Allevatori e animalisti contro gli effetti della primavera araba


Crotone – Vicino al C.A.R.A di sant’Anna, gli insediamenti degli allevatori vengono saccheggiati da islamici ospiti del centro d’accoglienza. In giro carcasse e pelli scuoiate, una puzza di carne putrida.

Spariscono le pecore negli ovili degli allevatori nel territorio di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, dove è insediato il più grande centro di ospitalità di migranti in attesa del permesso di soggiorno o in procinto del rinnovo. Spesso arrivati dal mare, lottando su barconi trasandati, per raggiungere (secondo loro) un mondo migliore.

Sono continui gli sbarchi che mettono in crisi la città pitagorica, la più povera d’Italia, al di là delle intenzioni di Frontex Plus e dell’impegno del progetto Praesidium per i rifugiati.

Tante sono le denunce che il comando della compagnia provinciale dei carabinieri di Isola Capo Rizzuto riceve in merito alle scomparse di pecore negli allevamenti della zona. A volte le ritrovano scuoiate e le pelli appese alle reti di recinzione. Qualcuno avverte anche che all’interno del centro sono appese come trofeo.

I carabinieri tempo fa avevano trovato tre Pakistani con le mani nel sacco e la rete di protezione divelta, abbattuta dove erano andati a saccheggiare, accusati poi di furto aggravato.

Anche se le operazioni di pattugliamento delle forze dell’ordine nella zona sono frequenti e costantemente presenti, purtroppo, si verificano dei casi insostenibili. Ma non lo chiamano abigeato. Troppa tolleranza.

E gli allevatori scatenano una sorta di levata di scudi per allarmare la situazione che peggiora sempre più. Anche perché nulla possono fare, giuridicamente e penalmente, contro gli extra comunitari che si appropriano indebitamente di ovini per festeggiare la festa islamica.

C’è un gran parlare soprattutto attorno la zona del CARA di sant’Anna, alcuni ospiti del centro, che continuano nonostante avvertimenti, a razziare nelle stalle.

Preghiere islamiche rivolte al loro Dio, nel momento in cui si recide la carotide dell’animale. La chiamano festa del sacrificio Aid Adha c’è anche chi denuncia non tanto l’appartenenza religiosa, ma il modo cruento in cui si fa soffrire la bestia senza le consentite autorizzazioni sanitarie e norme di sicurezza.

Anche l’associazione per la difesa degli animali AIDAA aveva comunicato con una nota ufficiale protestando e denunciando la macellazione di oltre un milione di animali della Festa del sacrificio.

Quella del dissanguamento attraverso lo sgozzamento è una osservanza islamica ma che trova nelle leggi italiane un reato perché sull’uccisione di animali e macellazione, conservazione manipolazione sono molto diverse dalle loro.

Plus reati e danneggiamenti, ma la tolleranza sta sconfinando sulla pazienza di quei pochi agricoltori rimasti che “si difenderanno da soli”.