Blue Whale tra bufale e verità: la polizia in aiuto di genitori e ragazzi


I consigli degli specialisti della Postale per prevenire il fenomeno del “gioco” che spinge al suicidio

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La Polizia Postale sta verificando la consistenza di 40 denunce

ROMA – Sono tante le storie e le segnalazioni relative alla Blue Whale, il fenomeno del “gioco” al suicidio che si è diffuso sul web e, in particolare, sui social network.

Sembrerebbe provenire dalla Russia, anche se non ci sono elementi certi: viene proposta come una sfida in cui un così detto “curatore” può manipolare la volontà e suggestiona i ragazzi sino ad indurli al suicidio, attraverso una serie di 50 azioni pericolose.

Ad oggi capita anche che bambini e adolescenti si contagino fra di loro, spingendosi ad aderire alla sfida su gruppi social dopo aver facilmente rintracciato in rete la lista delle prove ed essersi accordati sul carattere segreto di questa adesione.

Molte sono bufale, come la veridicità stessa del gioco, ma ci sono anche alcune verità: i recenti casi che hanno riguardato adolescenti in Italia e il disagio giovanile, a cui genitori, insegnanti e soprattutto i ragazzi devono prestare attenzione.

Che cos’è la Blue Whale

È una pratica che può suggestionare i ragazzi ed indurli progressivamente a compiere atti di autolesionismo, azioni pericolose (sporgersi da palazzi, cornicioni, finestre etc.) sino ad arrivare al suicidio.

Questa suggestione può essere operata dalla volontà di un adulto che aggancia via web e induce la vittima alla progressione nelle 50 tappe della pratica oppure da gruppi Whatsapp o sui social nei quali i ragazzi si confrontano sulle varie tappe, si fomentano reciprocamente, si incitano a progredire nelle azioni pericolose previste dalla pratica, mantenendo gli adulti ostinatamente all’oscuro.

Le prove prevedono un progressivo avvicinamento al suicidio attraverso pratiche di autolesionismo, comportamenti pericolosi e la visione a film dell’orrore e altre presunte “prove di coraggio”, che vengono documentate con gli smartphone e condivise in rete sui social.

Il lavoro di prevenzione della Polizia Postale

Da quando la Blue Whale ha preso piede, la Polizia postale è ogni giorno al lavoro per monitorare la Rete e per verificare realmente l’impatto che il fenomeno ha nel nostro Paese.

“Le prime indagini ci dicono che il fenomeno è cresciuto perché se ne parla molto, ma le verifiche sulle segnalazioni che arrivano mirano a mettere in luce soprattutto i casi di emulazione” sottolinea in una nota la Polizia.

“L’emulazione purtroppo è più pericolosa del gioco perché, come risulta dalle chat, molti ragazzi sono incuriositi dalle prove e vogliono parteciparvi. Il rischio è che possano finire nella trappola e, incitati dal gruppo, non ne escano più” si legge ancora.

Al momento gli specialisti della Postale stanno verificando la consistenza di 40 denunce, anche al fine di individuare eventuali persone che possano indurre i minorenni ad atti di autolesionismo e al suicidio attraverso l’uso di canali social e app.

Rispetto alla Russia, dove sarebbe nata la Blue Whale, in Italia al momento non è stato individuato alcun “tutor” che dà ordini ai ragazzi.

Inoltre la Polizia postale sul portale online http://www.commissariatodips.it, ha predisposto una stanza virtuale per illustrare i pericoli emergenti in Rete, agevolare le segnalazioni attraverso la compilazione di uno specifico form e sensibilizzare gli utenti all’adozione di idonee contromisure strutturate, anche grazie all’ausilio specialistico di psicologi della Polizia di Stato.

Fenomeno Blue Whale: i consigli della Polizia per genitori e ragazzi

Per i genitori

  • Aumentate il dialogo sui temi della sicurezza in Rete: parlate con i ragazzi di quello che i media dicono e cercate di far esprimere loro un’opinione su questo fenomeno.
  • Prestate attenzione a cambiamenti repentini di rendimento scolastico, socializzazione, ritmo sonno-veglia: alcuni livelli della sfida prevedono di autoinfliggersi ferite, di svegliarsi alle 4,20 del mattino per vedere video horror, ascoltare musica triste.
  • Se avete il sospetto che vostro figlio frequenti spazi web sulla Balena Blu (Blue Whale) parlatene senza esprimere giudizi, senza drammatizzare né sminuire: può capitare che quello che agli adulti sembra “roba da ragazzi” per i ragazzi sia determinante.
  • Indurre qualcuno a compiere azioni dolorose e pericolose, così come dichiarare emergenze che non esistono, può essere reato: quello che sembra uno scherzo può diventare un rischio grave per chi è fragile o troppo giovane.
  • Se vostro figlio sta passando un periodo di forte fragilità, non esitate a confrontarvi con gli specialisti che lo seguono, chiedendo loro quali strategie potete adottare per ridurre il rischio che si lasci coinvolgere nella sfida Blue Whale;
  • Se vostro figlio vi racconta che c’è un compagno che partecipa alla sfida della Blue-Whale, non esitate a comunicarlo ai genitori del ragazzo se avete un rapporto confidenziale, o alla scuola se non conoscete la famiglia; se non siete in grado di identificare con certezza il ragazzo in pericolo recatevi presso un ufficio di Polizia o segnalate i fatti cliccando qui.

Per i ragazzi

  • La sfida della Blue Whale non è un gioco né una prova di coraggio, è qualcosa che attraverso i social può far leva sulla fragilità di alcuni bambini e ragazzi, inducendoli a mettersi seriamente in pericolo: non contribuire a diffondere questo rischio.
  • Nessuna sfida con uno sconosciuto o con gruppi di amici sui social può mettere in discussione il valore della tua vita: segnala chi cerca di indurti a farti del male, a compiere autolesionismo, ad uccidere animali, a rinunciare alla vita cliccando qui.
  • Ricorda che anche se ti sei lasciato convincere a compiere alcuni passi della pratica Blue Whale, non sei obbligato a proseguire: parlane con qualcuno, chiedi aiuto, chi ti chiede ulteriori prove cerca solo di dimostrare che ha potere su di te.
  • Non credere che pressioni a compiere prove sempre più pericolose siano reali: chi minaccia te o la tua famiglia vuole dimostrare di poterti comandare, non lasciarti ingannare.
  • Se conosci un coetaneo che dice di essere una Blue Whale parlane subito con un adulto: potrebbe essere vittima di una manipolazione psicologica, di una suggestione e il tuo aiuto potrebbe farlo uscire dalla solitudine e dalla sofferenza.
  • Se qualcuno ti ha detto di essere un “curatore” per la sfida Blue Whales sappi che potrebbe averlo proposto ad altri bambini e ragazzi: parlane con qualcuno di cui ti fidi e segnala subito chi cerca di manipolare e indurre dolore e sofferenza ai più piccoli cliccando qui.
  • Se sei stato aggiunto a gruppi Whatsapp, Facebook, Instagram, Twitter o altri social che parlano delle azioni della sfida Blue Whale, parlane con i tuoi genitori o segnalalo subito cliccando qui.
  • Indurre qualcuno a compiere azioni dolorose e pericolose così come dichiarare emergenze che non esistono può essere reato: quello che sembra uno scherzo può diventare un rischio grave per chi è fragile o troppo giovane.
  • In Rete come nella vita aiuta sempre chi è in difficoltà.