Militanti di Askatasuna manifestano a Torino: scontri con la polizia


Sgombero Askatasuna, i militanti manifestano a Torino: “Corteo bloccato tra lacrimogeni e idranti, ma va avanti”

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“Il corteo nel tentativo di attraversare il proprio quartiere è rimasto bloccato tra lanci di lacrimogeni e idrante. Ma la solidarietà non si ferma, il corteo continua. Askatasuna vuol dire libertà”. Così sui social i militanti del centro sociale torinese Askatasuna che stanno manifestando per le vie della città contro la chiusura.

ASKATASUNA. MILITANTI: INTANTO A ROMA PRESIDIO SOLIDALE CONTRO SGOMBERO

Mentre il corteo si muove per le strade di Torino i militanti del centro sociale postano sui social un video dalla Capitale: “Intanto a Roma presidio solidale contro lo sgombero sotto il Viminale”.

I FATTI

La Polizia, al centro sociale, era arrivata questa mattina all’alba. Prestissimo. Con un numero imponente di agenti (ne erano arrivati 300 apposta ieri a Torino, da tutta Italia). Inizialmente si è parlato di “operazione di polizia” all’Askatasuna e di perquisizioni nello stabile occupato dal 1996, oltre che in alcune abitazioni di militanti legati al centro sociale. Ma poi è cominciata, immediatamente, a circolare la parola sgombero. Ne hanno parlato gli attivisti, che hanno tentato una chiamata alle armi sui social.

EX OPG NAPOLI: SGOMBERARE NON FERMERÀ CHI VUOLE MONDO MIGLIORE

“Oggi, alle prime ore dell’alba è iniziato lo sgombero dell’Askatasuna a Torino: un enorme schieramento di polizia si è presentato alle sue porte per chiudere con la forza uno dei più importanti spazi sociali di questo Paese. Non è una novità. È di soli pochi mesi fa la notizia riguardante il Leoncavallo, ulteriore presidio di lotta e resistenza. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi già festeggia sornione un’altra grande ‘vittoria’: l’avvio di un processo di sgombero di uno dei centri sociali più rilevanti della città di Torino, che da anni porta avanti un lavoro sociale dal basso, di costruzione di un mondo migliore”. È quanto si legge in una nota diffusa degli attivisti dell’Ex OPG – Je so’ Pazzo, spazio occupato di Napoli. “In un quadro del genere ci si aspetterebbe che l’opposizione si facesse sentire più che mai, che appoggiasse la resistenza di quegli spazi sociali che non solo, molto spesso, suppliscono alle carenze dello Stato – governo dopo governo – gravando sulle spalle delle classi popolari di questo Paese, ma che lottano quotidianamente anche contro questo governo liberticida. E invece no. Oggi – proseguono gli attivisti – coloro che, nel centrosinistra, si dicono indignati sono gli stessi che fino a ieri delegittimavano l’azione politica di questi spazi, condannando a più riprese presunte modalità ‘violente’. Violento, per dirla tutta, è stato lo sgombero di questa mattina, che ha visto lo schieramento delle forze dell’ordine caricare il presidio sorto in difesa dell’Askatasuna con idranti e manganelli. Il tutto mentre si strumentalizzano episodi di piazza – come la contestazione alla redazione de La Stampa – e si evita accuratamente di prendere posizione su temi fondamentali, come il fatto che il nostro Paese continui a vendere armi allo Stato genocida di Israele, spingendoci sempre più verso un’economia di guerra”.

Gli attivisti dell’ex Opg di Napoli definiscono “scandalosa” anche “la posizione del sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, del Partito democratico. Di fronte a un’azione violenta fortemente voluta dal governo ai danni dell’Askatasuna e alla sua responsabilità di difendere quello spazio, la sua risposta è stata: ‘il patto è cessato’, riferendosi a quando la giunta comunale di Torino, lo scorso 18 marzo, aveva approvato il rinnovo del patto di collaborazione per la trasformazione del centro sociale Askatasuna in bene comune, recependo anche la mozione che ne riconosceva il carattere democratico e il ripudio di ogni forma di violenza e razzismo. In pratica – proseguono – nonostante sia stato messo nero su bianco che l’Askatasuna è un luogo democratico e imprescindibile per la comunità, dichiarandolo Bene Comune, delle sue sorti sembra non importare a nessuno. Anzi, ben vengano le strette repressive del governo e ben venga la polizia che all’alba decide di blindare un quartiere e manganellare un’intera comunità”.

“È l’ennesima storia che conferma quanto risaputo da tempo: destra e centrosinistra, poco cambia. In nessuno dei due casi gli interessi delle classi popolari sono una priorità. In nessuno dei due casi difendere un luogo di apertura e collettività è rilevante. In entrambi i casi conta solo conservare la propria poltrona. Gli attacchi agli spazi sociali mostrano chiaramente la volontà di intimidire chi lotta da tempo, chi ha appena iniziato o chi ha intenzione di farlo. Su questo, però, una cosa possiamo dirla con certezza: non ci riescono e non ci riusciranno mai. Lo hanno dimostrato le piazze degli ultimi anni in solidarietà al popolo palestinese. Lo dimostra – concludono – il presidio che, questa mattina, appena appresa la notizia dello sgombero, si è presentato più determinato che mai alle porte dell’Askatasuna, nella consapevolezza che difendere quel luogo significa difendere ciò che rappresenta: la volontà, ancora viva in tante e tanti di noi, di lottare per un mondo più giusto e migliore”.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)