Il Governo Conte in cifre: identikit della maggioranza gialloverde


A quasi 3 mesi dal voto ha prestato giuramento il governo Conte, sostenuto dall’alleanza Movimento 5 Stelle-Lega. Età media, quote di genere, ricambio politico e connessioni con aziende nell’analisi di Openpolis

A quasi 3 mesi dal voto ha prestato giuramento il governo Conte, sostenuto dall’alleanza Movimento 5 Stelle-Lega. Età media, quote di genere, ricambio politico e connessioni con aziende nell'analisi di Openpolis

Per la formazione del Governo Conte sono serviti 89 giorni, dalle elezioni del 4 marzo 2018 al giuramento del primo giugno. Mai nella storia repubblicana ci è voluto così tanto tempo per la formazione di un esecutivo. Quasi tre mesi esatti, per un’attesa che ha superato di circa una settimana il precedente record fissato dal governo Amato nel 1992, quando di giorni ce ne vollero 83.

Sono solo alcuni dei numeri dell’ultima analisi di OpenPolis sul Governo Conte, che dopo il voto di fiducia al Senato e quello alla Camera ora inizia a muovere i primi passi.

Lo stallo istituzionale

La causa di questo stallo istituzionale è stata una tornata elettorale che non ha indicato un chiaro vincitore. Sia il Movimento 5 stelle che la coalizione di centrodestra hanno rivendicato la vittoria, ma nessuna delle due ha ottenuto i numeri per governare in maniera autonoma. Dopo vari tentativi di formare un governo “neutrale”, il primo giugno ha prestato giuramento l’esecutivo targato Movimento 5 stelle-Lega, guidato dal professore Giuseppe Conte. Un esecutivo che ad oggi è composto solamente dal consiglio dei ministri, non essendo stati ancora nominati sottosegretari e vice ministri. “Le analisi che seguiranno saranno quindi successivamente replicate quando la formazione della squadra di governo sarà completata. A quel punto si potranno anche valutare le variazioni negli equilibri dell’alleanza 5stelle-Lega” spiega OpenPolis.

Ricambio politico

Escludendo i governi tecnici di Monti e Dini, nella nostra storia repubblicana non c’è mai stato un tale ricambio politico nel consiglio dei ministri. Solo 2 dei 19 membri (incluso Conte), hanno avuto un precedente incarico da ministro, il 10,5%. Parliamo nello specifico di Paolo Savona, ministro dell’industria nel governo Ciampi, e di Enzo Moavero Milanesi, al dicastero degli affari europei sia con Monti che con Letta.

Il tasso di ricambio (percentuale di membri al primo incarico in consiglio dei ministri) è quindi molto alto, attestandosi all’89,5%. Per capire l’importanza dei numeri in questioni, basti pensare che nel corso della prima repubblica la percentuale è stata in media del 22,75%, e che dal 1994 in poi, con l’arrivo del primo governo Berlusconi e della seconda repubblica, la media, pur crescendo, si è fermata al 56,78%. Il dato del Governo Conte o 5stelle-Lega è il più alto tra i governi politici della storia repubblicana, battuto solamente dai due governi tecnici sopra menzionati.

Età media e parità di genere

L’età media dei membri del Consiglio dei ministri è di 2 anni inferiore alla media degli ultimi 5 governi. Si tratta del terzo più giovane dopo quello preseduto da Matteo Renzi (47,29 anni) e il quarto governo Berlusconi (50,04). Con un’età media di 50,26 anni è di gran lunga sotto il record negativo fissato dall’esecutivo tecnico guidato da Mario Monti, quando l’età media raggiungeva quasi i 63 anni.

In maniera molto simile a quello che è successo dalla XVI a oggi sono pochi gli under 40 nella squadra di governo. Come fu nei governi Berlusconi IV, Renzi e Gentiloni parliamo di soli 3 ministri. Si tratta del ministro al lavoro e sviluppo economico Luigi Di Maio (M5s – 31 anni), del ministro senza portafoglio ai rapporti con il parlamento Riccardo Fraccaro (M5s – 37 anni) e del ministro senza portafoglio alla famiglia e la disabilità Lorenzo Fontana (Lega – 38 anni). Numeri quindi in linea con gli esecutivi precedenti, ma sicuramente con un peso diverso. Luigi Di Maio infatti, oltre a essere ministro, ricopre la carica di vice presidente del consiglio dei ministri. 

La percentuale di donne nel Consiglio dei ministri dal governo Berlusconi IV a oggi si è generalmente attestata, seppur con 2 eccezioni di rilievo, sotto al 30%. Il governo Conte con 5 donne su 18 (27,78%) rispecchia in pieno questo trend, confermando tra le altre cose il dato del precedente governo Gentiloni. Negli ultimi 6 esecutivi solo quello guidato da Matteo Renzi nel 2014 (con il 50% di donne ministro all’insediamento), e quello con Letta premier nel 2013 (il 33,33%) hanno fatto segnare una percentuale fuori dalla media. Punto più basso negli ultimi anni è stato raggiunto dal governo tecnico Monti (16,67% di donne).

