Blitz dei NAS: arrestati 19 tra medici e imprenditori del settore farmaceutico


Sperimentazioni illecite e corruzione per i farmaci: maxi operazione in sette regioni italiane

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L’operazione “PASIMAFI” in tutto vede indagate 75 persone

PARMA – In 19, tra medici e imprenditori operanti nel settore della commercializzazione e della promozione di farmaci e di dispositivi medici, sono stati arrestati stamani dai Carabinieri del NAS di Parma. Sono accusati di aver messo in piedi un vasto sistema di corruzione e riciclaggio attraverso favori ai colossi del mercato farmaceutico in cambio di regali e soldi.

I reati contestati agli indagati variano da: associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e al riciclaggio, attuata nel campo della sperimentazione sanitaria e nella divulgazione scientifica per favorire le attività commerciali di imprese farmaceutiche nazionali ed estere, attraverso la commissione altresì dei reati di abuso d’ufficio; peculato; truffa aggravata; trasferimento fraudolento di valori.

È il bilancio di un’operazione che ha visto impegnati oltre 200 carabinieri del Comando per la Tutela della Salute e dei Comandi Provinciali di 7 Regioni (Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Umbria e Lazio). I militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare richiesta dalla Procura della Repubblica di Parma ed emessa dal G.I.P. Del Tribunale parmense che oltre agli arresti ha visto anche il sequestro preventivo di due società di comodo allestite per il riciclaggio e di circa 470.000 euro. Sono state eseguite, inoltre, 52 perquisizioni presso le abitazioni dei professionisti coinvolti e presso le sedi di importanti società e note aziende farmaceutiche.

Con lo stesso provvedimento cautelare il G.I.P. ha avviato anche le procedure di legge per cinque misure interdittive a carico di altrettanti indagati (tra cui un Dirigente del Ministero della Salute, 3 dirigenti medici e un imprenditore), coinvolti a vario titolo nel sistema messo in piedi dal sodalizio criminale e altri cinque provvedimenti interdittivi per le case farmaceutiche ed industrie di dispositivi medici coinvolte nelle attività illecite.

L’operazione PASIMAFI

L’operazione “PASIMAFI”, in tutto vede indagate 75 persone e ha consentito di individuare in un importante dirigente sanitario pubblico, già estensore tecnico della legge sulla Terapia del Dolore del 15 marzo 2010, n. 38 e titolare di una pluralità di incarichi a livello nazionale e regionale, con potestà decisionale in materia di ricerca scientifica/terapeutica, raccolta dati e sperimentazioni cliniche e educazione continua medica (ECM), il perno di un articolato “sistema” corruttivo realizzato per incamerare somme di denaro e beni di ingente valore, attraverso l’asservimento delle relative funzioni pubbliche agli interessi commerciali di alcune case farmaceutiche interessate a creare una propria “zona” di influenza su pubblici ufficiali per la promozione e la diffusione illecita dei relativi prodotti farmaceutici, .

Come scoperto dagli invstigatori nelle strutture controllate dal dirigente (commissione nazionale, Università di Parma ovvero centri regionali di eccellenza nella trattazione della terapia del dolore) venivano valorizzate e condotte sperimentazioni cliniche illegittime su ignari pazienti (con oneri a carico del Servizio Sanitario Nazionale) e sviluppate ricerche e raccolte di dati strumentali ai fabbisogni delle industrie farmaceutiche, soprattutto con finalità di promozione e divulgazione dei relativi prodotti, avvalendosi della collaborazione di un dirigente compiacente del Ministero della Salute.

Inoltre, i congressi medici organizzati direttamente o indirettamente dal dirigente a titolo di ECM, erano di fatto pilotati e sostenuti economicamente da gruppi di operatori del settore (imprese farmaceutiche, produttori di dispositivi, informatori farmaceutici) interessati ad acquisire importanti quote di mercato attraverso la corruzione.

Per mascherare l’afflusso di denaro a titolo di retribuzione per i proventi illeciti assicurati all’industria, venivano allestite una serie di attività commerciali fittizie le quali, attraverso prestanomi non direttamente riconducibili al medico ma dallo stesso controllate, erano in grado di incamerare e monetizzare le somme elargite dalle ditte farmaceutiche, attraverso l’emissione di documentazione fittizia, reinvestondole nella gestione in beni di ingente valore (autovetture, yacht, appartamenti, etc…) ovvero stornarle su conti esteri protetti, in modo da rendere estremamente difficoltosa l’identificazione e la provenienza dei flussi di denaro.

Codacons: “Confermati i nostri sospetti”

Sul blitz della Procura di Parma è intervenuto anche il Codacons che ritiene l’operazione una “piena conferma dei nostri sospetti sui rapporti ambigui esistenti in Italia tra medici e aziende dei farmaci”. Per l’associazione dei consumatori, che chiede ora alla Procura parmense di estendere le indagini al mercato dei vaccini, “quella di Parma è solo l’ultima tra le tante indagini condotte dalla magistratura e che hanno individuato legami illeciti tra camici bianchi e case farmaceutiche”.

“Episodi che arrecano danno alla collettività e ai singoli cittadini, attraverso un aggravio di costi per il Servizio Sanitario Nazionale e un illecito arricchimento per le società dei farmaci” spiega il presidente Carlo Rienzi.

“Negli ultimi mesi è scoppiata nel nostro paese una vera e propria “caccia alle streghe” nei confronti di chi, medici compresi, osa avanzare critiche al settore delle vaccinazioni – prosegue Rienzi -. Un fenomeno inspiegabile per il quale non vorremmo ci fossero “mandanti”, magari tra chi produce i vaccini e teme di perdere benefici economici qualora si facesse luce sulle anomalie del mercato italiano”.

“Non a caso la madre di tutte le corruzioni sanitarie fu proprio quella sui vaccini, quando l’allora Ministro della Sanità De Lorenzo e l’allora responsabile del settore farmaceutico del ministero Duilio Poggiolini intascarono una tangente da 600 milioni di lire per unificare due vaccinazioni” conclude Rienzi.