Pensioni d’oro e assegni da fame: “Disparità inaccettabile”


I dati del Rapporto annuale Inps: per quasi sei milioni di pensionati assegni inferiori ai mille euro al mese

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Boeri alla presentazione del Rapporto annuale Inps

ROMA – Qualche giorno fa le parole di Papa Francesco sulle pensioni d’oro (“Sono un’offesa” ha detto il Pontefice ai delegati Cisl). Oggi i numeri, contenuti nel Rapporto annuale Inps presentato oggi, che certificano una disparità nei trattamenti previdenziali da molti definita “inaccettabile”.

Su 15,5 milioni di pensionati italiani, quasi 6 milioni (5,8 di cui 3,8 milioni di donne) percepiscono una pensione inferiore ai mille euro al mese. L’assegno è ancora più misero per 1,68 milioni di italiani (il 10,8%) che mettono in tasca meno di 500 euro al mese. Secondo il rapporto dell’Istituto di previdenza sociale (“Chiediamo di cambiarne il nome in Istituto di Protezione sociale” ha affermato il numero uno Inps, Tito Boeri) il 21,8% dei pensionati non supera i 1.500 euro. Più fortunati i 2,78 milioni che arrivano fino a 2.000 euro mensili così come gli oltre 1,6 milioni di italiani con un assegno fino a 2.500 euro.

Sempre secondo il Rapporto annuale Inps le fasce previdenziali più “ricche” sono rappresentate dal 5,4% (quasi 850mila persone) che percepisce fino a 3.000 euro e dal 6,8% (pari a poco più di un milione di pensionati) che incassa un assegno di oltre 3.000 euro mensili.

Il futuro, inoltre, non è roseo per la generazione nata negli anni ’80 come confermato dallo stesso Boeri nel corso della presentazione del Rapporto. La pensione, per molti trentenni di oggi, è sempre più un miraggio: “Preoccupa soprattutto l’intreccio fra precarietà e copertura previdenziale: come abbiamo avuto modo di documentare e di segnalare a tutti gli interessati con strumenti come ‘la mia pensione’ e l’invio delle ‘buste arancioni’, frequenti episodi di non-occupazione all’inizio della carriera lavorativa hanno effetti molto rilevanti sulle pensioni future di chi è nato dopo il 1980 ed è perciò interamente assoggettato al regime contributivo” ha affermato.

“Questo rischio potrebbe essere in parte coperto fiscalizzando una componente dei contributi previdenziali all’inizio della carriera lavorativa per chi viene assunto con un contratto a tempo indeterminato. È una misura che, al contrario di molte di quelle proposte nella cosiddetta fase due del confronto governo-sindacati sulla previdenza, opererebbe un trasferimento dai lavoratori più anziani e dai pensionati verso i giovani e assicurerebbe sin d’ora uno zoccolo minimo di pensione a chi inizia a lavorare, oltre ad incoraggiare le assunzioni a tempo indeterminato” ha proseguito Boeri.

“Al contrario, bloccare l’adeguamento dell’età pensionabile agli andamenti demografici non è affatto una misura a favore dei giovani. Scarica sui nostri figli e sui figli dei nostri figli i costi di questo mancato adeguamento” ha sottolineato ancora.

Secondo il Codacons “dal Rapporto annuale Inps emergono disparità inaccettabili sul fronte delle pensioni”. “Ancora una volta in tema di pensioni l’Italia si conferma il Paese delle disuguaglianze” spiega il presidente Carlo Rienzi.

“Non è civile un Paese in cui 1,68 milioni di pensionati fanno letteralmente la fame, ricevendo un assegno mensile inferiore ai 500 euro, mentre più di un milione di pensionati percepisce più di 3.000 euro al mese. Da anni la politica e i governi che si sono susseguiti hanno inserito il tema delle pensioni tra quelli da affrontare con urgenza, ma i dati dell’Inps dimostrano che nulla è stato fatto per migliore le condizioni di vita dei pensionati, e chi era povero continua a ricevere assegni miseri, inadatti a condurre una vita dignitosa” conclude Rienzi.