Fusione Syngenta-ChemChina, Coldiretti: “Mercato agrofarmaci in mano a tre gruppi”


Il commento della Confederazione al via libera della Ue all’acquisizione della multinazionale svizzera da parte del gigante cinese dell’agrochimica

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Fusione tra Syngenta e ChemChina: via libera della Ue

ROMA – L’acquisizione di Syngenta da parte di ChemChina chiude il cerchio di una manovra che porta il 70% mercato degli agrofarmaci e il 60% delle sementi nelle mani di sole tre multinazionali, dopo la fusioni tra Bayer e Monsanto e tra DuPont e Dow Chemical, con effetti devastanti per la concorrenza e per il potere contrattuale degli agricoltori.

Ad affermarlo è la Coldiretti nel commentare il via libera della Ue alla vendita di Syngenta, multinazionale svizzera, al gigante cinese dell’agrochimica. Una manovra determinata dal fatto che secondo la Coldiretti le multinazionali hanno tutto l’interesse a concentrare la commercializzazione di fitofarmaci per garantirsi profitti.

“Ciò in un momento in cui, tra l’altro, il mercato europeo, anche per i nuovi indirizzi di Politica Agricola Comunitaria finalizzati a garantire processi di produzione a basso impatto ambientale, hanno determinato una sensibile riduzione nell’uso dei prodotti fitosanitari, aumentando peraltro anche lo squilibrio di potere contrattuale nei confronti degli agricoltori” spiega la Confederazione.

“Ma la concentrazione nelle mani di pochi determina – spiega la Coldiretti – anche il pericolo di indirizzare la produzione esclusivamente verso i tipi di coltivazioni più diffuse, proprio in un momento in cui i cambiamenti climatici stanno portando alla nascita di nuove fitopatologie sulle quali occorrerebbe intervenire per tutelare adeguatamente il lavoro dei produttori che hanno puntato sulla qualità e sulla biodiversità”.

“Dopo l’acquisizione di Syngenta la concentrazione del mercato degli agrofarmaci nelle mani di tre aziende – ricorda Coldiretti – conferma il trend che vede dieci multinazionali del cibo nel pianeta controllare il 70% del mercato alimentare attraverso 500 marchi, con pesanti effetti sui rapporti contrattuali con il settore agricolo frammentato in 570 milioni di aziende agricole nel mondo”.

“Colossi che – conclude la Coldiretti – sono oggi in grado di condizionare non solo i mercati, ma anche le politiche di sicurezza alimentare e ambientale dei governi nei diversi continenti con effetti anche sulla salute dei cittadini”.