Migranti, Meloni difende i centri in Albania: “Il modello funzionerà”


Migranti, la premier Meloni: “Il modello Albania funzionerà, piaccia o no alla sinistra”. E attacca di nuovo la magistratura

meloni manovra

“Come ho già avuto modo di dire, il ‘modello Albania’, a cui molti altri Paesi europei guardano con grande interesse, funzionerà e sono convinta che ci aiuterà concretamente a ridurre ulteriormente i flussi irregolari e a esercitare quella deterrenza necessaria all’interno di una politica multidimensionale di contrasto alla tratta di esseri umani. Piaccia o no alla sinistra di ogni ordine e grado“. Lo afferma la premier Giorgia Meloni, intervenendo alla Camera nel corso delle comunicazioni in vista della riunione del Consiglio europeo del 18 e 19 dicembre.

“METTEREMO LE STRUTTURE AL RIPARO DA SENTENZE IDEOLOGICHE”

“Un quadro giuridico europeo più solido ci consentirà di mettere a riparo iniziative nazionali di grande importanza, come i centri in Albania, da pronunce ideologiche di una certa magistratura politicizzata che ne hanno bloccato l’attuazione, ostacolando l’azione di contrasto, da parte del Governo, all’immigrazione illegale di massa. La normativa italiana è stata disapplicata interpretando in modo forzato quella europea. Ebbene, stiamo risolvendo, intervenendo direttamente sulla normativa europea”, aggiunge Meloni.

CAPITOLO UCRAINA

Non intendiamo abbandonare l’Ucraina al suo destino nella fase più delicata degli ultimi anni”. Lo afferma la premier Giorgia Meloni intervenendo alla Camera nel corso delle comunicazioni in vista della riunione del Consiglio europeo del 18 e 19 dicembre.

“L’ITALIA NON INTENDE INVIARE SOLDATI”

“Approfitto per ribadire che l’Italia non intende inviare soldati in Ucraina” nell’ambito “dell’ipotesi di dispiegamento di una forza multinazionale, in Ucraina, per la rigenerazione delle forze armate, guidata dalla cosiddetta coalizione dei volenterosi, ma con partecipazione volontaria di ciascun Paese”, ha aggiunto Meloni.

“IN GIOCO C’È ANCHE LA SICUREZZA DELL’EUROPA”

“Siamo chiamati a scelte politiche che richiedono visione e responsabilità, e che vanno ben oltre il dibattito su come trovare le risorse per sostenere l’Ucraina. Perché in gioco non ci sono solo la dignità, la libertà e l’indipendenza dell’Ucraina, ma anche la sicurezza dell’Europa nel senso più ampio del termine. Questo dibattito sarà il tema principale del prossimo Consiglio europeo, e trovare una soluzione sostenibile sarà tutt’altro che semplice”, afferma Meloni.

“RUSSIA IMPANTANATA, DIFFICOLTÀ LA PUÒ COSTRINGERE AD ACCORDO”

“Oltre la cortina fumogena della propaganda russa, la realtà sul campo è che Mosca si è impantanata in una durissima guerra di posizione, tanto che, dalla fine del 2022 ad oggi, è riuscita a conquistare appena l’1,45% del territorio ucraino, peraltro a costo di enormi sacrifici in termini di uomini e mezzi. È questa difficoltà l’unica cosa che può costringere Mosca a un accordo, ed è una difficoltà che, lo voglio ricordare, è stata garantita dal coraggio degli ucraini e dal sostegno occidentale alla nazione aggredita”, ha detto ancora Meloni.

“SU DONBASS DECISIONE DOVRÀ ESSERE PRESA TRA LE PARTI”

“A differenza di quanto narrato dalla propaganda, il principale ostacolo a un accordo di pace è l’incapacità della Russia di conquistare le quattro regioni ucraine che ha unilateralmente dichiarato come annesse già alla fine del 2022, addirittura inserendole nella costituzione russa come parte integrante del proprio territorio. Questo azzardo ha portato al paradosso che territori formalmente inseriti nella costituzione della Federazione russa siano oggi sotto controllo ucraino. Da qui la richiesta russa che l’Ucraina si ritiri quantomeno dall’intero Donbass”.
“È chiaramente questo, oggi, lo scoglio più difficile da superare nella trattativa, e penso che tutti dovremmo riconoscere la buona fede del presidente ucraino, che è arrivato a proporre un referendum per dirimere questa controversia, proposta, però, respinta dalla Russia. In ogni caso, sul tema dei territori, ogni decisione dovrà essere presa tra le parti e nessuno può imporre da fuori la sua volontà“, aggiunge Meloni.

“SU ASSET DECISIONE NON PUÒ CHE ESSERE PRESA DA LEADER”

“Decisioni di tale portata giuridica, finanziaria e istituzionale – come anche quella dell’eventuale utilizzo degli asset congelati – non possono che essere prese al livello dei leader. Sarà questo il compito che spetta al Consiglio Europeo di domani, chiamato ad assicurare la continuità del sostegno finanziario all’Ucraina per il prossimo biennio, individuando la soluzione complessivamente più sostenibile, per gli Stati membri, nel breve e nel lungo periodo”, dice Meloni.

“SERVE CHIAREZZA SU POSSIBILI RISCHI E FARDELLI PER BILANCI NAZIONALI”

“Intendiamo chiedere chiarezza rispetto ai possibili rischi connessi alla proposta di utilizzo della liquidità generata dall’immobilizzazione degli asset, particolarmente quelli reputazionali, di ritorsione o legati a nuovi, pesanti, fardelli per i bilanci nazionali”, dice Meloni. E prosegue: “Lo voglio ribadire, in un momento in cui il Governo è impegnato – con serietà e determinazione – a portare l’Italia fuori dalla procedura per deficit eccessivo, ereditata grazie alle allegre politiche di bilancio dei governi che ci hanno preceduto. Così come riteniamo che, se si decide di andare verso questa direzione, sia miope rivolgere le attenzioni su un unico soggetto detentore dei beni sovrani russi congelati, cioè il Belgio, quando anche altre Nazioni partner hanno asset immobilizzati nei rispettivi sistemi finanziari”, aggiunge Meloni.

Nelle repliche alla Camera poi Meloni continua: “Vi ho detto mille volte che non considero che il ruolo dell’Italia in politica estera debba essere un ruolo da cheerleader. Non è questione di ‘stare con’, è questione di costruire delle prospettive strategiche. L’Italia è in Europa e vuole rafforzare l’Occidente”.
“Se la base giuridica di questa iniziativa” sull’uso degli asset russi “non fosse solida, noi regaleremmo alla Russia la prima vittoria dall’inizio del conflitto, vera. E quindi bisogna, sì, puntare a utilizzare gli asset sovrani russi, perché è giusto che sia la Russia a ripagare per la guerra di aggressione che ha mosso, ma bisogna essere sicuri di fare la cosa giusta, che è esattamente la posizione che io ho portato questa mattina”.

La ragione per la quale l’Italia non sta firmando subito” il trattato Ue-Mercosur “è che va completato il pacchetto delle garanzie per gli agricoltori. Quindi se prima non portiamo a casa quello che riteniamo essere fondamentale per un comparto, la cui importanza dovremmo condividere, noi non riteniamo che si possa firmare”. “Perché una volta che si è firmato, purtroppo temo che non otterremo quelle garanzie e quindi se questo richiede altre settimane prima di una firma che anche per noi è importante con le adeguate garanzie, prenderemo qualche altra settimana”, puntualizza Meloni.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)