Casa errante, abitare fra Roma e il mondo


A Roma, nel quartiere Montagnola — nel quadrante sud della città, non lontano dall’Eur — prende forma Casa errante, ultima realizzazione dell’architetto Raffaella Falbo

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A Roma, nel quartiere Montagnola — nel quadrante sud della città, non lontano dall’Eur — prende forma Casa errante, ultima realizzazione dell’architetto Raffaella Falbo, concluso a febbraio 2025, dopo circa sei mesi di lavori. Un appartamento che si rinnova completamente, trasformandosi in un ambiente luminoso, accogliente e funzionale, pensato per una giovane famiglia.

La committenza, una coppia cosmopolita con un background di studi in lingue orientali, origini statunitensi e un profondo legame con la cultura italiana, ha condiviso con l’architetta una visione aperta e sensibile, orientata alla ricerca di equilibrio, autenticità e bellezza quotidiana.

“Ho voluto mettermi in ascolto non solo delle esigenze di carattere pragmatico dei due committenti – spiega Raffaella Falbo – ma anche di quelle connotate emotivamente; per esempio, in cucina, l’isola di grandissime dimensioni costituisce non solo un arredo funzionale ma soprattutto rievoca i ricordi dell’ampia cucina di famiglia negli Stati Uniti. Analogamente la passione per l’Oriente è presente nelle chinoiserie dipinte a mano, una citazione che rievoca non solo l’estetica ma anche la preziosità ricercata di alcuni elementi decorativi tradizionali cinesi.”

Il progetto di interior

L’abitazione, di 120 metri quadri, in origine in buono stato ma datata nella distribuzione e nelle finiture, è stata oggetto di un intervento mirato a restituire funzionalità e leggerezza agli spazi. La nuova configurazione ha previsto la realizzazione di una camera padronale con cabina armadio e bagno en suite, una seconda camera, un bagno con area lavanderia integrata e nuovi spazi contenitivi distribuiti fra ingresso e corridoio. Il progetto si fonda su un’idea di equilibrio funzionale e di continuità visiva, dove gli arredi su misura e le soluzioni di falegnameria disegnano le funzioni domestiche con sobrietà e precisione.

L’ingresso, completamente ridisegnato, è caratterizzato da una parete listellare in rovere e da un grande specchio da pavimento a soffitto, dietro il quale è stato integrato un guardaroba. È il primo gesto architettonico che introduce il linguaggio materico e cromatico dell’intero progetto.

La zona giorno ruota attorno alla grande cucina Stosa, vero fulcro della casa, che si sviluppa in tre sistemi distinti ma complementari: la parte operativa, volutamente priva di pensili e rivestimenti per mantenere un aspetto essenziale; la zona contenitiva, con colonne a tutta altezza che ampliano lo spazio; e l’isola di oltre tre metri, concepita come volume conviviale ma anche contenitivo, capace di dialogare con la sala e di unire idealmente cucina e living in un’unica area fluida.

Il progetto si distingue per l’uso equilibrato di materiali e tonalità: i colori tenui e sofisticati — terracotta, rosa antico, verde salvia e celadon — si alternano alle superfici corpose del laminato metallico color caffè della cucina e al rovere naturale del parquet e della parete listellare. L’atmosfera è calda, contemporanea, attraversata da tocchi di luce e materia che conferiscono agli ambienti un carattere autentico e personale.

Il racconto cromatico trova espressione anche nei dettagli d’arredo, che mixano suggestioni orientali e massimalismo statunitense, bilanciati dai complementi progettati da designer romani: i pannelli dipinti chinoiserie di Officine Adda, l’arazzo Zolfo Borromini prodotto da Torrilana e disegnato da Effimero Barocco, le ceramiche colorate di Ari De Luca, lo specchio Murales e le vetrinette di Giovanni Botticelli, fino alle luci poetiche di Barbara Andreotti. Ogni elemento contribuisce a comporre un insieme coerente, dove la funzionalità dell’interior design si unisce alla leggerezza di un vivere quotidiano intimo e luminoso.

Casa errante è un esempio di come l’interior design possa costruire un linguaggio familiare e raffinato, in cui il progetto architettonico non si impone, ma accompagna con misura la vita quotidiana.