Made in Italy: finalmente obbligo etichetta di provenienza del grano


Molinaro: in Calabria le semine di grano, elemento principe per la dieta mediterranea, aumentano del 25%

Oggi 25 ottobre in tutto il mondo si festeggia  il “Pasta Day” ma quest’anno i cittadini-consumatori hanno un motivo in più per festeggiare:  l’arrivo dell’etichetta Made in Italy che obbliga ad indicare la provenienza del grano utilizzato come previsto dal Decreto dei Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda pubblicato in Gazzetta Ufficiale per l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicazione della materia prima per la pasta che scatterà a partire dal febbraio 2018.

Un provvedimento fortemente sostenuto dalla Coldiretti per garantire maggiore trasparenza negli acquisti ai consumatori e fermare le speculazioni che hanno provocato il crollo dei prezzi del grano italiano al di sotto dei costi di produzione e che ha causato la drastica riduzione delle semine.

“Già – sottolinea Molinaro Presidente di Coldiretti Calabria – ci sono due primi importanti segnali: noti marchi garantiscono l’origine italiana al 100% del grano impiegato per la pasta, senza dimenticare alcune linee della grande distribuzione e questo avviene anche nei pastifici calabresi sparsi un po’ dovunque; poi, vi è il prepotente ritorno nelle semine dei grani nazionali antichi come il Senatore Cappelli”.

In Calabria, dopo una diminuzione delle superfici investite a grano si riscontra un aumento delle semine, in particolare di grano antico, di circa il 25% e questo sta riscuotendo anche un grande interesse da parte dei giovani convinti che chi semina buon grano, ha poi buon pane.

Un elemento principe che garantisce la dieta mediterranea a testimonianza di una Calabria che sempre di più produce cibo buono e di qualità. Una scelta anche a tutela della salute perché “in Italia – precisa Molinaro – è vietato l’utilizzo del glifosato in preraccolta a differenza di quanto avviene per quello straniero proveniente da Usa e Canada dove ne viene fatto un uso intensivo nella fase di pre-raccolta per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato”.

Con l’etichetta insomma arriva un giusto riconoscimento del lavoro degli agricoltori che lo coltivano, ma anche la valorizzazione del territorio.

“Quest’anno – commenta – avremo modo di vedere i nostri paesaggi biondeggiare e l’immagine di campi di grano che ondeggiano al vento per arrivare a giugno a mietere il grano biondo con il cuore giocondo”.