Contro l’invasione di riso birmano ecco il primo raccolto con etichetta tricolore


La produzione interna 2017 sarà la prima con l’etichetta obbligatoria “Made in Italy”

riso importato in italia
Nel 2016 sono scattate 12 allerte sanitarie da contaminazione per il riso importato

ROMA – Sono aumentate dell’800% nel 2017 rispetto allo scorso anno le importazioni di riso dalla Birmania che nonostante sia sotto accusa per la violazione dei diritti umani nei confronti del popolo Rohingya gode, insieme alla Cambogia, dell’introduzione da parte dell’Ue del sistema tariffario agevolato a dazio zero per i Paesi che operano in regime EBA (tutto tranne le armi).

Lo denuncia la Coldiretti sulla base dei dati Istat del primo semestre dell’anno nell’evidenziare però che è al via in Italia la raccolta del primo riso che sarà obbligatoriamente etichettato come Made in Italy per difendere i consumatori dal rischio di portare in tavola produzioni di bassa qualità importate dall’estero.

“Un pacco di riso su quattro venduto in Italia – sottolinea la Coldiretti – contiene prodotto straniero proveniente spesso da Paesi dove non sono rispettati gli stessi standard ambientali, sociali e di sicurezza”.

La metà del riso importato in Italia arriva infatti dall’Asia nel primo semestre del 2017 con un aumento del 12% delle importazioni dall’India che è il principale esportatore asiatico di riso in Italia seguito da Pakistan, Thailandia, Cambogia e Birmania, che è diventata uno dei principali fornitori dell’Italia secondo l’analisi della Confederazione.

Il nuovo raccolto Made in Italy è sano e di ottima qualità con una produzione nella media nei circa 230.000 ettari seminari, in leggero calo rispetto all’anno precedente (-1,4%) in un mercato che continua ad essere difficile, con prezzi che persistono a rimanere sotto i costi di produzione.

L’Italia si conferma di gran lunga il principale produttore europeo di riso nonostante la siccità e il maltempo che ha colpito a macchia di leopardo le risaie dalle quali nascono opportunità di lavoro per oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera, senza dimenticare lo straordinario impatto naturalistico e paesaggistico.

“Il nuovo raccolto – sottolinea la Coldiretti – rappresenta un momento di svolta per due grandi novità che consentiranno ai consumatori di poter fare chiarezza sulla reale provenienza del riso e difenderanno i produttori dalla concorrenza sleale”.

Il 7 dicembre 2017 entrerà in vigore la nuova riforma del mercato interno del riso, che rappresenta un passo avanti importante che aggiorna finalmente una normativa che risale al 1958 con la salvaguardia e la valorizzazione delle varietà italiane per effetto della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 7 settembre 2017.

Sarà possibile infatti aggiungere l’indicazione “classico” nel caso in cui nella confezione sia presente una delle varietà tradizionali (es. Carnaroli) e a condizione che sia garantita la tracciabilità varietale.

Il 16 febbraio 2018 sarà un altro giorno storico per i risicoltori e per i consumatori italiani per l’entrata in vigore del decreto interministeriale che fissa finalmente l’obbligo di etichettatura d’origine per il riso italiano. Con l’etichetta trasparente finisce l’inganno del riso importato e spacciato per Made in Italy e il consumatore sarà libero di scegliere tra la qualità, la tipicità e la sostenibilità del prodotto nazionale e quello di importazione.

Un cambiamento importante per un alimento come il riso considerato dietetico che ha fatto registrare un aumento degli acquisti familiari nel primo semestre del 2017 (+1%) secondo Ismea, anche per effetto di una rivoluzione nelle occasioni di consumo in atto nell’ultimo decennio, da primo piatto a piatto unico, da caldo a freddo, da tavola a take away.