Ddl lavoro autonomo, via libera definitivo del Senato


Palazzo Madama approva con 145 voti a favore. Confcommercio Professioni: “Ora agire su burocrazia e fisco”

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Approvazione definitiva con 158 voti a favore, 9 contrari e 45 astenuti

ROMA – Il Senato ha approvato in via definitiva il Ddl sul lavoro autonomo. Il via libera definitivo al disegno di legge n. 2233-B, recante ‘misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato’ è arrivato con 158 voti a favore, 9 contrari e 45 astenuti.

“Non possiamo che ribadire il nostro favore per l’introduzione di un nuovo quadro regolatorio per il lavoro autonomo professionale indipendente. Per la prima volta si dà risposta alle istanze provenienti da questo settore, accogliendo anche molte delle nostre sollecitazioni” è il commento di Annarita Fioroni, responsabile di Confcommercio Professioni.

Entrando nel merito delle misure previste dal Ddl sul lavoro autonomo per Fioroni è “positivo il tentativo di introdurre misure per la competitività e la crescita professionale valide per tutti i professionisti permettendo, ad esempio, la deducibilità spese di viaggio e soggiorno”.

“Bene – continua Fioroni – anche le misure che contrastano i ritardati pagamenti anche a carico della PA e la previsione dell’ inefficacia delle clausole che stabiliscono pagamenti ai professionisti oltre i 60 giorni. Sul tema dei compensi rimangono comunque le difficoltà di negoziazione quando c’è asimmetria tra le parti”.

Maggiori opportunità arrivano anche dall’estensione a tutti i professionisti dell’accesso agli appalti pubblici e l’introduzione di misure per la riqualificazione, la ricollocazione e l’orientamento dei lavoratori autonomi, oltre all’accesso ai Fondi europei che viene confermato in modo strutturale per i professionisti al pari delle Pmi. Il contratto di rete per i professionisti e le associazioni temporanee professionali potranno favorire l’accesso ai bandi.

“In tema di congedo parentale, – aggiunge la responsabile di Confcommercio Professioni – un importante avanzamento è stato fatto estendendo ed ampliando il relativo trattamento, ci sono modifiche migliorative sui trattamenti per le malattie gravi per gli iscritti alla gestione separata Inps”.

Tra le altre misure introdotte, per i professionisti senza cassa, è significativa la possibilità di fruire della indennità di maternità, indipendentemente dall’effettiva astensione della lavoratrice autonoma dalla propria attività.

“Per il futuro ci auguriamo che venga affrontato il problema della costante riduzione di reddito dei professionisti con azioni che soprattutto semplifichino burocrazia e fisco, cosa che non avviene ad esempio con le ultime misure del Governo contenute nella Manovra come l’estensione dello split payment ai professionisti che lavorano con la PA e le società quotate” conclude Fioroni.

Il Comitato Unitario delle Professioni: “Ora l’equo compenso”

“Il Jobs Act degli autonomi colma almeno in parte un ritardo non più tollerabile sia per ragioni di ordine propriamente costituzionale sia per quelle di natura economica, politica e sociale”. Così Marina Calderone, presidente del Comitato Unitario delle Professioni commenta il via libera definitivo del Parlamento alle ‘Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale’.

“Per la prima volta, in un provvedimento dai contenuti circoscritti, ma pur sempre organico e dotato di una visione di insieme, il Legislatore prende atto della necessità di occuparsi del lavoro professionale, del rilievo socioeconomico del comparto, della strategicità dell’investimento nei confronti di quella parte del mondo produttivo che si dimostra sempre più spesso come la più idonea a favorire processi di innovazione e di sviluppo della cosiddetta economia della conoscenza” aggiunge Calderone.

