Pizza con scorpioni o banana: gli sfregi al nostro piatto simbolo


Coldiretti elenca le ricette più strane in giro per il mondo: c’è anche quella con la carne di canguro

Pizza condita con banane e kebab

ROMA – Dalla pizza hawaiana con l’ananas a quella di banane e curry, da quella al creme caramel a quella con la carne di canguro o coccodrillo. Fino a versione disgustose, come la pizza con cicale e scorpioni.

Nel mondo si moltiplicano le ricette che stravolgono il piatto simbolo della nostra cucina, che genera un business da oltre 100 miliardi di euro a livello globale.

È quanto afferma la Coldiretti nel commentare le parole del Presidente islandese, Guoni Johannesson, secondo il quale l’ananas sulla pizza sarebbe da “vietare per legge”.

Affermazioni che hanno scatenato miglaia di reazioni sui social. Su Twitter, ad esempio, l’hashtag #pineappleonpizza è diventato in breve tempo uno dei top trend.

Come spiega l’associazione la passione per la pizza è diventata planetaria. Nel mondo gli americani sono i maggiori consumatori con 13 chili a testa.

In Europa invece al comando della classifica ci sono gli italiani con 7,6 chili all’anno, davanti a spagnoli (4,3), francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8) e portoghesi (3,6).

Una diffusione che ha favorito però anche lo sviluppo di ricette che nulla hanno a che fare con l’originale, attraverso l’uso degli ingredienti più fantasiosi.

A partire proprio dai frutti tropicali come ananas, banane o noce di cocco, ma anche di dolci, come i marshmellow americani o il creme caramel.

Tra i condimenti bizzarri della pizza non mancano specialità locali come le haggis, le interiora di pecore scozzesi, la carne australiana di canguro e coccodrillo o quella di renna finlandese.

Ma in giro per il mondo si trovano anche le versioni con insetti, dai grilli alle cicale fino agli scorpioni.

Per Coldiretti il problema dell’originalità degli ingredienti riguarda in realtà anche l’Italia dove quasi due pizze su tre sono ottenute da un mix di ingredienti provenienti da migliaia di chilometri di distanza.

Il tutto senza alcuna indicazione per i consumatori, che si ritrovano nel piatto pizza con mozzarella lituana o concentrato pomodoro cinese. Condita, magari, con olio tunisino e impastata con grano ucraino.

Una situazione che mette a rischio un settore che in Italia occupa almeno 100 mila lavoratori fissi e altri 50 mila nel fine settimana, secondo i dati dell’Accademia Pizzaioli.

Ogni giorno solo in Italia si sfornano circa 5 milioni di pizze nelle circa 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio.

Per tutelare la pizza, come ricorda Coldiretti, si è appena aperto un anno storico che si concluderà tra il 4 e l’8 Dicembre 2017 a Seul. Nella capitale sudcoreana il Comitato mondiale Unesco esaminerà la candidatura per l’iscrizione dell’Arte dei Pizzaiuoli napoletani nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.