Vendemmia 2017: con l’abolizione dei voucher 25mila posti di lavoro in meno


Le stime di Coldiretti dopo l’addio ai buoni lavoro deciso dal Governo

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Voucher aboliti dal 2018: si potranno utilizzare quelli già acquistati fino al 31 Dicembre 2017

VERONA – A dieci anni dalla loro introduzione proprio all’inizio del Vinitaly, con il passaggio del decreto di abrogazione al Senato dopo l’approvazione della Camera, ci si prepara alla prima vendemmia senza voucher.

E le ripercussioni, sotto il profilo occupazionale, saranno pesanti con la perdita di 25mila posti di lavoro tra le vigne per giovani e pensionati. Cifra che potrebbe però anche essere ritoccata al rialzo perché quella che emerge da uno studio della Coldiretti è solo una stima.

“La scure dell’incertezza si abbatte su un settore che è stato in questi anni il più dinamico dell’intero agroalimentare Made in Italy anche grazie all’innovazione portata dai voucher.” spiega la Confederazione.

A partire dalla data del 19 agosto 2008, prevista dalla circolare Inps per il rilascio dei primi buoni, è iniziata, sotto il pressing della Coldiretti, per la prima volta in Italia, la raccolta dell’uva attraverso voucher che rappresentavano una vera novità per l’Italia con l’obiettivo di ridurre burocrazia nei vigneti e dare una possibilità di integrazione del reddito a studenti e pensionati.

“È stato – ricorda la Coldiretti – un successo immediato con poco più di 535.000 voucher venduti a livello nazionale per un totale di 27.400 persone impegnate durante l’anno nelle vigne”.

Nel 2009 il sistema di pagamento con i buoni lavoro è stato esteso all’insieme delle attività stagionali agricole, ma quello della vendemmia è rimasto l’impiego predominante assorbendone in media circa la metà.

Nel corso degli anni successivi l’agricoltura è stata l’unico settore che è rimasto praticamente “incatenato” all’originaria disciplina “sperimentale” con tutte le iniziali limitazioni (solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito) che gli altri settori non hanno mai più conosciuto fino alla sua abrogazione.

“Non è un caso – precisa la Coldiretti – che il numero di voucher impiegati in agricoltura sia praticamente rimasto stabile dal 2011”.

Dopo una rapida crescita inziale nel tempo si è verificata una sostanziale stabilizzazione dei buoni lavoro venduti, ma anche un aumento del numero di voucher per persona che nell’arco dei dieci anni è praticamente raddoppiato per i lavoratori impegnati nella vendemmia.

Fin da subito la regione che si è maggiormente contraddistinta per l’impiego del voucher in agricoltura è stato il Veneto, non a caso una regione a particolare vocazione vitivinicola, dove si stima che nelle operazioni di vendemmia non sia stato utilizzato per meno di 400.000 buoni nell’ultimo anno.

A livello nazionale la Coldiretti stima che nell’ultimo anno siano stati impiegati circa 1,3 milioni di voucher solo per la vendemmia per un totale di 25mila persone, un numero pressoché stabile nel corso degli ultimi 5 anni

Ora però, con l’abrogazione voluta dal Governo, “occorre individuare una valida alternativa perché il sistema agricolo è stato doppiamente penalizzato. Se da una parte non si riscontravano nel settore indizi di abnorme e fraudolento utilizzo da dover correggere, dall’altra certamente l’intero percorso di emersione intrapreso dal 2008 ad oggi rischia, in assenza di interventi adeguati, di andare perduto”, ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo.

“A fronte dell’abrogazione del voucher diviene indispensabile, per evitare un arretramento che danneggerebbe sia imprese che lavoratori, costruire ex-novo uno strumento che possa rispondere alle stesse esigenze delle imprese e dei lavoratori” ha aggiunto.

“Strumento che al pari del voucher, semplifichi la burocrazia per l’impresa, sia agile e flessibile rispondendo soprattutto ad un criterio di tempestiva disponibilità all’impiego e dall’altra generi opportunità di integrazione al reddito per giovani studenti, pensionati e cassa integrati in quadro compiuto di garanzie soprattutto assicurative” ha concluso Moncalvo.