Lavoro, per tre giovani su quattro serve la raccomandazione


Lo rileva un’indagine Coldiretti/Ixè: dalla consegna di cibo a domicilio ai dog sitter, flessibilità e sacrifici dei Millennials contro la disoccupazione

Per trovare lavoro in Italia serve ancora la raccomandazione secondo tre giovani su quattro sotto i 35 anni. Lo rileva un'indagine Coldiretti/Ixè diffusa nel giorno in cui i dati Istat certificano il calo della disoccupazione nel 2017

Tre giovani under 35 su quattro (72%) hanno amici, parenti e conoscenti che hanno trovato lavoro grazie alla raccomandazione, che gli scandali e le difficoltà economiche non hanno fatto venir meno. È quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè divulgata in occasione della diffusione dei dati Istat sul lavoro che certificano il calo della disoccupazione al minimo da 4 anni.

La classica raccomandazione si è evoluta dalla classica lettera formale in modalità più discrete ma è ritenuto essere il canale più utile per “sistemarsi” anche dalle giovani generazioni. Una certezza che non scoraggia i giovani italiani in cerca di occupazione che nell’ultimo anno hanno presentato in media 14 “curriculum” in diverse forme, dai siti web delle aziende a quelli specializzati, dal social network alle agenzie fino al passaparola.

Oltre a trovare lavoro con o senza raccomandazione, per Coldiretti a far calare la disoccupazione è certamente anche la grande flessibilità con più di un giovane senza lavoro su due (56%) che accetterebbe un posto da spazzino.

Mentre poco più della metà (51%) punterebbe a un lavoro nella food delivery (consegna di cibo a domicilio) e un 50% farebbe il dog sitter, che si piazza ben davanti a pony express (39%) e operatore di call center (37%) mentre solo uno su quattro (24%) vorrebbe fare il badante.

“Per inseguire il miraggio di un lavoro – continua la Coldiretti – c’è anche chi è disposto a rinunciare ad affetti, ambizioni o tutele, magari cambiando città (46 per cento), accettando uno stipendio di 500 euro al mese (lo farebbe il 25%), ma anche facendo un lavoro completamente diverso rispetto all’obiettivo (48%) o addirittura rimettendosi a studiare (32%)”.

In questo ambito 3 giovani su 4 hanno già avuto esperienze lavorative multiple per una media di quasi 4 lavori già cambiati, che salgono a 5 se si considera la fascia tra i 30 e i 34 anni. Lo spirito di intraprendenza emerge anche dal fatto che nell’arco degli ultimi quattro anni sono praticamente raddoppiati i giovani che vogliono investire in attività imprenditoriali che rappresentano ben il 9 % del totale. Un fenomeno che interessa particolarmente le campagne dove nel 2017 sono salite a 55.121 le aziende agricole italiane condotte da under 35.

In tema di disoccupazione il Codacons frena gli entusiasmi, ricordando non solo che l’Italia risulta essere il terzo Paese d’Europa con il tasso di disoccupazione più elevato, ma che di questo passo, per tornare ai livelli occupazionali pre-crisi, ci vorranno almeno altri 10 anni.

“Pur in presenza di un calo del tasso di disoccupazione all’11,2% nel 2017, l’Italia rimane in cima alla classifica dei Paesi Ue col più alto numero di disoccupati” afferma il presidente Carlo Rienzi.

“Peggio di noi fanno solo Grecia e Spagna, con un tasso di disoccupazione rispettivamente del 20,9% e del 16,3%. Sul fronte del lavoro il nostro paese è lontanissimo dalla Germania dove la disoccupazione si ferma al 3,6%, e da nazioni virtuose quali Repubblica Ceca (2,4%) e Malta (3,5%)” aggiunge.

“Di questo passo, per tornare ai livelli occupazionali pre-crisi, all’Italia serviranno almeno altri 10 anni, considerato che rispetto al 2007 nell’ultimo trimestre del 2017 si registrano 1.408.000 disoccupati in più” conclude Rienzi.