Spiavano politici e imprenditori con una botnet: due arresti


Operazione “Eye Pyramid” della Polizia postale: nei guai un ingegnere nucleare e la sorella

Bastano semplici accortezze per evitare le truffe su internet
Politici e imprenditori nel mirino della coppia arrestata

ROMA – Politici, uomini delle istituzioni, imprenditori di rilievo, studi professionali e pubbliche amministrazioni spiati da anni, senza accorgersi di nulla.

È quanto hanno scoperto gli uomini della Polizia Postale, che hanno arrestato un ingegnere nucleare e la sorella, entrambi residenti a Londra ma domiciliati a Roma.

I due, molto noti nel mondo dell’alta finanza capitolina, sono accusati di spionaggio. Dovranno rispondere di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato e intercettazione illecita di comunicazioni.

Gli arresti sono stati effettuati nell’ambito dell’operazione “Eye Pyramid” che ha permesso di scoprire la centrale di cyberspionaggio ai danni di istituzioni, personaggi politici e imprenditori.

Le indagini svolte dal Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche hanno smascherato l’attività criminale della coppia.

I due arrestati gestivano una botnet, una rete estesa di computer preliminarmente infettati con un malware denominato “Eye Pyramid”.

Attraverso questa struttura per anni hanno spiato le loro numerosissime vittime carpendo da remoto informazioni riservate, dati sensibili e notizie strategiche.

Tutti i dati sottratti illegalmente erano poi custoditi in server statunitensi, sequestrati grazie alla collaborazione della Cyber Division dell’FBI.

L’intervento tempestivo della Polizia Postale e dell’FBI ha permesso di evitare la distruzione dei file. La coppia, temendo di essere scoperta, stava infatti per distruggere tutto il materiale informatico che aveva raccolto.

Tra gli osservati dall’ “Occhio della Piramide” sono finiti anche gli appartenenti di una loggia massonica archiviati sotto la sigla “Bros” (fratelli). La specifica cartella era allocata in una delle drop zone all’estero. Con la sigla “POBU” venivano invece catalogati gli esponenti politici spiati dai due.