Inflazione torna a crescere: per la famiglia tipo +243 euro all’anno


Trentino in testa alla classifica delle regioni con l’inflazione più alta (+516 euro). In Basilicata si risparmiano circa 24 euro all’anno

La crescita del tasso di inflazione rivista a marzo dall’Istat allo 0,8% porta a +243 euro su base annua l’aggravio di spesa per la famiglia tipo, +313 euro se si considera un nucleo composto da 4 elementi

La crescita del tasso di inflazione rivista a marzo dall’Istat allo 0,8% porta a +243 euro su base annua l’aggravio di spesa per la famiglia tipo, +313 euro se si considera un nucleo composto da 4 elementi. Lo afferma il Codacons, commentando i dati definitivi forniti oggi dall’istituto di statistica.

“A trainare i rincari è soprattutto il comparto dei trasporti, i cui prezzi segnano un incremento del +2,5% su base annua” spiega il presidente Carlo Rienzi.

“Una voce che incide pesantemente sulle tasche dei consumatori, al punto che per gli spostamenti una famiglia deve mettere in conto una maggiore spesa di +82 euro su base annua. Ma il tasso di inflazione appare diversificato sul territorio: il Trentino Alto Adige si conferma anche a marzo la regione dove i prezzi aumentano di più, con una stangata da mentre la Basilicata fa registrare per le famiglie residenti un risparmio sulla spesa pari a circa 24 euro annui”.

Ecco di seguito la classifica del Codacons delle regioni più costose in relazione ai rincari di prezzi e servizi:

Coldiretti: nei campi è deflazione

In controtendenza all’andamento generale nel carrello della spesa scendono i prezzi dei vegetali freschi che fanno registrare una diminuzione al consumo dell’8,9% rispetto allo scorso anno. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat che evidenziano una ripresa del tasso di inflazione a marzo ma nei campi è in atto una grave deflazione per molti prodotti. “Crollano i prezzi pagati agli agricoltori – sottolinea la Coldiretti – dai pomodori (-55,9%) ai peperoni (-32,4%) dai fagiolini (-27,9%) alle patate (-21,6%) rispetto allo scorso anno, mettendo a rischio aziende e posti di lavoro dopo un inverno segnato dai gravi danni provocati dal gelo”.

“Sotto accusa – continua la Coldiretti – sono le distorsioni lungo la filiera e le importazioni incontrollate dall’estero favorite spesso dagli accordi commerciali agevolati stipulati dall’Unione fortemente contestati anche perché nei Paesi di origine è spesso permesso l’uso di pesticidi pericolosi per la salute che sono vietati in Europa, ma anche perché le coltivazioni sono realizzate in condizioni di dumping sociale per il basso costo della manodopera”.