Inflazione al +1%: stangata da 339 euro a famiglia


Inflazione all’1% si traduce in una maggiore spesa su base annua per le famiglie italiane superiore ai 300 euro secondo le associazioni dei consumatori

Inflazione all’1% si traduce in una maggiore spesa su base annua per le famiglie italiane superiore ai 300 euro secondo le associazioni dei consumatori

L’Istat non conferma i dati preliminari dell’inflazione di febbraio, pari a +1% su base annua, dal +1,1% precedente. “Bene, positivo che si attenui il rialzo rispetto alla precedente stima, anche se resta l’accelerazione dei prezzi rispetto al +0,9% di gennaio. Inoltre, si conferma la speculazione sui vegetali freschi ed il balzo sia del carrello della spesa che dei prodotti ad alta frequenza, per quanto in attenuazione rispetto ai dati preliminari” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

“Per una coppia con due figli, la famiglia tradizionale di una volta, l’inflazione al +1% significa avere una maggior spesa annua complessiva di 339 euro, 217 euro per i beni ad alta frequenza di acquisto e ben 140 euro per il solo carrello della spesa, ossia per gli acquisti quotidiani” prosegue Dona.

“Per la coppia con 1 figlio, la tipologia di nucleo familiare ora più diffusa in Italia, la stangata è di 318 euro su base annua, 197 per i beni acquistati più frequentemente, ben 124 euro se ne vanno per le compere di tutti i giorni, mentre per l’inesistente famiglia tipo, l’incremento dei prezzi si traduce, in termini di aumento del costo della vita, in 277 euro in più nei dodici mesi, 167 per i beni ad alta frequenza, 105 per il carrello della spesa. Per un pensionato con più di 65 anni, il rincaro annuo complessivo è pari a 183 euro, 202 euro per un single con meno di 35 anni” conclude Dona.

Rese noti oggiinvece, i dati dell’inflazione delle regioni e dei capoluoghi di regione e comuni con più di 150 mila abitanti, in base ai quali l’Unione Nazionale Consumatori ha stilato la classifica delle città delle regioni più care d’Italia, in termini di aumento del costo della vita.

Secondo lo studio dell’associazione di consumatori, in testa alla classifica dei capoluoghi e delle città con più di 150 mila abitanti più care (cfr. tabella n. 1) in termini di rincari, si confermano Bolzano che, con un’inflazione a +1,5%, ha la maggior spesa aggiuntiva, equivalente, per una famiglia tipo, a 499 euro su base annua. Al secondo posto, Bologna dove il rialzo dei prezzi dell’1,5%, determina un aumento del costo della vita, per la famiglia media, pari a 423 euro, terza Modena, dove l’inflazione dell’1,4% comporta un aggravio annuo di spesa di 393 euro.

La città più conveniente, in termini di minori rincari, è, invece, per la prima volta, incredibilmente, Venezia che, essendo addirittura in deflazione, consentirà un risparmio di spesa ai veneziani di 79 euro. Al secondo posto Firenze, dove l’inflazione a +0,3% genera un esborso addizionale di soli 81 euro, al terzo Cagliari, +0,6%, con un aumento del costo della vita pari a 118 euro.

In testa alla classifica delle regioni più costose (cfr. tabella n. 2) in termini di maggior spesa, l’Emilia Romagna, che registra, per una famiglia tipo, una batosta pari a 354 euro su base annua. Segue il Trentino Alto Adige, dove l’incremento dei prezzi pari all’1,2% implica un’impennata del costo della vita pari a 340 euro, terza la Liguria, dove, pur essendoci un’inflazione all’1,3%, superiore al Trentino, si ha un salasso annuo di 288 euro.

La Sardegna è la regione con meno rincari, con un’inflazione dello 0,5% che si traduce in un aumento di spesa di 94 euro, al secondo posto la Basilicata, che perde il primato: +0,7%, pari a 142 euro.

Tabella n. 1: Classifica delle città più care (capoluoghi di regione e comuni con più di 150 mila abitanti), in termini di spesa aggiuntiva annua (in ordine decrescente di spesa)

NCittàRincaro annuo per la famiglia tipo (*)Inflazione
1Bolzano4991,5
2Bologna4231,5
3Modena3931,4
4Brescia3821,3
5Verona3691,4
6Reggio Emilia3651,3
7Livorno3491,3
8Ravenna3371,2
9Trieste3221,3
10Milano2951
11Torino2921,1
12Genova2781,2
13Roma2661,1
14Padova2631
15Messina2541,3
16Parma2530,9
17Bari2521,2
18Palermo2171,1
19Catania2171,1
20Napoli2101
21Aosta2050,8
22Trento2030,8
23Perugia1570,7
24Catanzaro1500,8
25Reggio Calabria1500,8
26Ancona1300,6
27Potenza1270,6
28Cagliari1180,6
29Firenze810,3
30Venezia-79-0,3

(*) famiglia media da 2,4 componenti

Fonte: Unione Nazionale Consumatori su dati Istat

Tabella n. 2: Classifica delle regioni più care, in termini di spesa aggiuntiva annua (in ordine decrescente di spesa)

