaudi e i senatori Cangini, Pagano e Nannicini) – confida davvero nell’esito della consultazione. E’ quasi scontato che al voto vincerebbero i pareri favorevoli alla riforma. Il valore di quei sei mesi in piu’ per tenere la consultazione sta nella sospensione che producono sugli effetti della riforma. In quel lasso di tempo, cioe’, non entrerebbe in vigore il taglio e a un’eventuale votazione politica si chiederebbe agli italiani di eleggere 945 parlamentari e non 600.

A muovere gli animi dei senatori sarebbe cioe’ il vecchio adagio sulle motivazioni che ispirano il comportamento dei capponi: entrerebbero mai da soli nel forno? Mai. Da qui l’impulso a firmare per il referendum e vedere cosa accade. L’appello di Casini, per quanto ascoltato da molti, non ha convinto tutti.

Questi gli argomenti al centro del confronto tra Casini e Renzi il 2 dicembre scorso. Con un’aggiunta, messa a fuoco dai due centristi: a quanto risulta alla Dire le firme dei 15 senatori mancanti ad oggi sono gia’ assicurate. E Casini lo ha detto a Renzi. Al momento, a dire il vero, sono 52. Ma entro la prossima settimana saranno almeno 65, confermano alla Dire fonti accreditate. Senza contare che la clessidra puo’ correre fino al 12 gennaio. Per quella data l’obiettivo sara’ raggiunto con un ampio margine.

Insomma per il governo la Befana potrebbe portare carbone. Tanto piu’ che nell’ormai famoso ‘patto del Chianti’ tra Salvini e Renzi (l’incontro e’ stato smentito, ma non i contatti tra i due) lo scenario di una fine accelerata della legislatura e’ stata la premessa da cui partire. I due si sarebbero detti che se il prossimo anno si aprira’, come sembra, con l’ansia dei parlamentari di andare a votare con le regionali in primavera per avere piu’ chance di tornare in Parlamento, se dunque questo sara’ lo scenario, tanto vale allora tenere le carte in mano e provare a guidare i giochi. A cominciare dalla legge elettorale. Lo scambio prevederebbe il via libera di Salvini al proporzionale con l’assicurazione di una parte della maggioranza sulla fine anticipata del governo. A quel punto anche l’esito delle regionali in Emilia Romagna, sarebbe un dato poco piu’ che trascurabile.