Le donne ministro nel Governo Conte

Nel governo Conte ci solo due donne ministro con portafoglio: Giulia Grillo alla salute e Elisabetta Trenta alla difesa. Entrambe succedono ad altre 2 donne che avevano ricoperto l’incarico sia nel governo Renzi che in quello Gentiloni. I due dicasteri in questione sono quindi ininterrottamente guidati da donne ormai dal febbraio del 2014. Nel caso della salute si può persino risalire al 2013, quando la delega fu data per la prima volta alla Lorenzin dall’allora premier Letta.

Tre dei 18 ministri hanno attualmente ruoli o incarichi in uno degli oltre 100 think tank politici attivi in Italia: Moavero Milanesi, Savona e Tria.

Particolarmente ricorrente è l’Aspen Institute Italia, con due membri del comitato esecutivo che fanno ora parte del governo Conte: Enzo Moavero Milanesi (ministro Affari esteri) e Paolo Savona (ministro Affari europei). Con 2 ministri anche la Fondazione Iustus di Giulio Tremonti: Paolo Savona e Giovanni Tria. Quest’ultimo è anche membro del comitato economico della Fondazione Craxi e del comitato scientifico della Fondazione Magna Carta di Gaetano Quagliariello. Il tanto discusso Paolo Savona, oltre alle due fondazione già citate, è anche presidente della Fondazione Ugo La Malfa, nonché nel consiglio scientifico della Fondazione Icsa.

Partecipazioni e incarichi aziendali

Per la legge 215 del 2004 “Norme in materia di risoluzione dei conflitti di interesse” il titolare di una carica di governo, nello svolgimento del proprio incarico, non può:

  • ricoprire cariche in enti di diritto pubblico, anche economici;
  • ricoprire cariche in società aventi fini di lucro o in attività di rilievo imprenditoriale;
  • esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite, a favore di soggetti pubblici o privati;
  • esercitare qualsiasi tipo di impiego o lavoro pubblico/privato;

A valutare eventuali situazioni di incompatibilità sarà l’Antitrust. Entro 30 giorni dall’assunzione della carica i membri del governo dovranno rendere una dichiarazione relativa alla situazione di incompatibilità. Inoltre, entro 90 giorni dal giuramento, dovranno comunicare attività patrimoniali e partecipazioni azionarie, anche per coniugi e parenti entro il secondo grado.

“A quel punto l’Antitrust farà le dovute valutazioni, accertando la sussistenza o meno di incompatibilità. Una procedura necessaria per contrastare eventuali conflitti di interesse. Varie sono le ipotesi, ma la più pericolosa riguarda l’adozione, o la partecipazione all’adozione di atti collegiali, attraverso i quali il titolare di una carica di governo favorisca se stesso, il coniuge o i suoi parenti entro il secondo grado, arrecando al contempo un danno all’interesse pubblico” spiega OpenPolis. Dall’assegnazione di contratti publici ad aziende collegate ai ministri in questione, all’approvazione di norme che le favoriscono direttamente o indirettamente.

Otto dei 18 ministri, nonché il presidente del consiglio Giuseppe Conte, hanno collegamenti con aziende private. Sono state considerate sia gli incarichi aziendali che le partecipazioni aziendali.

  • Alberto Bonisoli (Beni culturali): Most Consult Srl (Presidente Cda, proprietario al 75%); Most S.A.S di Lucia veleva e C (Socio accomodante); Nuova Accademia Srl (Consigliere nel Cda);
  • Giulia Bongiorno (Pubblica amministrazione): Cerved Spa (Consigliere nel Cda), Juventus Fc Spa (Consigliere nel Cda);
  • Giuseppe Conte (Presidente del consiglio): GHMS Venezia Spa (Consigliere nel Cda), La peninsulare compagnia generale di assicurazione Spa (Consigliere di sorveglianza);
  • Luigi Di Maio (Lavoro e sviluppo economico): Ardima Srl (socio al 50%);
  • Lorenzo Fontana (Famiglia e disabilità): Cancro primo aiuto (Consigliere nel Cda);
  • Enzo Moavero Milanesi (Affari esteri): Gerundo Società a responsabilità limitata (socio al 50%);
  • Matteo Salvini (Interno): Cancro primo aiuto (Vicepresidente Cda);
  • Elisabetta Trenta (Difesa): ConsorHum for research on intelligence and security services (Comitato direttivo);
  • Giovanni Tria (Economia): Fondazione universitaria Ceis-Economia Tor Vergata (Consigliere nel Cda).