Nuovi sacchetti biodegradabili, Adoc: “Prezzo medio di 3 centesimi”


Secondo le stime dell’associazione dei consumatori in un anno ogni consumatore dovrà sborsare 6 euro in più

Dal 1° gennaio è obbligatorio usare sacchetti biodegradabili e compostabili per l’acquisto dei prodotti alimentari sfusi come frutta e verdura

Dal 1° gennaio è obbligatorio usare sacchetti biodegradabili e compostabili per l’acquisto dei prodotti alimentari sfusi come frutta e verdura. A due giorni dall’entrata in vigore il prezzo medio rilevato dall’Adoc è pari 3 centesimi di euro a sacchetto. Considerando un acquisto di circa 200 sacchetti l’anno per singolo consumatore, la maggiore spesa a carico del singolo cittadino è pari, in media, a 6 euro.

“Ad oggi il prezzo medio dei sacchetti biodegradabili è pari a 3 centesimi di euro, in linea con le previsioni” dichiara Roberto Tascini, Presidente dell’Adoc.

“Considerando che, mediamente, ogni anno un singolo consumatore acquista 200 sacchetti, se i prezzi non varieranno la maggiore spesa si attesterà sui 6 euro annuali. Per una famiglia composta da 2 adulti e un bambino la spesa potrebbe essere lievemente superiore, considerando la maggiore quantità di prodotti acquistati, ma non dovrebbe superare i 15 euro annui. Un rincaro contenuto ma che poteva essere evitato se il Governo avesse previsto alternative, ecologiche e sostenibili, ai nuovi sacchetti biodegradabili” aggiunge.

I nuovi sacchetti, difatti, non si potranno riutilizzare per altri acquisti né si potranno utilizzare sacchetti propri, o di carta, per l’acquisto dei prodotti alimentari sfusi. Ad ogni modo invitiamo tutti i consumatori a segnalarci eventuali anomalie e fenomeni speculativi sui costi dei sacchetti, in modo da denunciarli alle Autorità competenti. Augurandoci che le sanzioni previste, fino a 100mila euro, siano elevate con la massima prontezza e severità” spiega ancora Tascini.

Ad ogni modo, secondo un breve sondaggio dell’Adoc il 65% dei consumatori è d’accordo con la scelta di introdurre sacchetti biodegradabili.

“Il 65% dei consumatori si è dichiarato favorevole ai nuovi sacchetti, in ragione della loro sostenibilità. A dimostrazione che i cittadino premiano sempre di più gli interventi legati alla sostenibilità e alla tutela dell’ambiente, anche se questi vanno ad incidere sulle loro tasche, il prezzo non è più la sola e unica componente da tenere in considerazione – conclude Tascini – la ricerca di una maggiore qualità del prodotto/servizio offerto, il rispetto dell’ambiente e delle politiche di sostenibilità sono ormai fattori chiave nelle scelte dei consumatori”.

Il Codacons non ci sta: “Tassa sulla spesa è un balzello inutile”

I nuovi sacchetti biodegradabili obbligatori per il Codacons sono “un balzello inutile che non ha nulla a che vedere con l’ambiente e con la lotta al consumo di plastica”.

“Al contrario la misura è una vera e propria tassa introdotta dal Governo che peserà in modo non indifferente sui consumatori, determinando nuovi aggravi a loro carico. È assurdo e gravissimo che i costi di provvedimenti pseudo-ambientali siano scaricati interamente sugli utenti, trasferendo su di essi spese che dovrebbero essere solo a carico delle aziende e dell’industria” afferma l’associazione dei consumatori.

“Il provvedimento palesemente sbagliato relativo ai sacchetti della spesa a pagamento determinerà un aggravio di spesa che potrà raggiungere i 50 euro annui a famiglia, laddove il costo degli shopper avrebbe dovuto essere interamente a carico dei supermercati e dell’industria. Una vergogna tutta italiana che vede la netta contrarietà dei consumatori e che dimostra ancora una volta come i cittadini siano spremuti come limoni addossando sulle loro spalle i costi di qualsiasi provvedimento” conclude il Codacons.

Legambiente: “Giusto pagare, l’innovazione ha un prezzo”

“L’innovazione – dichiara Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – ha un prezzo ed è giusto che i bioshopper siano a pagamento, purchè sia garantito un costo equo che si dovrebbe aggirare intorno ai 2/3 centesimi a busta”.

“Così come è giusto prevedere multe salate per i commercianti che non rispettano la vigente normativa. In questi anni gli italiani hanno apprezzato molto il bando dei sacchetti non biodegradabili, siamo sicuri che accoglieranno bene questa importante novità riguardante gli shopper leggeri e ultraleggeri finalmente compostabili. Occorre affrontare con efficacia il problema dell’usa e getta e allo stesso tempo contrastare il problema dei sacchetti illegali, ancora troppo diffusi, e promuovere le filiere delle produzione industriali innovative e rispettose dell’ambiente” prosegue.

“Allo stesso tempo auspichiamo che l’Italia continui a seguire, con impegni e azioni concrete, la strada tracciata in questi anni e la strategia messa a punto, basata sulla corretta gestione dei rifiuti da parte dei comuni, l’economia circolare promossa dalle imprese e il contrasto al marine litter, grazie anche alle ultime novità arrivate dalla legge bilancio, e infine una maggiore tutela e salvaguardia dell’ambiente marino e della biodiversità” conclude.

In Europa, secondo gli ultimi dati diffusi dall’EPA, si stima un consumo annuo di 100 miliardi di sacchetti, una parte di questi finiscono in mare e sulle coste. Legambiente ricorda che in questi anni l’Italia si è dimostrata un esempio virtuoso in Europa per la riduzione dell’uso delle buste di plastica ed è stato il primo paese europeo ad approvare, nel 2011, la legge contro gli shopper non compostabili. Ad oggi, anche se la misura non è del tutto rispettata, c’è stata una riduzione nell’uso di sacchetti del 55%. Se fosse esteso a tutti i Paesi del Mediterraneo e non solo, i risultati in termini sarebbero molto più rilevanti. Su scala mediterranea, la messa al bando degli shopper non compostabili è attiva in Italia, Francia e Marocco. Altri Paesi hanno introdotto delle tasse fisse (Croazia, Malta, Israele e alcune zone della Spagna, della Grecia e della Turchia). La Tunisia ha messo al bando le buste di plastica non biodegradabili nelle grandi catene di supermercati e Cipro metterà in atto la normativa europea a partire dal 2018.