Maxi concorso INPS per analista di processo: una partecipante ci scrive


Le riflessioni di una delle partecipanti al maxi concorso INPS per 365 posti da analista di processo

Uno dei padiglioni della Fiera di Roma dove si è svolto il maxi concorso INPS per analista di processo

Mentre la Capitale e la circolazione ferroviaria erano in tilt per la neve e il gelo, il 27 e 28 febbraio i padiglioni della Nuova Fiera di Roma sono stati presi d’assalto da migliaia di candidati arrivati da tutta Italia per partecipare al maxi concorso INPS per 365 posti da analista di processo.

Ritardi e cancellazioni dei treni hanno impedito a molti candidati di presentarsi (e si attendono una valanga di ricorsi) ma non hanno bloccato – tra diverse contestazioni – lo svolgimento della prova psico-attitudinale (60 domande a risposta multipla di informatica, logica, inglese e cultura generale, in 60 minuti).

Maria Grazia Matrone, una laurea in Giurisprudenza e l’abilitazione alla professione forense, è stata una delle partecipanti. A test concluso, ci ha inviato una riflessione sul maxi concorso INPS “condivisa dalla maggior parte dei laureati e giovani disoccupati italiani. Ritengo che il nostro futuro sia la base per una ricostruzione sensata dell’Italia ma, da troppo tempo ormai, non riceviamo risposte e, soprattutto, dignità”.

Ecco il testo della lettera che ci ha inviato.

28 febbraio 2018: Sveglia presto questa mattina. Alle 5 parto direzione Roma. Temperatura gradevole: meno 10. Ore 7.30 sono a Fiera di Roma.

Con me almeno altre 3.000 persone degli oltre 22.000 che concorrono per 365 posti di analisti di processo dell’INPS (ancora mi chiedo cosa faccia un analista di processo, ma questa è un’altra storia). Comunque: apertura porte alle ore 8,30. Uscita solo 5 ore dopo.

Non tolgo giacca, capello, guanti e sciarpa nel frattempo. Sono 0 gradi nell’aula in cui dobbiamo rispondere, dopo un’attesa di più di tre ore, a 60 domande in 60 minuti. 60 domande tra logica, informatica, inglese, cultura generale. Domande fattibili sembrano.

Per passare la prima delle 3 prove totali, però, devi totalizzare un punteggio pari o superiore a 21 e quindi rispondere correttamente ad almeno 42 domande su 60, e non sbagliarne nessuna.

Ci provo! E non passo alla prova successiva per un 1,25 in meno. Tutto nella norma, penso. Ma forse lo penso perché mi hanno abituata a pensarla in questo modo. Perché in Italia va così!!!

Se fossi una classica rompicoglioni che si lamenta per ogni cosa direi che non è normale che 22.000 laureati -tra cui persone abilitate alle più importanti professioni – anelino, nel 2018, ad un posto pubblico nell’INPS.

E non è normale che nel 2018 a qualsiasi concorso pubblico si presentino migliaia di giovani ragazzi non perché sognano il posto fisso ma perché non sanno più dove sbattere la testa.

Dovrei pensarla così se fossi una rompicoglioni. Ma non lo sono! E quindi oggi penso che ho fatto un bel viaggio a Roma, vivendo una fantastica esperienza con tantissime altre persone, e sono contenta di non essere passata così potrò ripeterla!

Intanto il 4 marzo arriva presto ed io so sicuramente chi non votare ma non so chi voterò. E anche questo è normale! Per un posto di analista di processo all’INPS devi essere il migliore tra 22.000 laureati. Per fare il parlamentare basta essere il meno peggio, laureato o no!”.