Secondo nuovi studi Febuxostat è più efficace nel ridurre l’uricemia nei pazienti con gotta e malattia renale cronica
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Il febuxostat si conferma un’opzione terapeutica particolarmente efficace per il controllo dell’acido urico nei pazienti affetti da gotta e malattia renale cronica (CKD), anche quando somministrato a dosaggi inferiori rispetto a quelli utilizzati nei pazienti con sola gotta. È quanto emerge da uno studio prospettico multicentrico, pubblicato su The Journal of Rheumatology, che evidenzia come i pazienti con comorbilità renale raggiungano più frequentemente i target di uricemia raccomandati, suggerendo la necessità di strategie di dosaggio personalizzate basate sulla risposta clinica piuttosto che esclusivamente sulla funzione renale.
Lo studio sud-coreano ha analizzato l’andamento longitudinale dei livelli sierici di acido urico e del dosaggio di febuxostat in relazione alla funzione renale.
Stando ai risultati, «…un approccio di dosaggio individualizzato basato sulla risposta dell’uricemia, piuttosto che sulla sola funzione renale, potrebbe ottimizzare gli outcome terapeutici in questi pazienti», scrivono gli autori, sottolineando l’importanza di riconsiderare le strategie prescrittive tradizionali.
Un legame bidirezionale tra gotta e CKD
La prevalenza di gotta è elevata nei pazienti con malattia renale cronica, scrivono i ricercatori nell’introduzione allo studio. Secondo la National Kidney Foundation Usa, tra le due patologie esiste una relazione bidirezionale: la CKD aumenta il rischio di sviluppare gotta, mentre l’iperuricemia e la gotta contribuiscono alla progressione del danno renale. Entrambe le condizioni sono in costante aumento a livello globale, rappresentando una sfida crescente per i sistemi sanitari.
La gotta è oggi considerata la più comune artropatia infiammatoria negli adulti. La sua prevalenza è più che raddoppiata tra gli anni Sessanta e Novanta e attualmente colpisce circa il 3,9% degli adulti negli Stati Uniti, pari a 8,3 milioni di persone. Di queste, 6,1 milioni sono uomini e 2,2 milioni donne. Parallelamente, la malattia renale cronica interessa circa il 14,8% della popolazione adulta statunitense e tra l’11% e il 13% della popolazione mondiale.
I fattori di rischio delle due patologie, pur in parte sovrapposti, presentano caratteristiche distinte. L’elevata concentrazione di acido urico, il sesso maschile, l’età superiore ai 65 anni e la post-menopausa aumentano il rischio di gotta.
Al contrario, diabete, ipertensione, familiarità per insufficienza renale e appartenenza a determinati gruppi etnici – tra cui afroamericani, ispanici, popolazioni delle isole del Pacifico e nativi americani – sono maggiormente associati allo sviluppo di CKD.
Disegno dello studio e risultati principali
Lo studio ha coinvolto 112 pazienti con diagnosi concomitante di gotta e CKD, identificati all’interno del registro ULTRA (Urate Lowering TheRApy) tra novembre 2021 e dicembre 2023. Sono stati esclusi i soggetti con meno di un anno di follow-up, quelli non trattati con febuxostat o con dati incompleti.
I ricercatori hanno messo a confronto i livelli di uricemia e le dosi di febuxostat al basale, a 6 mesi e a 12 mesi tra due gruppi: il braccio CKD (gotta + malattia renale cronica) e il braccio “normale” (pazienti con sola gotta).
Al momento dell’arruolamento, i livelli di acido urico non differivano significativamente tra i due gruppi. Tuttavia, dopo l’avvio della terapia con febuxostat, i pazienti con CKD hanno mostrato una riduzione più marcata dell’uricemia nel corso del follow-up.
A 6 mesi, il dosaggio medio di febuxostat nel gruppo CKD era di 40,61 ± 22,07 mg, rispetto a 47,54 ± 19,43 mg nel gruppo con sola gotta; a 12 mesi le dosi erano rispettivamente di 40,59 ± 21,73 mg e 48,49 ± 19,70 mg.
Nonostante queste differenze, i pazienti con CKD hanno registrato livelli di uricemia significativamente inferiori sia a 6 mesi (4,45 ± 1,84 mg/dL contro 5,62 ± 1,62 mg/dL) sia a 12 mesi (4,81 ± 1,81 mg/dL contro 5,6± 1,94 mg/dL).
Ancora più rilevante è il dato relativo al raggiungimento del target terapeutico di uricemia inferiore a 6 mg/dL: a 6 mesi, il 91,2% dei pazienti del gruppo CKD aveva raggiunto l’obiettivo, contro il 68,6% del gruppo con sola gotta.
Implicazioni cliniche e nuove prospettive
I risultati rafforzano l’idea che la presenza di malattia renale cronica non rappresenti necessariamente un limite all’efficacia della terapia ipouricemizzante, ma possa, al contrario, essere associata ad una risposta più favorevole al febuxostat.
Questo aspetto è particolarmente rilevante nella pratica clinica, dove spesso si tende a ridurre o limitare il dosaggio dei farmaci nei pazienti con compromissione renale.
Lo studio si inserisce in un filone di ricerca più ampio che indaga il potenziale ruolo del febuxostat nella protezione della funzione renale. Una recente meta-analisi pubblicata nella primavera del 2024 ha infatti evidenziato una riduzione significativa del rischio di eventi renali nei pazienti con gotta trattati con febuxostat, inclusi il raddoppio della creatinina sierica, la progressione verso l’insufficienza renale terminale o la necessità di dialisi.
Inoltre, è stato osservato un rallentamento del declino del filtrato glomerulare stimato (eGFR).
«Il febuxostat – concludono i ricercatori – potrebbe rappresentare un farmaco efficace nel ritardare il deterioramento della funzione renale nei pazienti con gotta o iperuricemia»,
I dati di questo studio suggeriscono che un approccio più flessibile e personalizzato alla gestione dell’iperuricemia nei pazienti con CKD potrebbe migliorare significativamente il controllo della malattia e, potenzialmente, influenzare positivamente l’evoluzione della funzione renale.
Bibliografia
Oh YJ et al. Febuxostat effectively and safely reduces serum urate in gout patients with chronic kidney disease: A prospective multicenter ULTRA registry study. J Rheumatol. Published online December 1, 2025. doi:10.3899/jrheum.2025-0881
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