Crollo nascite, Di Maio: “Nel Def 3 misure di buon senso”


L’annuncio del vicepremier Di Maio: contro la denatalità nel Def saranno inserite misure di aiuto alle famiglie. Ecco quali sono le proposte del Ministro

L’annuncio del vicepremier Di Maio: contro la denatalità nel Def saranno inserite misure di aiuto alle famiglie. Ecco quali sono le proposte del Ministro

“Sulla famiglia il MoVimento 5 Stelle ha un piano molto ambizioso, che vogliamo iniziare a concretizzare. Nel Def, oltre al dl Crescita e allo Sblocca cantieri, in qualità di ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali proporrò l’inserimento di un capitolo dedicato proprio alla famiglia, incluse alcune misure che possiamo portare a casa già nel 2019 e con la prossima finanziaria”. Ad annunciarlo, con un post pubblicato sulla sua pagina Facebook e sul Blog delle Stelle, è il vicepremier Luigi Di Maio.

“Sono giorni che c’è un gran parlare sulla famiglia. Sento molte parole, molte chiacchiere, parecchie polemiche che considero inutili. Siamo stati eletti per lavorare e risolvere i problemi” si legge ancora nel post. Nel Def, secondo quanto affermato da Di Maio, nel capitolo dedicato alla famiglia, saranno incluse alcune misure :

  1.  La riforma dell’Irpef con il coefficiente familiare. Oggi ogni cittadino che prende uno stipendio ha delle detrazioni in base al nucleo familiare. Noi vogliamo fare un passo avanti, ovvero inserire un coefficiente da calibrare sull’Irpef di ogni famiglia. Hai 2,3 o 4 figli a carico? Il coefficiente varia e si riduce proporzionalmente l’Irpef da pagare per i genitori.
  2. Un impegno verso maggiori incentivi per chi ha necessità di una baby sitter e per l’acquisto di pannolini, con sconti del 50% sul prodotto.
  3. Agevolazioni sulle rette degli asili nido, fino ad arrivare a un dimezzamento (per il primo, il secondo e il terzo figlio) in quelle Regioni dove il costo è più alto. Nel 2017/2018 la tariffa media mensile, secondo il report di Cittadinanzattiva, è stata di 301 euro mensili, ciò significa che in alcuni casi si potrebbe arrivare a un risparmio anche di 1.500 euro a famiglia in un anno.

“Sono provvedimenti di buon senso che hanno un chiaro obiettivo: mettere in condizioni le coppie italiane di poter tornare a fare figli. In fondo, siamo al mondo per questo. Ed è giusto che lo Stato inizi a prendere sul serio un problema che l’Italia si trascina ormai da troppi anni. Serve un nuovo Welfare familiare. Servono meno opinioni e più fatti” conclude Di Maio.

Nel 2018 crollo storico delle nascite

Storico crollo nascite in Italia nel 2018 che diventa l’anno peggiore di sempre con 9mila neonati in meno rispetto al minimo segnato nel 2017

Storico crollo nascite in Italia nel 2018 che diventa l’anno peggiore di sempre con 9mila neonati in meno rispetto al minimo segnato nel 2017 e un trend negativo che riguarda anche gli stranieri. E’ quanto emerge da un’analisi di Uecoop, l’Unione europea delle cooperative, sugli ultimi dati demografici Istat in relazione all’annuncio del vicepremier Di Maio che contro la denatalità nel Def saranno inserite misure di aiuto alle famiglie sul modello francese con 50% sconto sui pannolini, 50% sulle spese per la baby sitter e un coefficiente famigliare che abbatte l’Irpef a seconda del numero dei figli.

Con appena 449mila nuovi nati nel 2018 la situazione demografica italiana è influenzata da cambiamenti sociali, ritmi quotidiani sempre più frenetici, spese crescenti per asili, istruzione e tempo libero, oltre alla tendenza a fare figli dopo i 40 anni accorciando il tempo biologico per la procreazione.

E se una volta era il Sud a guidare le nascite con le famiglie più numerose – evidenzia Uecoop – adesso la “linea della culla” si è spostata sempre più a Nord con il record della provincia di Bolzano che è l’area più prolifica del Paese con 1,76 figli per donna contro 1,32 della media nazionale, seguita dalla provincia di Trento con 1,50, dalla Lombardia con 1,38 e dall’Emilia Romagna con 1,37 figli per donna mentre nelle regioni del Mezzogiorno ci si ferma a 1,29 e precipita a 1,16 in Basilicata, a 1,13 in Molise e a 1,06 in Sardegna.

Nelle aree dove il welfare è più sviluppato le famiglie fanno più figli perché sono più sicure rispetto al futuro, sanno di poter contare su servizi pubblici e privati dedicati non solo ai figli ma anche agli anziani considerato l’aumento della speranza di vita che per gli uomini sfiora ormai gli 81 anni (80,8) mentre per le donne supera gli 85 (85,2).

Si tratta di un contesto sociale dove il welfare pubblico e privato deve affrontare una doppia sfida: da una parte asili e scuole per i figli e dall’altra assistenza domiciliare o in residenze specializzate per gli anziani con il mondo cooperativo socio assistenziale che ogni anno segue oltre 7 milioni di famiglie grazie a 355mila addetti sul territorio nazionale.

E mentre le spese crescono non è un caso che – rileva Uecoop su dati Eurispes – proprio 7 genitori su 10 si augurino che i figli una volta cresciuti si impegnino subito nel mondo del lavoro con un picco di oltre l’85% in Sicilia e Sardegna mentre nel nord ovest dell’Italia il 72,1% si aspetta che il figlio o la figlia resti in famiglia in attesa di trovare una sistemazione in linea con le proprie aspirazioni. Ma con una disoccupazione giovanile che in Italia raggiunge il 31,9% quella di restare a casa senza potersi creare una propria famiglia sembra essere sempre più spesso quasi una scelta obbligata.