Il pane sparisce dalle tavole degli italiani


Coldiretti: consumi dimezzati negli ultimi dieci anni

Il preferito degli italiani continua ad essere il pane artigianale che rappresenta l’88% del mercato
Il preferito degli italiani continua ad essere il pane artigianale che rappresenta l’88% del mercato

ROMA – C’è sempre meno pane sulle tavole degli italiani con i consumi che si sono praticamente dimezzati negli ultimi 10 anni arrivando al minimo storico con appena 85 grammi a testa al giorno per persona. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti.

Il calo ha avuto una accelerazione negli ultimi anni con il consumo di pane che nel 2010 era di 120 grammi a testa al giorno, nel 2000 di 180 grammi, nel 1990 a 197 grammi e nel 1980 intorno agli 230 grammi.

Valori che sono comunque molto lontani da quelli dell’Unità d’Italia, nel 1861, in cui gli italiani si mangiavano ben 1,1 chili di pane a persona al giorno. Il pane ha perso addirittura il privilegio della quotidianità con quasi la metà degli italiani (46%) che mangia quello avanzato dal giorno prima, con una crescente, positiva tendenza a contenere gli sprechi.

Ma si registra anche un ritorno al passato con oltre 16 milioni gli italiani che, almeno qualche volta, preparano il pane in casa, secondo il rapporto Coldiretti/Censis.

«Con il taglio dei consumi si è verificata una svolta anche nelle abitudini a tavola e aumenta l’interesse per il pane biologico e per i nuovi prodotti senza glutine e a base di cereali alternativi al frumento (kamut, farro)» afferma la Coldiretti.

Sempre più apprezzate sono dunque le varianti salutistiche e ad alto valore nutrizionale ma anche se il consumo è in costante calo, il preferito degli italiani continua ad essere il pane artigianale che rappresenta l’88% del mercato

Cambia però la pezzatura più gettonata che è scesa del 50% negli ultimi dieci anni: da 1,5 chili ad un solo chilo. La spesa familiare in Italia per pane, grissini e crackers – stima la Coldiretti – ammonta a 8 miliardi all’anno ma si registra un preoccupante crollo dei prezzi riconosciuti agli agricoltori che sono scesi ben al di sotto dei costi di produzione.

Nel giro di un anno le quotazioni del grano duro hanno perso il 43% del valore mentre si registra un calo del 19% del prezzo del grano tenero.

Con il calo del prezzo del grano sono in pericolo anche i pani della tradizione popolare italiana tra i quali ben 5 sono stati addirittura riconosciuti dall’Unione Europea. La Coppia ferrarese, la pagnotta del Dittaino, il pane casareccio di Genzano, il pane di Altamura e il pane di Matera sono i prodotti registrati e tutelati a livello comunitario che hanno permesso all’Italia di conquistare il primato Europeo.

Ma sono centinaia le specialità tradizionali censite dalle diverse regioni. Si va dal “Pane cafone” della Campania, così chiamato perché con questo termine erano chiamati i contadini al tempo dei Borboni, al “Pan rustegh” della Lombardia che giustifica il vecchio detto “pane di villano, rustico ma sano”, dal “Pan ner” della Val D’Aosta ottenuto da un impasto di segale e frumento, alla “Lingua di Suocera” piemontese nel cui nome è sin troppo evidente il riferimento, per la verità un po’ cattivello, alla lunghezza della lingua delle suocere.