Delitto di Garlasco, spunta una nuova impronta di scarpa insanguinata individuata dai Carabinieri del Ris sui primi gradini della scala
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Arriva un altro colpo di scena nell’inchiesta sul delitto di Garlasco, il ‘giallo’ che risale a 18 anni fa, quando il 13 agosto 2007 venne uccisa Chiara Poggi e su cui negli ultimi mesi sono ripartite per l’ennesima volta nuove indagini, stavolta sembra con l’intenzione di andare fino in fondo e approfondire cose che forse erano rimaste intentate. L’ultima novità, rivelata ieri sera in esclusiva dal Tg1, è un’impronta di scarpa insanguinata individuata sui gradini in cima alle scale dove fu ritrovato il corpo di Chiara Poggi. Una traccia che, secondo gli inquirenti, si può mettere in relazione con l’impronta palmare numero 33, che a marzo fu attribuita dalla Procura ad Andrea Sempio sollevando grandissimo clamore. In pratica, secondo le nuove indagini, dopo aver ucciso Chiara Poggi il killer si sarebbe fermato in cima alle scale e si sarebbe voltato a guardare il corpo: in questa posizione, avrebbe lasciato una traccia di scarpa sul gradino e una traccia con il palmo della mano appoggiato alla parete sempre in cima alle scale. La vera domanda che sta interrogando un po’ tutti è come mai queste tracce non furono repertate e analizzate allora, nell’immediato del delitto.
L’impronta finora mai considerata sarebbe emersa durante il lavoro dei Carabinieri del Ris di Cagliari, che nel giugno scorso sono tornati nella villetta di via Pascoli per un lungo sopralluogo in cui hanno eseguito accertamenti con il laser e gli scanner per ripetere un’accurata blood pattern analysis. Tutto questo per esaminare nel dettaglio tutte le tracce di sangue che vennero lasciate sul pavimento e pareti quel 13 agosto 2007. In parallelo al lavoro del Ris, gli inquirenti hanno messo al lavoro anche l’esperta forense Cristina Cattaneo, diventata famosa per le sue indagini sul caso di Yara Gambirasio, che ha revisionato tutte le prove per ricostruire ancora una volta la dinamica materiale dell’omicidio di Chiara Poggi: come è stata aggredita, da quante persone, come sono stati dati i colpi, come è stato spostato o buttato il cadavere già per le scale. L’esperta, che non ha però ancora consegnato il proprio lavoro in Procura, avrebbe analizzato la scena individuando un’aggressione in più fasi. E anche l’orario del decesso si sposterebbe più avanti, rispetto all’orario stabilito nella sentenza della Cassazione del 2015: questo potrebbe diventare un elemento ulteriore a favore della scarcerazione di Alberto Stasi, finora ritenuto colpevole nella convinzione che il delitto sia avvenuto in 23 minuti. Dopo, infatti, Stasi accese il suo computer e non potrebbe più essere stato lui.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)