“La riforma del lavoro autonomo costituisce un primo segno di attenzione verso forme di lavoro non subordinato gravemente colpite dalla crisi economica. Lungi dall’integrare ancora forme di notabilato locale, i ceti professionali italiani sono sempre più spesso costituiti da lavoratori intellettuali alla mercé di soggetti contrattualmente forti, in grado di imporre clausole vessatorie. Non a caso l’art. 3 del ddl si muove nella direzione di reprimere condotte abusive in grado di costruire gravi disequilibri contrattuali, fino a forme di vero e proprio sfruttamento” sottolinea ancora.

La giurisprudenza si è accorta del fenomeno e non ha mancato di iniziare una faticosa opera di riequilibrio (Cass., sez. lav. 22 settembre 2010, n. 20269). Anche il Legislatore ha intrapreso iniziative di tale segno, cominciando dai settori dove più macroscopici si sono manifestati gli abusi (legge 31 dicembre 2012, n. 233 sull’equo compenso dei giornalisti).

“Va considerata quindi come un’occasione persa il mancato inserimento, nel testo approvato dalla Camera dei Deputati, di un riferimento al diritto all’equo compenso e la conseguente nullità delle clausole contrattuali difformi” spiega Calderone.

Tuttavia per il Cup la linea di intervento intrapresa dalla riforma “pone le basi per un successivo intervento legislativo a favore dell’equo compenso. Se il lavoro nella Costituzione è protetto in tutte le sue forme ed applicazioni e se il ‘lavoratore’ è il termine con cui ci si riferisce a tutti coloro che lavorano, senza alcuna distinzione di categoria, allora è di tutta evidenza che anche il professionista ha diritto a un compenso che sia correlato alla qualità e alla quantità del lavoro, ai sensi e per gli effetti dell’art. 36 della Costituzione”.

Insieme alla deducibilità delle spese per la formazione dei professionisti, il Cup saluta con favore anche la riaffermazione, all’interno del Ddl, del principio di sussidiarietà “che può favorire un processo di affiancamento e di progressiva sostituzione dei professionisti a branche dell’amministrazione pubblica sempre meno in grado di garantire soglie alte di qualità dei servizi e/o di protezione dei diritti dei cittadini”.

“L’ordinamento già conosce numerose forme di attribuzione di funzioni di interesse pubblico ad ordini professionali, nonché la devoluzione di attività di rilievo pubblicistico a professionisti iscritti in albi. Si tratta ora di proseguire in questa direzione in un quadro sistematico, ed all’esito di una ricognizione condotta settore per settore, sulla base delle competenze già riconosciute dalla legge” conclude la nota.

CNA: “Il Jobs Act delle professioni è un importante passo avanti”

“Un provvedimento che rappresenta un passo in avanti molto importante per il lavoro autonomo, con l’obiettivo di costruire un sistema di diritti e di welfare moderno, capace di sostenere il presente e di tutelare il futuro di questi lavoratori” si legge in una nota della Confederazione.

“Il Jobs act delle professioni e il provvedimento inserito nella Legge di Bilancio 2017 che riduce l’aliquota contributiva per gli iscritti alla gestione separata sono gli strumenti di legge che maggiormente toccano il mondo dei professionisti individuati dalla legge 4 e contribuiscono a migliorare il loro futuro” spiega la CNA.

“Un nuovo sistema di regole e di disposizioni che rappresenta un risultato epocale e risponde al primo, grande, obiettivo che CNA si era posto: rendere visibile e riconosciuta questa realtà, farne capire e conoscere le peculiarità e l’importanza economico sociale per porla all’attenzione del legislatore fino a inserire richieste e necessità nell’agenda di Governo” prosegue la nota.

“Ora ci attendono altri passi importanti su semplificazione, previdenza, burocrazia e fisco. Vanno inoltre definite, in modo inequivocabile, le caratteristiche che escludono il professionista dal pagamento dell’Irap per l’assenza dell’autonoma organizzazione e va rivista l’estensione dello split payment ai professionisti che lavorano con la Pubblica amministrazione e le società quotate” conclude la CNA.