Sanofi ha annunciato una nuova partnership con la biotech sudcoreana ADEL, mettendo sul piatto fino a 1,04 miliardi di dollari per lo sviluppo di ADEL-Y01
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Sanofi rafforza in modo deciso la propria strategia nel campo delle neuroscienze e, in particolare, dell’Alzheimer. Il gruppo farmaceutico francese ha annunciato una nuova partnership con la biotech sudcoreana ADEL, mettendo sul piatto fino a 1,04 miliardi di dollari per lo sviluppo di ADEL-Y01, un anticorpo monoclonale di nuova generazione mirato contro una forma specifica della proteina tau.
L’operazione conferma una tendenza ormai chiara: dopo anni di prudenza, Sanofi sta tornando a investire in modo aggressivo nel settore neuro, puntando su meccanismi d’azione differenziati e su asset ancora in fase molto precoce ma con un forte razionale biologico.
Una struttura “back-heavy”: rischio condiviso, premio sul successo
Dal punto di vista finanziario, l’accordo è costruito secondo uno schema ormai classico per le collaborazioni early-stage ad alto rischio. Sanofi verserà 80 milioni di dollari upfront per entrare nella partnership, mentre la parte più consistente del valore complessivo sarà legata a pagamenti milestone subordinati al raggiungimento di obiettivi di sviluppo clinico e commerciali.
ADEL avrà inoltre diritto a royalty progressive sulle eventuali vendite future del farmaco, con percentuali che possono arrivare alla doppia cifra, segnale di una divisione del valore che premia l’innovazione originaria della biotech.
Sanofi acquisisce anche l’accesso a composti di backup correlati, un dettaglio non secondario che suggerisce l’interesse del gruppo a costruire una piattaforma tau-centrica più ampia, piuttosto che scommettere su un singolo candidato.
ADEL-Y01: colpire la tau “tossica” senza toccare quella sana
Il vero cuore dell’accordo è però scientifico. ADEL-Y01 è un anticorpo monoclonale progettato per riconoscere solo una specifica conformazione patologica della proteina tau, anziché colpire indiscriminatamente tutte le forme di tau presenti nel cervello.
Secondo ADEL, questa selettività permetterebbe di:
- bloccare l’aggregazione e la propagazione dei grovigli di tau tossici, considerati un motore chiave della neurodegenerazione nell’Alzheimer;
- preservare la funzione fisiologica della tau sana, riducendo il rischio di effetti collaterali legati all’interferenza con processi neuronali normali.
Un punto critico, quest’ultimo, che ha pesato sul fallimento di molti precedenti programmi anti-tau e che rende l’approccio di ADEL potenzialmente “first-in-class”.
Un asset ancora precoce, ma con un razionale “nuovo”
ADEL-Y01 è attualmente in studio clinico di fase I first-in-human, condotto a livello globale. Non sono stati diffusi dettagli su come Sanofi e ADEL si divideranno operativamente le responsabilità di sviluppo, ma l’ingresso di una big pharma in questa fase indica una fiducia elevata nel razionale biologico, più che nei dati clinici (ancora iniziali).
In una nota ufficiale, Erik Wallström, global head of Multiple Sclerosis, Neurology and Gene Therapy Development di Sanofi, ha definito ADEL-Y01 un approccio “promettente e differenziato” per affrontare le cause alla base della malattia di Alzheimer, sottolineando implicitamente la volontà di andare oltre strategie sintomatiche o marginalmente disease-modifying.
Una strategia coerente: Sanofi costruisce il suo “ritorno” nell’Alzheimer
L’accordo con ADEL non è un’operazione isolata, ma si inserisce in una strategia più ampia che nel 2025 ha visto Sanofi tornare protagonista nel campo delle malattie neurodegenerative.
A maggio, il gruppo ha acquisito Vigil Neuroscience per 470 milioni di dollari upfront, assicurandosi il controllo di VG-3927, un agonista di TREM2 in sviluppo per l’Alzheimer e altre patologie neurodegenerative. Anche in quel caso, l’operazione prevedeva un contingent value right, portando il valore potenziale complessivo dell’acquisizione a 600 milioni di dollari.
Nel loro insieme, queste mosse suggeriscono una strategia chiara: diversificare i bersagli biologici (tau, microglia, immunità innata) e non puntare tutto su un unico paradigma terapeutico, in un’area in cui il tasso di fallimento resta elevatissimo.
Oltre il neuro: un 2025 da grande dealmaker
Il dinamismo di Sanofi nel 2025 non si limita alle neuroscienze. Sempre lunedì, la società ha annunciato un potenziale accordo da 1,7 miliardi di dollari con Dren Bio per lo sviluppo di terapie di deplezione delle cellule B basate sulla piattaforma Targeted Myeloid Engager and Phagocytosis.
A giugno, inoltre, Sanofi ha messo a segno una delle acquisizioni più rilevanti dell’anno, rilevando Blueprint Medicines per 9,5 miliardi di dollari, rafforzando in modo significativo la propria presenza nelle malattie rare.
In sintesi: una scommessa rischiosa, ma inevitabile
Con l’accordo ADEL, Sanofi accetta apertamente il rischio che accompagna ogni investimento nell’Alzheimer, ma lo fa puntando su meccanismi innovativi, partnership early-stage e una struttura finanziaria che limita l’esposizione iniziale.
Se la selettività sulla tau si tradurrà in beneficio clinico resta da dimostrare. Ma il messaggio strategico è già chiaro: per Sanofi, l’Alzheimer non è più un terreno da evitare, bensì una frontiera su cui tornare a competere, anche a costo di scommesse ambiziose.