WikiLeaks, telefoni e tv spiati dalla Cia: il Codacons in Procura


L’associazione dei consumatori presenterà un esposto: “La magistratura deve accertare possibili reati a danno di cittadini italiani”

Cia wikileaks spionaggio
WikileaKs ha diffuso 8mila documenti riservati della Cia (foto Twitter)

ROMA – Le ultime rivelazioni di WikiLeaks sullo spionaggio della Cia attraverso smartphone, tablet e smart tv, hanno alzato un polverone. Secondo l’organizzazione di Julian Assange l’intelligence americana avrebbe fatto uso di software virus che avrebbero trasformato televisori Samsung e telefoni cellulari in microfoni-spia.

Nello specifico, secondo quanto diffuso da WikiLeaks, che ha messo in Rete oltre 8mila documenti sottratti al controspionaggio americano, la Cia è riuscita a sviluppare programmi in grado di intercettare i messaggi Whatsapp e Telegram prima che vengano cifrati.

Gli smartphone, inoltre, erano vere e proprie cimici ambientali al pari delle smart tv di ultima generazione, in grado anche di registrare e inviare filmati alla Cia.

Le rivelazioni di WikiLeaks hanno allarmato milioni di cittadini in tutto il mondo, Italia compresa, e anche il Codacons che ha deciso di vederci chiaro.

L’associazione dei consumatori presenta oggi un esposto a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia. “Si tratta di uno scenario allarmante che mina la privacy e la sicurezza degli utenti” spiega il presidente, Carlo Rienzi.

“Se realmente la Cia ha o ha avuto in passato la possibilità di controllare i movimenti e le conversazioni dei cittadini attraverso elettrodomestici o telefoni cellulari, allora è necessario capire in quale misura il fenomeno coinvolga l’Italia e la popolazione italiana” aggiunge Rienzi.

“Per tale motivo ci rivolgiamo oggi alle Procure della Repubblica di tutta Italia, perché riteniamo che la magistratura debba aprire delle indagini apposite sul territorio di competenza, a seguito delle rivelazioni di WikiLeaks” sottolinea ancora.

“Nello specifico chiediamo di verificare se anche in Italia ci siano stati casi di hackeraggio su tv, smartphone o tablet venduti nel nostro Paese, ad opera della Cia o di altri soggetti, in grado di violare i diritti dei cittadini e la privacy degli utenti, e procedere per i reati del caso” conclude Rienzi.