Scoperte prime tracce dell’orso gigante “dal muso corto”


A Collepardo, in provincia di Frosinone, ritrovato il fossile dell’Agriotherium, orso gigante “dal muso corto”: è uno dei carnivori più grandi mai vissuti in Europa

A Collepardo, in provincia di Frosinone, ritrovato il fossile dell'Agriotherium, l’orso gigante "dal muso corto": è uno dei carnivori più grandi mai vissuti in Europa

L’Agriotherium – l’orso gigante “dal muso corto” (“short-faced bear” in inglese)- è uno dei carnivori più grandi mai vissuti in Europa, un orso pesante circa 900 chili e lungo oltre 2 metri. Il ritrovamento di fossili attribuibili a questo urside è molto raro. In Europa ne sono stati rinvenuti solo 5 esemplari, rappresentati per lo più da denti isolati e da frammenti di mandibole. A questi si va ad aggiungere il reperto italiano appena scoperto che è un frammento di mandibola ben conservato.

Il reperto è stato ritrovato nel Lazio Meridionale, in una piccola placca di travertino conservata all’interno di un complesso di brecce continentali, le brecce di Guarcino e le brecce di Collepardo (provincia di Frosinone), mai datate direttamente. Il fossile era completamente inglobato in roccia insieme ad ossa di altri animali. Per studiarlo in modo non invasivo e senza danneggiare nessuno dei reperti, è stato estratto digitalmente dal travertino utilizzando la tomografia computerizzata (TAC).

I ricercatori dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr (Cnr-Igag) Mauro Brilli, Francesca Giustini e Ilaria Mazzini hanno effettuato lo studio di dettaglio dell’affioramento fossilifero, la ricostruzione dell’ambiente deposizionale e l’analisi degli isotopi stabili. Hanno potuto così evidenziare l’evoluzione da un ambiente di acque dolci semiconfinate soggette a forte evaporazione ad un ambiente progressivamente più aperto caratterizzato da elevata umidità, individuando quindi il passaggio da un clima caldo ad un clima temperato umido.

La scoperta è importante non solo perché segnala la presenza di questo grande carnivoro in Italia, ma anche perché ha consentito di attribuire un’età di oltre 3 milioni di anni ai fossili di Collepardo e quindi alle rocce che lo contengono. Nuovi studi sono in corso attraverso i quali sarà possibile ricostruire con maggior dettaglio gli ecosistemi terrestri del Pliocene in Italia.