Gli scienziati creano patate super vitaminiche


Una ricerca internazionale condotta da ENEA, CREA e Università dell’Ohio ha prodotto “Golden Potato”

La ricerca apre nuove strade anche verso varietà di patate non OGM
La ricerca apre nuove strade anche verso varietà di patate non OGM

ROMA – Patate con un contenuto di vitamine molto più elevato grazie a un team internazionale che comprende ENEA, CREA e Università dell’Ohio. Pubblicata sulla rivista scientifica PLOS ONE, la ricerca ha permesso di ottenere un tubero, denominato “Golden Potato” per il colore giallo intenso dovuto all’elevata quantità di beta-carotene, che rispetto alle patate più diffuse in commercio ha un contenuto 10 volte più elevato di vitamina E di oltre 200 volte di pro-vitamina A.

Una porzione da 150 grammi fornisce, rispettivamente, il 34% e il 42% della dose giornaliera consigliata di queste due vitamine a bambini in età pre-scolare. E proprio la carenza di vitamina A è tra le principali cause di cecità e mortalità infantile in molti paesi in via di sviluppo. Per raggiungere gli stessi livelli di vitamina A occorrerebbe mangiare 30 kg di patate comuni.

“Siamo partiti da una varietà di patata dal basso contenuto di carotenoidi e l’abbiamo ‘indotta’ a produrre una quantità beta-carotene molto più elevata, inserendo nel suo DNA i geni del batterio Erwinia non patogeno per l’uomo”, spiega Giovanni Giuliano, coordinatore della ricerca per ENEA. “La scelta di usare geni batterici nel nostro esperimento – prosegue Giuliano – è stata dettata solo da una questione di semplicità: i batteri infatti hanno un genoma molto più piccolo di quello delle piante e riescono a fare le stesse cose con molti meno geni. Se avessimo usato i geni della carota per sintetizzare il beta-carotene, ce ne sarebbero voluti 6 anziché 3”.

Mark Failla e il suo team di ricercatori dell’Ohio State University hanno contribuito all’esperimento con un innovativo sistema simulato di digestione che ha permesso di studiare la bio-accessibilità del beta-carotene, ossia la quantità di nutriente rilasciata dalle patate e disponibile per l’assorbimento.

“Per raggiungere questi risultati – conclude Giuliano – abbiamo utilizzato sulle patate un sistema di biofortificazione che impiega tecniche di ingegneria genetica, per ora l’unica opzione percorribile, a differenza del mais e della manioca dove il miglioramento genetico tradizionale funziona. È importante, quindi, mantenere un’apertura mentale, ricordando che le esigenze nutrizionali sono diverse nel mondo e che entro il 2050 ci troveremo a dover fornire cibo sicuro e nutriente a 9 miliardi di persone”.

La ricerca apre nuove strade anche verso varietà di patate non OGM: in un secondo studio tutto italiano, svolto in collaborazione con un team del CREA coordinato da Giuseppe Mandolino, sono state studiate varietà di patate non OGM, arricchite con luteina e zeaxantina, due carotenoidi che si accumulano nella macula lutea dell’occhio umano e prevengono la degenerazione maculare legata all’età, una delle principali cause di cecità nei Paesi sviluppati.

La luteina si accumula anche nel cervello umano e migliora le funzioni cognitive di neonati e anziani. Ma, mentre il primo carotenoide si trova solitamente in verdure a foglia verde come gli spinaci, le fonti alimentari di zeaxantina sono più rare. Queste nuove varietà di patate miglioreranno l’apporto dei due nutrienti alla dieta e permetteranno inoltre di ridurre l’utilizzo di prodotti chimici e della refrigerazione post-raccolta, perché mostrano una ridotta germinazione e una minore perdita di peso durante la conservazione.