NRegioniRincaro annuo per la famiglia tipo (*)Inflazione
1Emilia-Romagna3541,3
2Trentino Alto Adige3401,2
3Liguria2881,3
4Friuli-Venezia Giulia2871,2
5Lombardia2851
6Piemonte2811,1
7Puglia2591,3
8Lazio2551,1
9Valle d’Aosta2380,9
10Sicilia2241,2
11Toscana2080,8
12Campania2001
13Abruzzo1941
14Marche1880,9
15Calabria1791
16Veneto1780,7
17Umbria1510,7
18Basilicata1420,7
19Sardegna940,5

(*) famiglia media da 2,4 componenti

Fonte: Unione Nazionale Consumatori su dati Istat

Tabella n. 3: spesa aggiuntiva annua per tipologia familiare e divisioni di spesa (valori in euro)

DIVISIONI DI SPESAFamiglia media IstatCoppia

con 2 figli

Coppia

con 1 figlio

Single con più di 65 anniSingle con meno di 35 anniInflazione annua

febbraio

Prodotti alimentari e bevande analcoliche93,25125,44110,1461,8947,661,7
Bevande alcoliche e tabacchi18,9823,6522,658,8315,793,5
Abbigliamento e calzature1,432,341,830,571,060,1
Abitazione, acqua, elettricità e combustibili142,03155,06150,85108,73128,013,8
Mobili, articoli e servizi per la casa2,642,863,102,150,930,2
Servizi sanitari e spese per la salute7,367,978,186,881,850,5
Trasporti20,9131,8129,535,7013,920,6
Comunicazioni-57,31-75,65-69,66-33,25-41,45-7,5
Ricreazione, spettacoli e cultura-4,67-7,17-5,83-2,13-2,74-0,3
Istruzione0,190,480,280,000,150,1
Servizi ricettivi e di ristorazione15,6723,7320,504,4315,391
Altri beni e servizi36,9248,5746,2219,0921,571,7
TOTALE RINCARO ANNUO (*)2773393181832021
       
Rincaro prodotti ALTA FREQUENZA (*)1672171971031111,5
Rincaro CARRELLO DELLA SPESA (*)10514012468561,6

Fonte: Unione Nazionale Consumatori su dati Istat

(*) Totali arrotondati

Le elaborazioni del Codacons

L’inflazione all’1% si traduce in una maggiore spesa su base annua pari a +390 euro per un nucleo con due figli, mentre per la famiglia “tipo” l’aggravio si ferma a +308 euro annui. Lo afferma il Codacons, elaborando i dati Istat sulla base dei numeri ufficiali dell’istituto sulla spesa per consumi delle famiglie.

“Assistiamo ad oscillazioni del tasso d’inflazione dovute principalmente a fattori esterni – spiega il presidente Carlo Rienzi –. Sul rialzo dei prezzi di febbraio ha pesato in modo particolare l’aumento dei listini nel comparto alimentare, con l’ortofrutta che ha risentito delle condizioni meteo eccezionali. Le ondate di maltempo con neve e gelo registrate da inizio anno, seguite da un caldo anomalo, hanno avuto effetti sulle coltivazioni mandando in tilt le produzioni e producendo un sensibile incremento dei prezzi al dettaglio delle verdure”.

“Occorrerà tuttavia attendere le prossime settimane per verificare se, al netto di situazioni eccezionali che influiscono sui listini, i prezzi in Italia abbiano o meno ripreso a crescere uscendo dalla fase di debolezza che ha caratterizzato l’inflazione negli ultimi mesi” conclude Rienzi.

Coldiretti: +18,4% delle verdure per clima pazzo

In controtendenza all’andamento generale balzano i prezzi delle verdure che fanno segnare un aumento del 18,4% rispetto allo scorso anno per effetto del clima pazzo che ha sconvolto i raccolti e ridotto le disponibilità sui mercati. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare i dati Istat sull’inflazione a febbraio nel sottolineare peraltro che è diversa la situazione per le produzioni frutticole come le clementine con prezzi all’origine per i produttori molto bassi, su valori inferiori ai 20 centesimi di euro al chilogrammo.

Sulle verdure si scontano gli effetti dell’ondata di maltempo che ha colpito la Penisola con gelo, neve e vento  danneggiando verdure e serre alla quale è seguita una anomala ondata di calore che sta mandando ora in tilt le coltivazioni di ortaggi con l’anticipazione delle primizie mentre mandorli e albicocchi sono in fiore e i peschi pronti a sbocciare.

Gli agricoltori stanno facendo i conti con una forte riduzione della produzione sulla quale si innescano fenomeni speculativi sui prezzi per colpa delle distorsioni di filiera a scapito dei consumatori e dei produttori.

I cambiamenti climatici colpiscono le imprese agricole con lo sconvolgimento dei normali cicli colturali che impattano sul calendario e sulle disponibilità con effetti concreti anche per i consumatori che sono costretti a fare i conti con le fluttuazioni anomale dell’offerta e dei prezzi dei prodotti che mettono nel carrello della spesa.