Dai gatti incendiari sul Vesuvio a Gustavo Lafessa: la classifica delle fake news 2025 di Socialcom


Dai gatti incendiari sul Vesuvio a Gustavo Lafessa killer di Charlie Kirk fino a Gasperini scambiato per l’uomo travestito da madre: le fake news del 2025 secondo Socialcom

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Nel 2025 le fake news non sono più soltanto notizie sbagliate o titoli sensazionalistici: sono contenuti costruiti per sembrare veri, spesso più convincenti della realtà stessa. La grande novità emersa dall’analisi delle dieci fake news con più engagement sui social in Italia è il ruolo centrale dell’intelligenza artificiale, che segna un vero cambio di paradigma nella disinformazione digitale.

L’analisi di Socialcom con la piattaforma Socialdata ha analizzato tutte le fake news, bufale e leggende metropolitane proliferate su Instagram e Tiktok nel corso del 2025, per un totale di 280 mila post e circa 90 milioni di interazioni online.

Il primo dato è il ruolo determinante dell’AI: non solo uno strumento in più, ma un moltiplicatore di credibilitàVideo e immagini generate artificialmente, come il caso del “canguro da supporto emotivo” bloccato in aeroporto, riescono a superare le difese critiche degli utenti perché parlano il linguaggio nativo dei social: emozionale, immediato, visivo.

Non siamo più davanti a testi palesemente inventati, ma a scene che “potrebbero essere vere”, soprattutto se viste senza audio, senza contesto o in mezzo a uno scroll continuo. È qui che nasce una nuova generazione di fake news, più sofisticata, più difficile da smontare, e quindi più pericolosa. Accanto all’AI, emerge con forza il ruolo delle community digitali molto coese.

Le fake news proliferano dove esiste un patrimonio condiviso di meme, personaggi, riferimenti interni e tormentoni. In Italia questo avviene in modo evidente nel mondo del calcio online, ma nel 2025 si allarga anche ad altri ambiti.

Il tennis, portato al centro del discorso sportivo nazionale da Jannik Sinner, diventa un nuovo terreno fertile: ogni gesto, ogni espressione, ogni frame viene isolato, interpretato e talvolta manipolato, come dimostra la foto falsa che ritraeva il campione italiano sorridente accanto al suo avversario infortunato. Molte fake news analizzate nascono proprio così: non da una volontà esplicita di ingannare, ma da uno scherzo, un meme o un’ironia locale che perde contesto e scala rapidamente.

È il caso di “Gustavo Lafessa”, nome volutamente grottesco e allusivo per il pubblico italiano, diventato improvvisamente una presunta identità reale rilanciata a livello internazionale come omicida di Charlie Kirk.

Oppure del meme sull‘”uomo di Mantova” travestito da madre, che da fenomeno di cronaca e ironia nazionale finisce addirittura in un servizio televisivo argentino con il volto dell’allenatore dell’AS Roma Gian Piero Gasperini, trasformando uno scherzo in una notizia falsa globale.

Un altro elemento ricorrente è il ricorso a narrazioni ancestrali, quasi da fiaba nera. La teoria dei “gatti incendiari” sul Vesuvio ne è l’esempio più emblematico: un racconto horror che oppone l’innocente per eccellenza (il gatto, amatissimo sui social) a un nemico invisibile e malvagio come la Camorra.

È una storia falsa, già smentita anni fa, ma capace di tornare ciclicamente perché costruita su archetipi emotivi potentissimi. In questi casi la verosimiglianza non nasce dai fatti, ma dalla forza simbolica del racconto.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)