Piano Lupo, il WWF chiede stralcio del paragrafo su abbattimenti


L’associazione ha scritto al ministero dell’Ambiente e alle regioni

La protesta delle associazioni animaliste contro l’abbattimento in via eccezionale del lupo

ROMA – “Il Piano lupo ritorni nei prossimi giorni in discussione in sede tecnica, con un confronto aperto a tutte le parti interessate. Partendo però da un punto fermo, l’abbattimento legale del lupo non può essere un metodo per la gestione dei conflitti tra la specie e le attività zootecniche”.

Lo scrive la presidente del WWF Italia, Donatella Bianchi in una lettera in cui l’associazione chiede al ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, ai presidenti e agli assessori regionali competenti una rapida approvazione del Piano per la conservazione e gestione del lupo in Italia con lo stralcio del paragrafo III.7 in cui è prevista la possibilità di abbattimenti legali.

La lettera al Ministero e alle Regioni è accompagnata da un documento in cui il WWF spiega, nel dettaglio, le motivazioni della propria opposizione all’ipotesi di abbattimenti legali.

In particolare l’associazione sottolinea che per l’oggettiva carenza di dati attendibili sullo status della popolazione della specie (in particolare per la sottopopolazione appenninica), sull’incidenza della mortalità dovuta al bracconaggio, sulla reale entità e localizzazione dei danni alla zootecnia e la carente applicazione delle soluzioni e tecniche per la loro prevenzione in molte regioni, non sussistano le condizioni per l’applicazione di deroghe.

Per il WWF oggi è possibile un accordo per lo stralcio del paragrafo III.7, come auspicato anche dalla maggioranza dei governatori regionali. Ben 11 su 20 hanno, infatti, pubblicamente dichiarato la loro posizione contraria ad un Piano lupo che contempli anche la possibile autorizzazione agli abbattimenti legali.

Per l’associazione ambientalista è vitale che l’accordo della Conferenza Stato-Regioni indichi anche le fonti per il finanziamento dell’attuazione del Piano di gestione del lupo. Infatti, per evitare che le azioni previste restino prive di copertura e, quindi, sostanzialmente inapplicate, i costi non possono essere a carico solo delle Regioni. Per il WWF c’è il rischio che, una volta approvato, il Piano possa rimanere sostanzialmente non attuato, come già accaduto con la precedente versione del 2002.

“Per questo è importante prevedere l’immediata attivazione, da parte della Direzione Protezione della Natura del Ministero dell’Ambiente, della “Piattaforma Nazionale Lupo” indicata al paragrafo II.3.4 del Piano, per un opportuno coordinamento e monitoraggio dell’attuazione delle azioni previste, con il coinvolgimento di tutte le parti sociali ed economiche interessate e non solo dei soggetti istituzionali competenti” afferma l’associazione.

Il Piano dovrà dare priorità agli interventi per la prevenzione ed un equo risarcimento dei danni subiti dagli allevatori, per la lotta al bracconaggio, per il contrasto del randagismo canino e dell’ibridazione cane-lupo ed alla ricerca scientifica per determinare lo stato di conservazione della specie nel nostro paese e la reale incidenza dei danni alla zootecnia.

“Nei giorni che ci separano dalla riunione della Conferenza Stato-Regioni chiamata ad approvare il documento (informazioni attendibili parlano del 23 Febbraio) è possibile trovare un accordo per arrivare ad un Piano che, in tutti i suoi aspetti, riconosca il valore del lupo come componente del capitale naturale della Nazione, senza trascurare il valore che le attività del settore zootecnico hanno per l’economia rurale del nostro Paese” spiega il WWF.