Sacchetti bio, la proposta dell’Adoc: “Prezzo fisso di 1 centesimo”


L’associazione dei consumatori propone anche la possibilità di utilizzare buste a rete proprie

6 italiani su 10 sono d’accordo con la scelta di introdurre sacchetti biodegradabili

Non si placano le polemiche sui nuovi sacchetti biodegradabili, con i consumatori infuriati soprattutto per la mancanza di alternative, anche più sostenibili, all’acquisto delle nuove buste, al costo medio di 3 cent l’una. L’Adoc lancia un appello alla Grande Distribuzione Organizzata affinché fissi il prezzo dei nuovi sacchetti a 1 cent e ai Ministeri della Salute e dell’Ambiente affinché autorizzino i consumatori a usare sporte a rete.

“Invitiamo tutta la GDO a fissare ad 1 centesimo il prezzo del sacchetto, pareggiando le spese di produzione, in modo da non appesantire eccessivamente i costi a carico del consumatore che così andrebbe a sostenere, in un anno, una maggiore spesa di 2 euro, considerando l’uso annuale di circa 200 sacchetti. Un terzo rispetto all’attuale spesa, dato che il costo medio delle nuove buste è pari a 3 cent, per un conto totale di 6 euro a fine anno” dichiara Roberto Tascini, Presidente dell’Adoc.

“Invitiamo, inoltre, il Ministero della Salute e il Ministero dell’Ambiente, anche con una semplice nota interpretativa del Decreto Mezzogiorno, ad autorizzare l’uso di sporte a rete, completamente riutilizzabili, per l’acquisto dell’ortofrutta, alla stregua di quanto già avviene in altri Paesi europei. Questa sarebbe un’alternativa non solo più economica, ma anche più sostenibile e rispettosa dell’ambiente. E che sarebbe notevolmente apprezzata dai consumatori. Che, lo ricordiamo, in larga misura sono favorevoli ai nuovi sacchetti biodegradabili” aggiunge.

“Il 65%, infatti, approva i nuovi shopper bio in ragione della loro sostenibilità ambientale, anche se va ad incidere sulle loro tasche. Un atteggiamento che andrebbe premiato abbassando, da un lato, il prezzo dei sacchetti, dall’altro prevedendo alternative all’uso di questi ultimi. Anche perché la direttiva Europea, base della normativa, non impone l’obbligo di far pagare ai consumatori i sacchetti ma solo di ridurre e disincentivare l’uso di materiali plastici. Si sarebbero potute adottare soluzioni meno onerose per il consumatore, ma siamo ancora in tempo per effettuare le giuste correzioni” prosegue Tascini.

Ad ogni modo per l’Adoc il polverone che si è sollevato è esagerato rispetto ad altre e ben più gravose situazioni.

“In un momento in cui aumentano, pesantemente, le tariffe di luce e gas, le autostrade, le tasse locali, i ticket sanitari, le tariffe telefoniche e molto altro ancora, i rincari legati ai sacchetti ci appaiono, onestamente, i meno preoccupanti – conclude Tascini -. Ci auguriamo, comunque, che almeno per le nuove buste venga trovata, in breve tempo, una soluzione ma i veri problemi, per i portafogli dei consumatori, sono altri”.