Telecamere a scuola: scontro tra Codacons e sindacati


L’associazione dei consumatori chiede la videosorveglianza in classe contro atti di bullismo. I sindacati: “No al controllo dei docenti, non sono un deterrente”

I casi di bullismo a scuola, nei confronti dei professori o di alunni, si moltiplicano e sul tema è scontro tra il Codacons, che chiede l'installazione di telecamere nelle aule, e i sindacati che si dicono invece contrari.

I casi di bullismo a scuola, nei confronti dei professori o di alunni, si moltiplicano e sul tema è scontro tra il Codacons, che chiede l’installazione di telecamere nelle aule, e i sindacati che si dicono invece contrari.

“Stigmatizziamo con la massima severità le affermazioni dei sindacati che ci appaiono non solo sbagliate ma anche vergognose” afferma il presidente dell’associazione dei consumatori, Carlo Rienzi.

“Tali enti sembrano infatti mettere gli interessi di maestre e insegnanti prima di quelli dei bambini, parlando impropriamente di ‘Grande Fratello’ al solo scopo di difendere la categoria. Ma così facendo dimenticano che proprio grazie alle telecamere installate dalle forze dell’ordine nelle scuole è stato possibile individuare violenze commesse dai docenti a danno di bambini e alunni disabili, atti che sarebbero rimasti impuniti senza l’occhio vigile delle telecamere” sottolinea Rienzi.

“Al contrario i sistemi di videosorveglianza nelle aule sono l’unica possibilità per evitare bullismo, maltrattamenti e veri e propri crimini che purtroppo, come ci insegnano i fatti di cronaca, sono sempre più numerosi nelle scuole italiane e aumentano di giorno in giorno. Riprese che devono essere utilizzare non per controllare i lavoratori ma al solo scopo di evitare abusi e punire reati” conclude il presidente Codacons.

La posizione dei sindacati

Di tutt’altro parere, come detto i sindacati della scuola. “Leggiamo in queste ore dalle agenzie di stampa che nel dibattito che si sta sviluppando sui casi di bullismo e violenze a scuola vengono avanzate proposte sull’opportunità di estendere anche alle aule della scuola secondaria di primo e secondo grado la videosorveglianza già proposta per le scuole dell’infanzia. La presenza delle telecamere in classe sarebbe, secondo alcuni, un ottimo deterrente a violenze e aggressioni sia nei confronti dei compagni di classe che verso gli insegnanti” spiega un comunicato dalla FLC CGIL.

“Ribadiamo qui, e con forza, la nostra contrarietà ad ogni uso improprio, e soprattutto di controllo, della videosorveglianza nelle aule scolastiche. Non è con le campagne di legge e ordine che si risolve un problema come quello che sta emergendo in queste ore di crisi e messa in discussione dell’autorevolezza e del prestigio della scuola e dei docenti. Lo abbiamo detto e lo ribadiamo: è venuto meno, da tempo, il fondamento stesso su cui si basa il sistema di istruzione. Le famiglie, che prima consegnavano alle scuole bambini e adolescenti abituati al no e al rispetto delle regole, mostrano oggi crescenti difficoltà a svolgere il loro compito educativo e a riconoscere e sostenere la funzione fondamentale svolta dalla scuola come agenzia di acquisizione dei saperi e delle conoscenze. Ma la scuola è, e rimane, l’unico vero presidio educativo e culturale del Paese per il quale occorre investire, per evitare di compromettere il suo prestigio sociale, consentendo le conseguenze a cui tutti stiamo assistendo”.

“Siamo contrari a queste scelte per molteplici ragioni – dichiara Francesco Sinopoli, segretario generale FLC CGIL -. Siamo innanzitutto convinti che le telecamere non possano essere utilizzate per sottoporre a controllo il lavoro dei dipendenti, e i docenti sono dipendenti dello Stato. Vanno dunque sistemate all’esterno, o comunque distanti dai luoghi dell’insegnamento e dell’apprendimento”.

“In secondo luogo, non costituiscono un ‘deterrente’ contro fenomeni di volenza o bullismo, perché quei fenomeni si risolvono solo mediante azioni educative affidate alla sapienza della comunità scolastica e non con tecnologie repressive. C’è infine una ragione di carattere culturale: non si combatte il narcisismo di alcuni, veicolato sui social dalle telecame dei cellulari, con analoghi dispositivi e mezzi tecnici, che potrebbero addirittura fomentare una reazione esattamente contraria: ci sono le telecamere? Ne approfittiamo, e ci esibiamo” aggiunge.

“Esprimiamo enorme disappunto per la deriva che il dibattito su bullismo e violenza sta assumendo in questi giorni sui media. Al di là dei singoli episodi, ribadiamo la nostra fiducia in quella ‘comunità educante’ che chiamiamo scuola, l’unica in grado di rispondere con saggezza e determinazione pedagogica alle sfide che quotidianamente le vengono poste dalla modernità tecnica e culturale. Lasciamo le telecamere nei parcheggi e nelle aree esterne e confidiamo nelle capacità straordinarie delle comunità scolastiche. Dietro ogni fenomeno violento o di bullismo c’è una storia umana, che coinvolge studenti e scuole, e che da essi deve essere affrontata e risolta. Una verità che viene spesso dimenticata o omessa. Noi non la dimentichiamo”, conclude Sinopoli.